lunedì 22 ottobre 2012

Aspettando Novembre, seconda parte

Ieri al supermercato, mentre esamino i formaggi in esposizione.
 - Signora, signora!
Mi giro. Il commesso della macelleria con cui ho parlato qualche giorno fa a proposito del tacchino mi ha visto e si sta sbracciando per attirare la mia attenzione.
Mi avvicino al banco della carne.
- Signora, mi dispiace, ma non è possibile prenotare un tacchino prima di Dicembre, ho chiesto al mio capo.
- Capisco... va bene, grazie lo stesso.
- Ma perchè non lo compra a fette? oppure potrebbe prendere un pollo arrosto dalla banco della polleria...
- Grazie, ma mi serve proprio un tacchino. E dev'essere fresco e intero.
Mi allontano, chiedendomi come abbia fatto a ricordarsi di me con tutta la gente che vede ogni giorno.. ma probabilmente era a causa della mia insolita richiesta.

Ottimo, siamo al punto di partenza. I vicini di casa mi hanno parlato di un posto dove forse si può reperire l'agognato volatile, la prossima volta che vado in città andrò in esplorazione.

Nel frattempo ho appurato che per la cena del Thanksgiving saremo almeno in dodici.  
Per fortuna una delle invitate si è offerta per preparare la torta di patate dolci e la green bean casserole. A me toccano il tacchino, il gravy, la pumpkin pie e tutto il resto.
Manca un mese esatto. Spero di riuscire a trovare buone ricette (con tutti gli ingredienti necessari per realizzarle) e a fare almeno una prova di cottura del volatile. 
Ieri sera, infornando una focaccia, sono stata assalita dai dubbi. Entrerà nel mio forno un tacchino per dodici persone? E se non ci entra cosa faccio? Mi sono fatta un piccolo filmino mentale dove busso alla porta dei vicini di casa col volatile in braccio per chiedere se posso cuocerlo da loro..
Non vedo l'ora di procurarmene uno e fare la prova.

giovedì 18 ottobre 2012

Dov'è il problema?

Nel nostro disastrato appartamento i due bagni e la cucina non hanno il soffitto in muratura, bensì costituito da lastre metalliche malamente incastrate l'una nell'altra.
Ogni tanto, per motivi ignoti, dalle fessure tra una lastra e l'altra viene giù acqua. Spesso è solo un gocciolio, ma capita anche il getto continuo, tipo rubinetto aperto.

All'inizio succedeva raramente, erano solo poche gocce sul pavimento di uno dei due bagni, e avevamo pensato a spruzzi d'acqua fuoriusciti dal lavandino o dalla vasca. Poi ci siamo accorti che avveniva sempre nello stesso punto, e abbiamo realizzato che l'acqua usciva dalla fessura tra due delle lastre che costituiscono il soffitto.
Erano solo poche gocce e visti gli altri problemi della casa non ci siamo preoccupati più di tanto.
Un giorno ha cominciato a gocciolare il soffitto della cucina. Quello mi dava fortemente fastidio, perchè le gocce cadevano sul ripiano che uso per impastare e non sapendo la provenienza dell'acqua lavavo in continuazione.
Si trattava comunque di poche gocce ogni ora, facilmente assorbibili con un pezzo di carta da cucina e che dopo qualche settimana sono sparite.

Poi per mesi non abbiamo più visto una goccia.

Qualche settimana fa il soffitto del bagno ha ricominciato a gocciolare, e nello stesso momento dal soffitto dell'altro bagno è scesa una incredibile quantità d'acqua, che è andata a riempire (letteralmente) una lampada al neon sopra al lavandino (lampada che ovviamente ora non usiamo più).

Visto che la situazione si era fatta più seria abbiamo deciso di chiamare Attawi, l'addetto alla manutenzione del nostro palazzo. E' sempre complicato capirsi, visto che Attawi parla solo il Bengalese, ma di solito a gesti riusciamo a spiegare il problema e lui è piuttosto abile a risolverlo.
Telefoniamo, ma il cellulare è staccato. Andiamo nel suo appartamento a piano terra, ma non troviamo nessuno. 
Visto che, come dicevo qui, da queste parti è impossibile trovare un idraulico vero, non abbiamo potuto fare altro che metterci tranquilli ad aspettare che Attawi tornasse.

