domenica 24 maggio 2015

Trionfo di pomodoro al profumo d'Australia

Eccomi di nuovo all'MT Challenge, con connessione internet nuova di zecca. 
Questo mese la sfida proposta da Paola verte sul piatto più facile e più complesso che esista, quello che tutti gli Italiani hanno mangiato almeno una volta, quello di cui ogni famiglia ha una ricetta: la pasta col pomodoro.
Potrei dire che questi due ingredienti base - la pasta di grano duro e il pomodoro - costituiscono uno dei cardini della nostra cucina. 


Il problema era inventare una ricetta originale e farlo qui, in Australia, dove la pasta non è uno dei cardini della cucina e i pomodori, essendo autunno inoltrato, fanno abbastanza schifo. 
Mi sono messa a pensare. 
Io ho la tendenza ad infilare qualcosa del posto in cui vivo in ogni piatto che cucino. Questo perchè credo fermamente che la conoscenza di un luogo passi anche attraverso il cibo. Inoltre, per me che sono espatriata, coniugare il mondo che conosco e che mi è familiare col nuovo mondo in cui mi sono trasferita è una necessità quotidiana. 

C'è un capitolo della cucina australiana che mi è completamente ignoto e che trovo assolutamente intrigante: è quello che riguarda il bush food, le piante selvatiche commestibili australiane. 
Ho pensato di cominciare a creare la mia ricetta da lì. E quale pianta è più appropriata, per questa sfida, del bush tomato?
Ovviamente tra il dire e il fare c'è di mezzo il fatto che il bush food non è in vendita nei supermercati, nè grandi nè piccoli, è assente dai mercati settimanali dei coltivatori locali ed è, generalmente, difficilissimo da reperire. L'unica eccezione è data dalle noci macadamia, originarie del Queensland.
Dopo lunghe inutili ricerche, mi sono rassegnata a comprare una salsa di pomodoro che contiene il 10% di bush tomato. Il sapore è comunque piuttosto forte. 
Provo a descriverlo: il primo termine di paragone è con i pomodorini secchi. Pomodorini secchi molto aromatici. Poi si avverte una nota dolce, come caramellata, e infine un retrogusto che mi ricorda il timo. Come potevo usare questa salsa così aromatica?

Poi c'era il problema della pasta. Forse nelle grandi città australiane c'è più scelta, ma qui nel paesino del bush l'alternativa è tra la pasta australiana con la marca del supermercato e la pasta importata di una nota marca italiana di cui non voglio fare il nome. 
Ho avuto delle brutte esperienze, con questa marca: già non era tra le mie preferite, ma comprandola all'estero ( in posti diversi e in formati diversi) il sapore era pessimo, come se per le partite di pasta destinate all'estero venisse usato un grano duro di qualità scadente. Mi sono ripromessa di non acquistarla più.
La pasta del supermercato invece, per quanto diffidente, si è rivelata buona. Certo, non è la pasta di Gragnano, però è di qualità accettabile, ha un buon sapore e non diventa colla dopo due minuti di cottura.


Ho scelto di usare i pomodorini secchi e l'aglio cotto al forno, dall'aroma leggermente caramellato, per riecheggiare il sapore del bush tomato. Ho quindi scelto di unire le noci macadamia per dare al piatto una nota croccante ( e assolutamente australiana).
"Trionfo di pomodoro al profumo d'Australia" è il titolo che ho deciso di dare al mio piatto. Anche "Pomodorismi" mi piaceva, ma insomma, sono andata sul tradizionale :)
Se avessi dovuto dare il nome al piatto in base alla sua composizione, avrei dovuto chiamarlo così:

Pasta al pomodoro del bush con pomodori ciliegini, noci macadamia e aglio infornato su cracker ai pomodorini secchi

Ingredienti per il cracker
5 pomodorini secchi
due tazze di farina
mezzo cucchiaino di zucchero
mezzo cucchiaino di lievito in polvere
olio
un pizzico di peperoncino in polvere
sale

Ingredienti per la pasta
200 g di fusilli
200 ml di passata di pomodoro al bush tomato
250 di pomodori ciliegini
2 teste d'aglio
50 g di noci macadamia
olio
timo
sale 

Per il cracker, ho messo i pomodorini secchi in ammollo in una tazza piena d'acqua calda per una ventina di minuti. Li ho quindi privati della pelle e frullati con tre cucchiai di farina, fino ad ottenere un composto omogeneo.


