giovedì 10 marzo 2016

Dove c'è molta luce l'ombra è più nera

Se dico "Australia", che cosa vi viene in mente? i canguri, le spiagge, il surf? O magari un gruppo di ragazzi biondi che fa il bbq in spiaggia il giorno di Natale, in maniche corte? l'Harbour Bridge e l'Opera House di Sydney?
E' vero, l'Australia è tutto questo e molto altro ancora, è un continente bellissimo e spettacolare.

L'altro lato della medaglia lo scopri piano piano, quando vivi qui già da un po'.
Domenica 6 Marzo 2016, una bambina aborigena di dieci anni che viveva nel Kimberley (la regione più a nord del Western Australia) si è impiccata. Aveva dieci anni, DIECI. Dall'inizio del 2016 è stato il diciannovesimo suicidio infantile in Western Australia. Il DICIANNOVESIMO.
Nonostante tutti gli sforzi e i soldi spesi dal governo, le campagne, i progetti e i discorsi, le condizioni di vita degli Aborigeni australiani sono terribili. Hanno la casa sì, magari anche un lavoro, ma come si rimette insieme una vita devastata dall'alcool, dalla violenza domestica?
Chi non vive qui non ha idea delle dimensioni del problema. Avete mai sentito parlare dell'opal fuel? è un tipo di carburante che contiene una minor dose di solventi, per contrastare il fenomeno del petrol sniffing. Provate ad immaginare le dimensioni del problema, se per combatterlo hanno inventato un carburante apposta.



I problemi degli Aborigeni sono immensi e non esiste una soluzione facile. Del resto sono passati attraverso l'invasione britannica, la Generazione Rubata e tutto il resto. E' comprensibile che ci siano dei problemi.

Quello che mi riesce molto più difficile capire sono i problemi degli altri, degli Australiani di discendenza britannica.
Vi faccio un esempio: io lavoro in un paesino di poco più di 1.300 persone, una piccola oasi in mezzo ai campi di grano e alle pecore. In questa piccola comunità, lo scorso anno si sono suicidate diverse persone. Il comune ha istituito un corso intitolato "Suicidio, primo soccorso", aperto a tutta la popolazione. E non è tutto qui.
Ora mi invento un po' di nomi. Le persone di cui parlo esistono davvero, e le conosco personalmente. Non credo che siano note a qualcuno dei miei lettori, in ogni caso un po' di privacy non fa mai male.

Susan ha 19 anni e la madre è in carcere. Il padre è nell'inferno della metanfetamina, Posso raccontarvi storie terrificanti, di lei bambina chiusa in camera mentre il padre assumeva droga con gli amici nella stanza accanto e poi tentava di entrare nella stanza della figlia, o di quando quest'uomo ha ucciso il cane della figlia perchè lei non è riuscita a trovargli i soldi necessari per la dose. Susan ha iniziato a tagliarsi e ha tentato il suicidio due volte.

Jane ha vent'anni ed è amica di Susan. E' in sovrappeso, quando andava a scuola è stata vittima di bullismo e per questa ragione ha interrotto gli studi prima della maturità. Soffre di bulimia e di depressione. La madre l'ha sorpresa più volte ad ingozzarsi di carta.
Ha avuto una relazione di una settimana con un ragazzo, poi lui è sparito. Lei sperava di essere rimasta incinta "perchè almeno mio figlio mi avrebbe amato".

Sheila ha 18 anni e ha già un bambino. Non ha mai smesso di fumare e bere durante la gravidanza e ha smesso di interessarsi del figlio due giorni dopo che era nato.
- Ma lo allatti?
- Nooo, figurati!! chi me lo fa fare? anzi, sto cercando qualcuno che me lo tenga tutto il giorno, se no io come faccio a vivere?

Sara è la madre di Jane. E' rimasta incinta per la prima volta quando aveva 14 anni, e la madre l'ha cacciata di casa. Oggi vive con Jane (l'ultimogenita), e col secondo marito, che è alcolizzato e alza le mani su di lei.

Laurel ha scoperto solo dopo un anno di matrimonio che suo marito era dipendente dal crack.
Oggi è la mamma single di un bambino di dieci anni.

Milly era una mia collega. Vive in un camper ed è alcolizzata. Un giorno l'ex marito è andato a cercarla e ha trovato il camper in subbuglio, con escrementi ovunque. Ed è venuto a raccontarlo sul posto di lavoro dell'ex-moglie. Milly è stata ricoverata per una settimana in Psichiatria, poi è tornata al lavoro e ha dato le dimissioni.
Non vado avanti, mi fermo qui, ma l'elenco è lungo.

Giusto per dire: non abito a Scampia. Questa zona è stupenda. Bellissima e rigogliosa, sembra di essere dentro alle Bucoliche di Virgilio. Non esiste malavita organizzata. Non c'è corruzione. Gli stipendi sono leggermente sotto la media del paese, ma comunque buoni (guadagno più qui di quanto abbia mai guadagnato in Italia) e in ogni caso permettono largamente di arrivare a fine mese. Tutti hanno la casa di proprietà (casa, non appartamento) col giardino davanti e dietro, la terra, i polli. C'è un'ottima assistenza sanitaria pubblica. Il lavoro qui nel bush è poco, questo sì, ma basta spostarsi di poco per trovarlo. E si trova, ve lo garantisco.
Qui c'è un grosso disagio sociale di fondo, e non riesco a capire dove stia il problema. E non è solo qui nel bush, tutti dicono che "nelle città è peggio".
Se il primo pensiero che vi viene in mente è una cosa tipo: "E allora? anche in Italia c'è la droga" ecco, il fenomeno è completamente diverso. In Italia non siamo messi così male. Qui c'è un profondo malessere, una completa perdita di speranza, una specie di depressione generale e mi sto arrovellando per cercare di capirne il motivo.

Oltre a questo, l'uso della metanfetamina, specie quella in cristalli che da queste parti si chiama "ice" e che è la droga più diffusa, per dirla in parole povere frigge il cervello (per approfondire: QUI , QUI e QUI).
Qualche giorno fa stavo parlando con una occupational therapist specializzata in demenza. La signora mi diceva che è allarmante il numero di persone sotto ai 35 anni che qui in Australia sviluppa una demenza precoce in seguito all'assunzione di ice. Ragazzini di vent'anni che non ricordano il proprio nome. Questa demenza solitamente evolve poi in Alzheimer.
La terapista mi diceva che il dramma è che, mentre le demenze senili sono studiate, ci sono degli approcci terapeutici e delle strutture adeguate, per questi ragazzini con la demenza precoce non c'è nulla. Nessuna terapia, nessuna struttura specializzata che possa accoglierli, niente.

Parlo sempre di cose buffe o divertenti sull'Australia, ma oggi ho voluto raccontarvi anche un lato negativo. Il prossimo post sarà più allegro, promesso.