Ieri sera avevamo ospiti a cena. Ovviamente non potevamo farli andare nel bagno con la lampada piena d'acqua, quindi abbiamo optato per l'altro. Poco prima del loro arrivo passo davanti alla porta e sento un gocciolio. Entro, mi guardo intorno. Non c'è acqua da nessuna parte.
Poi capisco: l'acqua si sta accumulando da qualche parte sopra al soffitto.
Due minuti dopo dalla solita fessura veninva giù una piccola cascata, che ha costituito un interessante diversivo per i nostri ospiti.

Oggi pomeriggio mio marito, tornando a casa dal lavoro, ha visto qualcuno che entrava nell'appartamento di Attawi, e ha pensato che fosse tornato.  Abbiamo bussato alla porta e ci ha aperto un altro ragazzo. Di Attawi nessuna traccia, probabilmente ha trovato un lavoro migliore da qualche altra parte e se n'è andato.

Il ragazzo ci conferma di essere il nuovo addetto alla manutenzione e ci segue nel nostro appartamento. 
Entra in bagno, guarda le gocce che cadono a ritmo serrato, guarda il secchio quasi pieno e la pozzanghera sul pavimento.
Poi si volta verso di noi, e ci dice perplesso: "C'è il secchio, dov'è il problema?"
Niente male come inizio, per un addetto alla manutenzione.

domenica 14 ottobre 2012

Aspettando Novembre, prima parte

Quando ci si sposa, oltre al partner si sposano anche le usanze e le tradizioni a cui esso è legato. 
Avendo sposato un Americano, il tacchino del Ringraziamento mi sta aspettando al varco, ridendo come un matto per la dimensione dei miei arrosti e di tutta la carne che sono solita cucinare e invadendo con tutta la sua stazza i miei pensieri culinari di questo periodo.

I mesi passano, al Thanksgiving manca poco più di un mese e come dicevo qui l'ansia è abbastanza alta.
Ieri, su richiesta del coniuge ho accettato di cucinare la cena del Ringraziamento per otto Americani e, ancor prima, di mettermi a caccia degli ingredienti giusti, cosa che qui in Medio Oriente può causare qualche problema, visto che non solo alcuni prodotti sono irreperibili o difficili da trovare, ma la maggior parte delle persone non ha assolutamente idea di cosa sia il Thanksgiving.

Comunque sia, decisa a non lasciarmi scoraggiare, ieri durante la spesa settimanale mi sono diretta dritta dritta al banco della carne del supermercato.
- Ehm, buongiorno. Sarebbe possibile ordinare un tacchino per Novembre?
- Un tacchino?
- Sì, un tacchino.. mi servirebbe intero. Sarebbe possibile?
- Cotto?
- No, mi serve crudo.
- A fette?
- No, intero... è per il Thanksgiving.
- Thanksgiving?
- Mi servirebbe un tacchino intero, non cotto, non a fette, per Novembre. E' possibile?
Il commesso mi ha guardato perplesso, e mi ha detto che sì, prenotandolo una settimana prima è possibile avere un tacchino. Ora sarà meglio che la prossima volta specifichi che magari lo vorrei senza interiora, altrimenti ho il terrore che me lo consegni vivo...

Passando vicino ad uno scaffale di cibi etnici abbiamo visto qualche vasetto (pochi) di salsa di mirtilli rossi e ci siamo affrettati a fare incetta prima che sparisse. Ho occhieggiato la zucca nel reparto ortofrutta e al momento quella che mi serve è presente, speriamo che ci sia anche tra un mese.