Ho aggiunto un pizzico di peperoncino, il resto della farina e ho amalgamato. 
Ho quindi filtrato l'acqua dell'ammollo dei pomodorini e l'ho aggiunta ad una mezza tazza di acqua tiepida. Ci ho sciolto dentro il lievito con una punta di cucchiaino di zucchero. Quando ha iniziato a fare le bolle l'ho aggiunto alla farina insieme ad un filo d'olio e ho impastato. Quando l'impasto ha iniziato ad incordare ho aggiunto il sale. 
Ho fatto lievitare fino al raddoppio, quindi ho steso l'impasto a 2-3 mm di spessore e ne ho ricavato delle losanghe che ho fatto cuocere per 20' in forno a 200°C.


Mentre i crackers raffreddavano, ho preso due teste d'aglio (l'aglio che trovo qui ha spicchi rosa piuttosto piccoli, e gusto delicato).


L'ho condito con olio e timo e l'ho infornato per una ventina di minuti a 200°C, finchè non è diventato morbido, quasi cremoso.

Ho quindi messo a bollire l'acqua per la pasta, alla quale ho aggiunto la salsa col bush tomato.


Mentre la pasta cuoceva, ho fato saltare in padella i pomodorini ciliegia precedentemente sfilettati con un filo d'olio e due rametti di timo. Ho aggiunto la crema d'aglio e vi ho quindi versato dentro la pasta. 
Ho disposto un cracker sul piatto, vi ho adagiato sopra la pasta e spolverato con le noci macadamia tritate.


Con questa ricetta partecipo all'MTC di Maggio.

venerdì 22 maggio 2015

Fatti su questa parte del mondo, parte seconda

La pubblicità è l'anima del commercio
Qualche settimana fa, mio marito ed io eravamo in macchina e ci siamo trovati davanti un camioncino con una gigantesca scritta sul retro: POO 2 YOU. Il tutto era correlato da disegnini marroni raffiguranti una mucca e una pecora. Arrivata a casa, per curiosità ho digitato "Poo 2 you" su internet: si tratta di un servizio di consegna di letame a domicilio. 
E' tutto "tried and tested by generations" e ogni dieci sacchi uno è gratis. Affrettatevi :)

Odd spots
- Sapevi che per alleviare il gonfiore della fase pre-mestruale è sufficiente una borsa dell'acqua calda?
Non ho mai capito che senso abbia scrivere delle frasi sugli assorbenti. 
In ogni caso, invece delle perle di saggezza sul ciclo mestruale offerte da una nota marca distribuita in Italia, qui in Australia vengono dispensati consigli pratici ed informazioni essenziali per la vita di tutti i giorni. Eccone qualcuno:
- Sollevando lentamente le gambe e sdraiandosi sulla schiena non è possibile affondare nelle sabbie mobili.
- In Australia i canguri sono in numero doppio rispetto agli esseri umani.
- Fino al 1990, nella Germania dell'Est, le salsicce erano considerate valuta legale.
- L'althaiophobia è la paura dei marshmallows.

Per ogni evenienza
Un paio di mesi fa ho sostenuto qui l'esame di teoria di guida, necessario per il riconoscimento della patente italiana. In mezzo alle solite domande sulle precedenze, gli effetti dell'alcool e l'uso degli abbaglianti ce n'erano alcune che mi hanno lasciata piuttosto perplessa, del tipo:
- Qual è il comportamento corretto da adottare in caso di guasto ai freni mentre stai guidando?
Per quanto lieta di aver imparato la migliore procedura da adottare in questa circostanza, non posso fare a meno di chiedermi il motivo per cui questa domanda sia stata inserita tra quelle d'esame.
Mi auguro fortemente che non sia un evento che accade spesso...

Possum chat
Su una radio locale c'è il momento "Possum chat", dove la gente telefona e racconta le proprie esperienze con gli opossum. Una cosa di questo genere:
(musichetta) Possum chat, possum chat, possum chat...
- Ciao, mi chiamo John. Ho un opossum in giardino che è molto feroce e aggressivo. Ma lo amo lo stesso.
Presentatori: Grazie, John!
(musichetta) Possum chat, possum chat, possum chat..
- Io sono Samantha. Ho visto un opossum sui binari del treno, ieri. Almeno credo, forse era un topo.
Presentatori: questo rientra comunque nella possum chat!
(musichetta) Possum chat, possum chat, possum chat...

