venerdì 23 novembre 2012

Il primo tacchino non si scorda mai

Il tanto atteso evento di Novembre, il Thanksgiving, è finalmente arrivato, portando con sè tutto il bagaglio di ansie, curiosità ed entusiasmo che provo sempre quando sto per fare qualcosa di nuovo.
L'affannosa ricerca degli ingredienti si era conclusa qualche giorno fa, con l'acquisto della zucca per la pumpkin pie. Io non sono un'esperta di questo ortaggio, e la ricetta che ho seguito diceva solo "red pumpkin", senza specificare quale qualità dovessi usare.
Nei supermercati dove vado di solito ultimamente erano reperibili solo alcune piccole zucche gialle, niente a che vedere con quella arancione e scanalata che avrei voluto comprare. Poi qualche giorno fa grazie ad un tassista che non ha capito assolutamente dove volevo andare mi sono ritrovata a girare per le strade di un quartiere sconosciuto. Ho visto un piccolo supermarket, ci sono entrata e incredibilmente ho trovato la mia red pumpkin.
Anche il numero di ospiti era ballerino, e fino all'ultimo non ho saputo quanti esattamente sarebbero venuti. Ovviamente i due in forse erano quelli che facevano la differenza tra apparecchiare un tavolo e apparecchiarne due, con conseguente corsa dai vicini per avere sedie extra e magari anche una tovaglia.
Per la giornata di ieri tutto era stato pianificato alla perfezione, dal tempo di scongelamento necessario per il tacchino a quello per realizzare tutte le ricette, cosa fare al mattino e cosa fare al pomeriggio. Il punto debole del mio piano stava nel fatto che i tempi erano calcolati sulla base di quanto dicevano le ricette e non sull'esperienza, ma di questo ero consapevole ancor prima di incominciare.

La cena era alle 19. Ho iniziato alle 7 del mattino riordinando la cucina (quando cucino deve essere tutto al suo posto) e mettendo a cuocere la zucca per la pumpkin pie. Al momento di versare il composto nel suo guscio di brisèe ero fortemente scettica che si sarebbe solidificato, vista la consistenza liquidissima.
La ricetta indicava mezz'ora di cottura, ma solo dopo un'ora il ripieno ha cominciato a solidificarsi. L'ho sfornata piena di dubbi, soprattutto sulla commestibilità della pasta brisèe.


Mentre la zucca cuoceva lui, il tacchino, il protagonista della festa, stava finendo di scongelarsi dopo una notte passata in piedi dentro lo scolapasta.
Come il ghiaccio all'interno ha iniziato a cedere ho iniziato a notare qualcosa di strano che sporgeva.
Al tatto presentava anelli cartilaginei, quindi ho immaginato che fosse il collo. Il problema era fuoriusciva dalla parte opposta, e sembrava attraversare tutto l'addome dell'animale.
Ho fatto una breve ricerca su internet, ma nessun tacchino sembrava avere questa strana appendice. Quando finalmente lo scongelamento è terminato ho scoperto che era proprio il collo, tagliato e infilato dentro all'animale prima di congelarlo ( insieme con un sacchettino ben chiuso contenente le interiora).
Un'altra caratteristica carina era quella di possedere un termometro incorporato, un dischetto rosso che nel momento in cui sarebbe stato cotto sarebbe fuoriuscito.

La mattinata è passata veloce ed è arrivato il pomeriggio, con la farcitura e la cottura della bestia.
Quest'ultima era particolare: l'animale doveva essere posto su una griglia posizionata sopra ad una teglia, cosicchè i succhi della cottura potessero essere recuperati ed utilizzati per fare la salsa gravy.
Nel mio programma ci sarebbe dovuto essere spazio anche per dare una pulita al salotto e per apparecchiare la tavola, ma la quantità di cose da fare e gli imprevisti mi hanno fatto rimandare sempre più in là questo momento, finchè non ho delegato a mio marito la questione.
Alle 17.30 stavo cuocendo l'apple pie e preparando i tegami con il ripieno avanzato per metterli a gratinare nel forno dei vicini di casa.
Alle 18.10 hanno telefonato due degli ospiti, dicendo che avevano fatto male i calcoli sul tempo necessario per raggiungere il paese, ed erano già qui.
Alle 18.30, dopo 4 ore di cottura, secondo la ricetta il tacchino doveva essere cotto, ma nessuno dei due termometri -  nè quello incorporato nè quello per la carne comprato pochi giorni fa - lo rilevava.
Tra l'altro ogni 45 minuti occorreva spennellarlo con brodo e vino, e questo comportava tirarlo con difficoltà fuori dal forno (pesava più di sei chili) quindi bagnarlo e rimetterlo a cuocere.