Poi ovviamente c'è la ricetta. Molti dei piatti americani che ho imparato a cucinare li ho presi da Buon appetito, America! il favoloso libro di Laurel Evans che mostra come al di là del cibo spazzatura dei fast food anche gli Stati Uniti abbiano una cucina regionale davvero varia ed interessante. 
Il libro contiene anche una ricetta per il volatile, ma ahimè, il ripieno è a base di castagne, e mio marito mi ha già detto che il tacchino che lui è abituato a mangiare ha ingredienti diversi ( ma non si sa bene quali).
Da un lato la cosa è positiva, perchè qui non ho mai visto una castagna, nè fresca nè conservata. Dall'altro lato... gosh. 
Non solo io non ho mai cotto un tacchino intero in vita mia, ma non ho nemmeno idea di che sapore debba avere questo famigerato volatile ripieno.
L'unica consapevolezza che ho è che questa per gli Americani è la festa più sentita, una celebrazione della famiglia, e i cibi che si mangiano hanno tutto il caldo conforto dei sapori di casa, quelli della cucina della mamma.
In altre parole: tutto dev'essere come loro si aspettano che sia, quindi ho un mese di tempo per acquisire tutti i trucchi per preparare una festa del Thanksgiving se non perfetta quanto meno accettabile.

Poichè non sono sicurissima di raggiungere buoni risultati senza fare delle prove, questo mese sarà all'insegna del tacchino, e cucinerò il volatile fino a non poterlo più vedere.
Visto che, nonostante l'idea, l'ansia continua ad essere alta, abbiamo deciso di chiedere consulenza ai vicini di casa, quanto meno per la ricetta da seguire e il numero di portate.

Incrociamo le dita. Per fortuna manca ancora un mese.

martedì 9 ottobre 2012

L'anagrafe dei reietti esteri

Che l'Italia sia un paese con molti problemi è noto e risaputo, e questo diventa ancora più evidente nel momento in cui si va all'estero e si osserva il tutto da un altro punto di vista.
Ci sono però anche cose veramente ottime di cui prima non mi ero resa pienamente conto, come la copertura sanitaria gratuita. A meno di non avere esenzioni particolari si paga il ticket, ma il prezzo è comunque irrisorio rispetto al reale costo della prestazione medica, che sia una visita, un accertamento diagnostico o un ricovero ospedaliero. 
Devi fare le analisi del sangue? è facilissimo, se vivi in Italia. Vai dal tuo medico di famiglia, te le fai prescrivere e poi vai in ospedale a fare il prelievo. La facilità con cui abbiamo accesso a visite e test diagnostici è tale che conosco parecchie persone ipocondriache che sono andate dal medico di famiglia e si sono fatte prescrivere una marea di TAC, risonanze, ecografie ed esami ematochimici di cui non avevano assolutamente necessità, e che il medico ha firmato per evitare discussioni.

Per quanto criticato, a volte carente e problematico, questo mondo, questa facilità di accesso mi ha sempre rincuorata, mi ha fatto sentire tranquilla e protetta, sicura che se fosse successo qualcosa a me o ai miei cari qualcuno si sarebbe preso cura di noi.
Qui mi sono imbattuta per la prima volta in una realtà differente, dove non c'è la copertura sanitaria statale, ma tutto è legato alle assicurazioni.  
Se hai un problema riconosciuto come tale dall'assicurazione allora va tutto bene, paghi il ticket e basta. Se il tuo problema non è tra quelli coperti la cura è a tuo carico, e i costi sono alti. Molto alti. 
Qualche tempo fa ero rimasta sconvolta quando l'assicurazione aveva negato a mio marito la copertura per effettuare i normali esami del sangue di routine e lui, visto il costo, aveva deciso di non farli.
Ne abbiamo parlato con gli amici americani, abituati alle assicurazioni, e mi si è aperto davanti un mondo insospettato, dove quando hai un problema se l'assicurazione non ti copre e i soldi non ci sono devi lasciare il tuo paese e volare ad esempio in Thailandia, dove le cliniche private costruite apposta per gli Occidentali sembrano avere ottimi standard qualitativi per prezzi molto bassi (per noi).
I nostri amici ne parlavano come di una cosa normale, ma io, abituata al sistema sanitario italiano ero sconvolta, e l'idea di andare in Thailandia mi suonava strana e pericolosa.