Buona notte
Su un'altra radio, intorno alle 20.30 di sera, parte una musichetta tipo ninnananna, accompagnata da un tizio che canta una cosa del tipo: "Ovunque tu sia, in Western Australia, ti auguriamo buona notte".

mercoledì 13 maggio 2015

E' femmina!

No, non sono assolutamente incinta. 
Sembra quasi strano, dal momento che tutte le trentenni che conosco (e non solo loro) in questo momento sono in dolce attesa o hanno appena partorito. Proprio tutte.

Qualche giorno fa ero al lavoro. E' arrivata una mia collega e la prima cosa che mi ha detto è stata:
- Hai visto? è femmina!!
- Ah - ho risposto io - Chi?
- Ma come chi! la figlia di Kate!!

Al che, visto che abito in Australia e il nome Kate non è così infrequente, ho pensato che si trattasse di qualcuno che conoscevo. Mi sono spremuta le meningi, ma non mi veniva in mente nessuna Kate. Il problema è che io i nomi delle persone non li ricordo mai, a meno che non siano amici o qualcuno che vedo molto spesso. 
Ho pensato che Kate fosse la figlia/sorella di una delle mie colleghe, qualcuno che magari ho intravisto una volta e che la mia collega pensava che ricordassi, così ho abbozzato un sorriso finto e ho fatto un commento  tipo: "Ah, che bello!".
Io sono assolutamente ignorante in fatto di gossip, così ci ho messo un po' per capire che la Kate in questione era la moglie di William, il principe. 

Poi ho incontrato un'altra collega, che mi ha salutata e mi ha detto:
- Hai visto? E' femmina! chissà come la chiameranno...
E io, ringalluzzita dalla consapevolezza che si stava parlando della figlia di Kate, e certa che l'argomento non potesse avere altre incognite, me ne sono uscita con un:
- Beh, ma l'avranno già deciso il nome, no? hanno avuto nove mesi per pensarci!
Sguardo allibito, a cui segue la spiegazione: gli eredi della casa reale inglese restano innominati per tipo una settimana dalla nascita. Mi sono sforzata, ma il motivo non sono riuscita a capirlo.

Più tardi c'è stata la pausa caffè. Ecco qualche stralcio della conversazione:
- E' femmina!
- E' bellissima, più del fratellino.
- Secondo me la chiameranno Diana.
- Kate non sembrava nemmeno che avesse partorito, era così rilassata..
- Chissà se William ha assistito.
- Magari la chiameranno Vittoria... anzi no, Elisabetta, come la nostra regina. 
- Ma si troveranno le tazze con la foto della principessina?
- Che poi Diana era una santa. Se penso che la casa reale inglese l'ha fatta uccidere per fare posto a Camilla...
- Vittoria, secondo me la chiameranno Vittoria.

Adoro gli Australiani. Sono così stupendamente anacronistici, come se fossimo ancora in epoca coloniale. Chissà quando si decideranno ad ottenere l'indipendenza dal Regno Unito.

Comunque sia, passando a cose serie, ovvero al titolo del post, la gatta randagia che vive nel mio giardino è femmina. Così sono due femmine, lei e la sorella. Mannaggia. 
Il veterinario (l'unico del paese) mi ha chiesto 860 dollari per mettere il microchip e sterilizzare entrambe, più il prezzo delle vaccinazioni. Solo a me sembra una cifra folle?
D'altro canto, noi possiamo sfamare due gatte, non due gatte e un numero in crescita esponenziale di piccoli e teneri micetti. Urge trovare una soluzione.

venerdì 1 maggio 2015

Aggiornamenti

E' passato quasi un mese dall'ultimo post. La ragione di questa assenza è dovuta in parte ad un blackout tecnologico (sono stata senza connessione internet per un bel po'), in parte al fatto che, dopo anni in cui ho sognato questo momento, sono occupata. Ho finalmente lasciato lo status di casalinga e moglie al seguito e ho una vita più piena e interessante di quanto non abbia avuto negli ultimi anni.

Di sicuro la parola chiave di questo periodo è "adattamento".
I cambiamenti ovviamente mettono sempre un po' in subbuglio: occorre riassestare nuovi ritmi e abitudini e creare una nuova routine. Ho scoperto di avere capacità che non pensavo di possedere e alcune cose che non avrei mai immaginato possibili prima sono diventate parte della mia routine quotidiana. Dopo anni di letargo casalingo, in cui l'attività più emozionante della giornata era cucinare la cena, mi sento estremamente vitale, per quanto stanca.