Alle 19, ora prevista per la cena, era tutto pronto tranne lui, l'animale nel forno, che in barba alla teoria continuava ad essere crudo. Tutti erano radunati in salotto a parte me, che continuavo un frenetico viavai tra il nostro appartamento e quello dei dirimpettai per prendere stoviglie e cibi lasciati in caldo.
Alle 19.30 la cucina era in piena baraonda, e io ero sul punto di piangere perchè tutti stavano aspettando e il tacchino non era ancora cotto.
Alle 20.45 finalmente entrambi i termometri sono stati concordi sulla cottura, e la bestia è stata sfornata e tagliata a fette.

Io ero a pezzi, sotto tutti i punti di vista: ero stanchissima, non ero riuscita ad apparecchiare la tavola come volevo io, non avevo pulito la sala, non ero riuscita a fare la salsa gravy perchè i succhi di cottura si erano bruciati e la cena era in ritardo di quasi due ore.

Poi ho guardato i miei ospiti: erano felici. Erano tra amici, stavano mangiando i piatti della tradizione e tutto il resto non aveva importanza. Nessuno aveva notato che il pavimento era sporco o che la tavola aveva i coltelli messi a rovescio. Era il Thanksgiving, e loro volevano solo festeggiarlo. E' stato in quel momento che ho capito lo spirito della festa. Mi sono seduta anch'io e ho riempito il mio piatto di tacchino, ripieno e salsa ai mirtilli rossi.

A parte gli incovenienti, la cena è andata benissimo. Il tacchino era morbido e sugoso, la pumpkin pie è stata divorata, per il ripieno mi è stata chiesta la ricetta e più di una persona mi ha detto di non aver mai avuto una cena del Thanksgiving così saporita.
Cosa posso dire? E' andata. Mio marito è stato felice, loro sono stati felici, la cena è stata apprezzata e lodata.
Sono soddisfatta. Buon Thanksgiving a tutti, con un giorno di ritardo.

mercoledì 14 novembre 2012

Una versione superbreve

A volte le cose sono completamente diverse da come ce le immaginiamo.
Avevo fantasticato di andare una mattina con calma dalla mia amica A. e, sedute davanti ad una tazza di tè, raccontarle che forse avrei avuto bisogno del suo aiuto per conservare il tacchino nel congelatore.
A. ha dell'Occidente un'idea vaga e piena di preconcetti, che sta lentamente modificando, dopo avermi conosciuta. 
Dopo aver scoperto, un giorno che l'avevo nominata, che A. non aveva idea di cosa fosse la pizza, ho dato per scontato che il Thanksgiving le fosse totalmente ignoto e avevo quindi  pensato alle parole giuste per raccontarle la storia del Ringraziamento, i Padri Pellegrini, il Mayflower, il primo raccolto. 
Nella mia immaginazione lei avrebbe posto delle domande, ed infine, domenica 18 Novembre le avrei portato il tacchino da conservare.
Ovviamente non è andata così.

Sabato  pomeriggio mio marito è andato dal barbiere per farsi tagliare i capelli. Qui è una cosa lunga: ti offrono il tè, ti riempiono di lozioni, balsami e creme, e prima che sia passata un'ora non c'è speranza di uscire.
Tre minuti dopo che la porta si era chiusa alle sue spalle qualcuno ha suonato il campanello. Sicura che fosse lui che aveva dimenticato qualcosa sono andata ad aprire: era il vicino di casa, e io ero a piedi nudi con una maglia piena di macchie. Una magnifica figura. 
Mentre realizzavo tutto questo lui mi ha allungato un sacchetto.

- Ecco il tacchino! siamo andati in città oggi e l'abbiamo preso. Non è un problema, vero?

Nooo, certo che no, non è un problema avere il tacchino otto giorni prima di quanto avevamo stabilito. Cavolo. E ora come faccio? Ad A. non avevo ancora detto nulla.
Il sabato è il giorno meno adatto per andare a trovare una famiglia araba. Di solito hanno ospiti, amici di famiglia, la casa piena di gente, ed A. è impegnata a cucinare super-pranzi e a chiacchierare con le altre donne. 
In poche parole è il giorno meno adatto per presentarsi con un tacchino congelato in braccio che chiede asilo e una lunga storia sulle motivazioni.
Ho deciso di lasciare la bestia in cucina e andare in avanscoperta. Incredibilmente non avevano ospiti, e anzi stavano per uscire di casa.

- Senti, ho un grosso favore da chiederti. Non è che potresti ospitare un tacchino nel tuo freezer per qualche giorno? è per il Thanksgiving...
- Non c'è problema. Cos'è il Thanksgiving?
- E' una festa americana. Le famiglie si riuniscono e mangiano il tacchino tutti insieme.