Ero orgogliosa di appartenere ad un paese dove sicuramente la salute non è un diritto, ma la cura sì, quella lo è (pur con eclatanti casi di malasanità) e dentro di me covavo la tranquilla certezza che se avessi avuto problemi sarei potuta andare a curarmi nel mio paese.

Tutto questo è durato fino ad un paio di settimane fa, quando facendo i documenti per l'Australia mi sono resa conto che non avevo ufficialmente detto a nessun ente del mio trasferimento in Medio Oriente e che quindi per lo stato italiano io continuavo ad essere residente in Italia. 
Prima di partire ero andata all'anagrafe, dove mi avevano informata dell'esistenza dell'AIRE, Anagrafe Italiani Residenti all'Estero, facendomi però capire che la mia adesione era solo opzionale ma non obbligatoria.
Informandomi meglio scopro che in realtà l'iscrizione è obbligatoria per tutti gli Italiani che abbiano intenzione di risiedere all'estero per più di un anno, eccettuati gli studenti.
Vabbè, mi dico, farò questa iscrizione. Ma che vantaggi può portarmi?

Ho fatto un rapido giro su internet, e di vantaggi per me non ne ho trovati nemmeno uno. In compenso ho trovato una cosa che mi ha lasciata di sasso, e mi ha portata alle lacrime: con l'iscrizione avrei perso il diritto ad usufruire del sistema sanitario nazionale italiano. 
Non vivi qui? per noi non sei più nessuno. In caso di bisogno niente più medico di base, medicine, assistenza. 
Io sono Italiana. Lo sono i miei genitori, i miei parenti. Sono andata a scuola lì, i miei amici vivono lì. Conosco l'arte italiana, la sua cultura, la sua politica.
Eppure, se mi sentissi male, in Italia tutto quello a cui ho diritto sono le prestazioni di emergenza del pronto soccorso, esattamente come se fossi un'immigrata clandestina.
Non ci sono parole per descrivere come mi sono sentita, la paura, la sensazione che il mio paese, la mia patria, lo stato in cui ero nata mi avesse abbandonato. 

In preda all'ansia ho postato domande su Internet, in vari forum di Italiani espatriati. Non l'avessi mai fatto: sono stata insultata da perfetti sconosciuti. Chiedi informazioni? allora sei egoista, sei quella che vuole "fare la furba" ed evitare di attenersi all'obbligo di legge dell'iscrizione al registro, vuoi tenere il piede in due scarpe, vuoi godere di vantaggi a cui non hai diritto.

Poi ho capito che c'è sì l'obbligo di legge all'iscrizione, ma non essendoci sanzioni per gli inadempienti parecchi non si iscrivono e pur vivendo all'estero per lo stato italiano continuano a risiedere in Italia. Questo causa ovviamente l'ira degli iscritti, che vorrebbero che tutti i residenti all'estero fossero nella stessa (brutta) barca.
Io mi sono iscritta lo stesso, perchè mi ritengo una persona onesta, e se c'è una legge io la seguo. 
Non entro in merito alle polemiche tra gli iscritti e i non iscritti.
Forse sono davvero egoista, ma lo stato italiano mi ha abituata all'idea che la cura è un diritto, e non mi va giù l'idea che il diritto sia solo di alcuni. 

C'è chi dice che è un peso per lo stato. Ma se io non usufruisco del sistema sanitario nazionale come faccio ad esserlo? Voglio dire, vivo in Asia. Se ho bisogno dell'aspirina me la compro qui. In Italia sarei tornata solo per cose più serie.
C'è chi dice che il problema è che, visto che i medici di medicina generale possono avere solo un certo numero di assistiti, vivendo all'estero "rubo" il posto a qualcuno che vive in Italia. Ma era così difficile fare una categoria a parte? anche qui, ne avrei usufruito ben raramente.

Ma pazienza, magari queste obiezioni sono giuste e sono io che non le capisco.
Personalmente posso dire solo una cosa: l'Italia mi ha già disgustata abbastanza, e questa per me è stata la goccia che fa traboccare il vaso. 
Se un giorno, avendo due cittadinanze, dovessi decidere di abbandonarne una, non sarei certo presa dai dubbi su quale lasciare.