La nostra casetta nel Paesino nel Bush è stata arredata completamente con i mobili che abbiamo comprato e montato con le nostre manine. Ci siamo ormai abituati al "bagno vintage", dove il lavandino ha il rubinetto per l'acqua calda e quello per l'acqua fredda (niente miscelatore) e la doccia, anche aperta al massimo, non offre di più che un filo d'acqua. 
Siamo diventati avvezzi alla fauna casalinga: oltre ai due ragnoni che non abbiamo il coraggio di ammazzare (un redback dietro la porta del bagno e un ragnone nero enorme in un angolo della finestra del salotto) abbiamo due micini che cercano continuamente di entrare in casa ormai vivono nel nostro giardino sul retro. A condividere questo spazio con i gattini c'è una coppia di magpies, le gazze australiane, che spesso entra in competizione con i micetti per il cibo e ci delizia  - sono ironica - col suo canto ad ore improbabili del mattino. Sempre ad ore assurde (tipo le due del mattino) si mette a cantare anche quell'idiota del gallo dei vicini, a cui prima o poi dovremo regalare un orologio.
C'è anche un kookaburra che vive nelle vicinanze, ma per fortuna canta solo di giorno (cercate su Youtube il suo canto :) ). Ci sono anche alcuni galah (pappagalli rosa e grigi) che sorvolano quotidianamente il giardino e vorrei poter dire basta. 
Purtroppo, ieri pomeriggio uno dei micetti si è intrufolato in casa.. e ha catturato e mangiato un topolino nascosto nella laundry, la stanza della lavatrice (dove c'è la porta sul retro). Ce n'era solo uno? era un ospite occasionale? ho una colonia di topi in casa? sono arrivati anche in cucina? Come hanno fatto ad entrare? cosa dovrei fare adesso? Queste sono solo alcune delle domande che mi stanno rimbalzando per la testa da ieri sera. Per precauzione, stamattina ho fatto entrare i gattini tre o quattro volte, ma non hanno percepito nessun altro topo.

Bestie a parte, stiamo anche iniziando a socializzare. Abbiamo invitato diverse persone a cena, abbiamo ricevuto a nostra volta inviti, e in generale stiamo iniziando ad integrarci in questo piccolo paese in mezzo alle colline. 

Non ho ancora trovato un medico di famiglia degno di questo nome, nè tanto meno un ginecologo (qui nel paese non ce ne sono), ma pazienza, sono sicura che troverò qualcuno da consultare in caso avessi bisogno.

Le due novità più importanti riguardano però il lavoro e i mezzi di trasporto. 
Ho un lavoro. Ho un lavoro. Ho un lavoro. Forse sono monotona, ma dopo un mese dall'inizio del mio contratto ancora mi sembra un sogno. Ho un lavoro a tempo indeterminato su turni, uno stipendio - più alto di quanto abbia mai avuto - che arriva ogni due settimane, un ambiente di lavoro piacevole e rilassato e una manager disponibile e intelligente. Forse non è il lavoro della mia vita, ma sono felice quando sono di turno, anche se si tratta delle nove lunghissime ore del turno di notte. 

Per andare al lavoro (55 km di distanza da qui) uso la mia macchina. La mia macchina, qualcosa che non avevo mai pensato di poter possedere, soprattutto perchè in Italia ho guidato pochissimo.
E invece un giorno siamo andati a Perth, da un rivenditore di auto usate, e ho comprato la mia macchina, pagandola di tasca mia e sentendomi all'improvviso dentro un film, uno di quei vecchi film americani dove i protagonisti comprano un'auto con nonchalance, come se fosse una cosa da tutti i giorni, e poi la usano per scappare dal cattivo di turno che li sta inseguendo.
La mia macchina è molto di seconda mano: ha iniziato a girare sulle strade australiane quando io avevo 12 anni. Ha l'oscuramento dei vetri (tinting windows, come si dice in Italiano?) che fa le bolle e si stacca a striscioline, (a causa di questo piccolo problema il lunotto posteriore permette di intravedere vagamente la sagoma di quello che c'è dietro ma nulla di più) la chiavetta antifurto da inserire prima della chiave (altrimenti la macchina non parte), e infine il mio accessorio preferito: il mangiacassette. Che non so se funziona o no perchè non sono ancora riuscita a reperire una cassetta, ma questa è un'altra storia.