Spiegazione carente, lo so. Ma il tempo era pochissimo e non mi sono arrischiata a fare di più. Intanto adesso la bestia è dentro un congelatore, ci penserò più in là a spiegare che il Thanksgiving non è una festa in onore del tacchino.
Nove giorni. Domani andiamo in città e iniziamo a comprare gli ingredienti. 
Tacchino con il suo ripieno, gravy, pumpkin pie, panini al latticello e qualcos'altro che ora non mi viene in mente. 
Nove giorni di tempo per acquisire tutti i trucchi per una perfetta cena del Ringraziamento. 
Incrociamo le dita.

martedì 6 novembre 2012

Torte e armi biologiche

Ieri era il compleanno di mio marito. 
L'affannosa ricerca della torta perfetta per festeggiare è stata interrotta pochi giorni fa, quando ho ricevuto dal diretto interessato la richiesta di preparare la Key lime pie, una torta di lime originaria delle isole Keys, un arcipelago al largo di Miami.
Detto fatto, ho accantonato tutte le idee di dolci lievitati, crostate e bavaresi e mi sono messa a cercare la ricetta giusta. 
Quando l'ho letta ho avuto un attimo di delusione. Fare un dolce è qualcosa che nel mio immaginario è associato a delicati impasti, soffici creme, a glasse e fiori di zucchero realizzati per l'occasione.
La Key lime pie non ha niente di tutto questo, ma combina una base di biscotti sbriciolati con un ripieno a base di tuorli, latte condensato e succo di lime.
Pazienza, mi sono detta, a lui piace, ed è l'unica cosa che conta.
La richiesta è poi salita dal fare una torta al farne tre, tutte uguali, una per lui, una da mangiare con i vicini di casa e una per i colleghi di lavoro. 
Domenica pomeriggio, con un certo scetticismo ho dato inizio alla preparazione. Scetticismo perchè, nonostante tutti i miei buoni propositi, devo ammettere di avere dei pregiudizi sulle torte con la base di biscotti sbriciolati. Mi sembrano ricette create da qualcuno che non aveva voglia di impastare, e non mi coinvolgono. L'abbinamento del latte col succo di lime poi non mi sembrava particolarmente azzeccato.
Le torte sono state comunque realizzate, sfornate e messe in frigo, ed in seguito molto apprezzate dal coniuge, che le ha divorate.

L'ultima torta l'abbiamo mangiata ieri sera, insieme ai vicini di casa. Il mio stomaco, come gli ho proposto il primo boccone, ha incrociato le braccia e ha detto no, scordatelo di farmi arrivare un'altra cucchiaiata di questa roba, e per farmi desistere mi ha fatto venire una bella nausea.
Il pezzo di torta nel mio piatto è stato occultato dal tovagliolo, con nonchalance. Gli altri apparentemente non hanno avuto problemi e hanno terminato la loro porzione.

Mentre chiaccheravamo è uscito fuori l'argomento Thanksgiving e i vicini hanno detto che si occuperanno loro di comprare il tacchino in un negozio in città, che a quanto pare vende pregiate qualità del grosso volatile. Poi si sono girati verso di noi.
- Ah, ma voi ce l'avete un congelatore? perchè il tacchino lo vendono congelato.

Ehm. Un piccolo spazio congelatore tecnicamente nel nostro frigo ci sarebbe, ma oltre ad essere inaccessibile a causa dello strato di ghiaccio che blocca lo sportello (come dicevo QUI) è troppo piccolo per poterci infilare un tacchino per dodici persone.
Loro ci spiegano che possono andarlo a ritirare non più tardi della domenica precedente, perchè poi hanno degli impegni (e purtroppo lo stesso discorso vale per noi).

Silenzio meditativo, e poi l'ideona:
- Ma perchè non lo mettiamo dentro alla custodia del computer? Per quattro giorni sicuramente non ci sono problemi.

Come dire, è un'idea GENIALE! tutti sanno che all'occorrenza le custodie del computer possono essere convertite in piccoli freezer!
Seriamente: non ho idea della temperatura a cui viene conservato un tacchino congelato, ma sono abbastanza sicura che dopo un giorno a 24°C sarà completamente scongelato. Dopo quattro giorni non è più un tacchino, ma un'arma biologica e il mio senso morale mi vieta di cucinare e dare in pasto a persone innocenti una cosa del genere.

Cercando di reprimere la nausea ho guardato mio marito in cerca di sostegno, ma lui sembrava pienamente convinto dalla validità dell'idea proposta dai vicini.

Questa notte, mentre il mio stomaco ritornava gradualmente in salute, ho ricordato all'improvviso che la mia amica A. ( di cui parlavo in questo post) ha  in casa sua qualcosa che assomiglia ad un piccolo congelatore. Uno di questi giorni andrò a trovarla, dopo aver rispolverato le mie nozioni sul Mayflower, i Padri pellegrini e l'origine del Thanksgiving, in modo da poter spiegare per quale motivo voglio conservare un tacchino nel suo freezer.