Ho chiamato la mia macchina Catorcina, Torcina per gli amici. 
Nonostante tutto, Torcina è un'ottima macchinina. Se si esclude l'ago del tachimetro, che ogni tanto schizza a 150 quando io non sto guidando a più di 80 km/h, è una macchina favolosa. 
Il mio apprezzamento nasce soprattutto dal fatto che per ben due volte mi sono scordata i fari accesi per 8-9 ore e lei si è messa in moto senza problemi. 
Io e lei siamo diventate il divertimento dei benzinai, che immagino se la spassino un sacco a vedere quanto sono imbranata, come la volta che sono riuscita ad entrare nella stazione di servizio passando dall'uscita, mi sono fermata davanti al distributore bloccando il passaggio di tutte le altre macchine e ho fatto benzina nel senso opposto a quello in cui mi sarei dovuta mettere. Quando sono ripartita avevo addosso gli occhi del gestore e di tutti i clienti, pronti a vedere da che parte sarei uscita per farsi ancora quattro risate.
Comunque, Torcina è soprattutto la mia inseparabile compagna di quando vado al lavoro e le ripeto tutte le cose che devo fare e di quando torno dal lavoro, magari in piena notte o alle sei del mattino dopo il turno notturno e canto a squarciagola le sigle dei cartoni animati per non addormentarmi.
Con lei guido attraverso il bush australiano, con i canguri che sbucano fuori all'improvviso, i conigli che saltellano qui e là, i bandicoots e tutte le altre bestie autoctone di questa zona. 

Qualche giorno fa erano le 22 passate e stavo tornando a casa dal turno del pomeriggio. La strada dove passo è buia, nel senso che non c'è nemmeno un lampione, la luce di una casa, nulla. Cinquantacinque chilometri di tenebre assolute, una strada buia che si snoda tra i campi di grano, con le stelle che ti scintillano sulla testa, così tante che non riesci nemmeno a riconoscere le costellazioni, le Nubi di Magellano che sembrano luminosissime e la Croce del Sud che brilla laggiù, sopra alle colline. 
In questi giorni i contadini stanno bruciando le stoppie del grano prima della nuova semina, e quella sera c'erano un sacco di fuochi semi-spenti e tantissimo fumo sulla strada. Ad un certo punto, scendendo da una collina ho visto davanti a me qualcosa di bianco, una macchia dalla forma indistinta. Fumo, ho pensato. Gli abbaglianti di Torcina non sono un granchè, bisogna dire: ero a circa dieci metri di distanza quando mi sono accorta che si trattava di circa una ventina di pecore, le enormi merino che ci sono qui, ferme in  mezzo alla strada. Cosa ci facessero lì o come e perchè abbiano passato le recinzioni non sono in grado di dirlo. 
Ho rallentato fino a fermarmi, incerta sul cosa fare. Aspettare? e per quanto? suonare il clacson? e se si fossero sparpagliate per la strada o peggio, impaurite, mi fossero venute addosso? con la stazza e le corna che hanno, Torcina ne sarebbe uscita ammaccata. Più di quanto non sia già, intendo. 
Mentre pensavo a quale fosse la cosa migliore da fare, è sopraggiunta un'altra macchina e ha dato un colpetto di clacson, leggero leggero. Gli animali si sono spostati in gruppo sul lato della strada, per fortuna senza disperdersi, e siamo potuti passare.

Quasi quattro mesi di Australia. La sto vivendo, la sto mangiando, mi sto ingozzando di sensazioni nuove e sconosciute, il profumo degli alberi del bush di notte, le corse con Torcina su e giù per le colline, il candore della sabbia sulle spiagge, la gioia di avere un lavoro, il sapore del quandong, le gite nei parchi nazionali con mio marito, la risata del kookaburra, riuscire a capire tutto quello che dicono le persone, il dorso spinoso dell'echidna, le farfalle grandi come la mia mano, i fiori, i colori, i profumi, le cose che prima nemmeno sapevo che esistessero. 
Quasi quattro mesi, che possono essere tanti o pochi a seconda del punto di vista, ma sono i nostri primi mesi in questo continente stupendo, che per quanto diverso, lontano e pericoloso ci ha già rubato il cuore.