mercoledì 11 maggio 2016

Casa dolce casa

Quando ci si trasferisce in un nuovo paese, trovare casa il più presto possibile è ovviamente tra le priorità iniziali. 
Quando siamo arrivati in Western Australia, nel Gennaio dell'anno scorso, mio marito ed io ci siamo dunque dati subito da fare per trovare un alloggio nel posto dove volevamo vivere, ovvero il Paesino nel Bush. Abbiamo comprato i quotidiani della domenica e coscienziosamente spulciato la sezione affitti dei siti internet delle agenzie immobiliari. 
Le prime due cose che ci hanno colpito sono state il tipo di case disponibili e il loro prezzo: da queste parti non ci sono appartamenti, solo case unifamiliari col giardino davanti e dietro. 
Favoloso, abbiamo pensato. Gli affitti poi, erano incredibilmente allettanti. Certo, ci sono anche qui le case costose, ma molti di quegli annunci reclamizzavano alloggi estremamente economici, tipo una casa con tre camere da letto, soggiorno, cucina, bagno, giardino anteriore e posteriore per l'equivalente di 400 euro al mese, e ce n'erano anche di più economiche. 

In quei primi giorni risiedevamo  a Perth, a circa 300 km da qui, quindi visitare tutti quegli alloggi imponeva per forza di cose di condensare tutte le visite nello stesso giorno, in modo da poter andare e tornare in giornata. Abbiamo quindi chiamato l'agenzia e ci siamo messi d'accordo sul giorno in cui avremmo potuto visitare le case che ci interessavano.
Nella data stabilita siamo partiti da Perth alla volta del paesino nel bush. Mentre la macchina correva nella campagna, ricordo il senso di euforia che ho provato, la gioia assoluta, l'ingenua consapevolezza che quel giorno avremmo trovato la nostra casa. Quel giorno ne avremmo visitate cinque o sei, il prezzo era ottimo, le foto sul sito anche, dunque che problema ci sarebbe potuto essere?

Ma l'inghippo c'era eccome. Prima di tutto, come vi immaginate una casa? se prima di quel giorno mi avessero chiesto come è fatta una casa, avrei risposto che è fatta di mattoni. Tutte le case erano fatte di mattoni, nella mia idea. Ma qui non funziona così. 
Per fare un esempio, io ho una collega che si sta costruendo la casa. Intendo letteralmente, la fa lei. E non ha alcuna conoscenza architettonica, né esperienza come muratore. La casa è composta da un piano rialzato dove tubi di alluminio reggono pareti di alluminio e legno. Poi vengono messi gli infissi, le finestre, le porte, viene fatto l'impianto elettrico, quello idraulico, una bella passata di vernice et voilà, la casa è fatta. Non sono un'esperta del settore, potrebbero esserci altri componenti che lei ha aggiunto, ma in sostanza la casa è così. Questo era per fare un esempio.

Foto presa da internet di una casa australiana su un piano rialzato
Quel primo giorno in cui siamo andati a visitare le case, abbiamo visto per prima una bella villetta azzurra, ed eravamo quasi convinti che quella sarebbe stata la nostra casa, quando l'addetta dell'agenzia immobiliare ha pronunciato quella parolina che non mi sarei mai aspettata di sentire: AMIANTO. Già, la casa conteneva amianto, non ricordo dove nè in che percentuale. 
Perchè qui era così: mischiavano il cemento con l'amianto creando una cosa chiamata fibrocemento, e utilizzavano questo materiale per erigere le abitazioni. 
Poi certo, è arrivata anche qui la notizia che le fibre di amianto fanno male, quindi negli anni '90 hanno smesso di costruire le case con questo sistema, mischiando il cemento con qualche altra porcheria.
Foto presa da internet di casa in fibrocemento

- Però anche se non c'è più l'amianto il materiale si chiama sempre fibrocemento - ha detto la tizia dell'agenzia - quindi se volete sapere se contiene amianto o no dovete scoprire quando è stata costruita la casa. 
Faccio notare il "dovete scoprire" detto dall'agente immobiliare, come se fosse un'amena caccia al tesoro. Ovviamente, i 3/4 delle case che volevamo vedere era fatta di fibrocemento ed era stata costruita in un periodo incerto. E non solo.

La seconda casa che abbiamo visto era una stamberga, e come se non bastasse aveva un enorme buco sui gradini di legno che portavano al piano rialzato (quando dico "piano rialzato" intendo a circa 80 cm - 1 metro da suolo) dove era eretta la casa. 
Non ricordo le altre case (rimuovo velocemente  le esperienze spiacevoli) a parte l'ultima che abbiamo visitato, e che dal sito internet sembrava stupenda. Casa in mattoni, questa. Purtroppo aveva un buco nel soffitto da cui entrava l'acqua (il pavimento di legno del soggiorno era tutto bagnato) ed era strapiena di escrementi di topo. 
Vuoi essere il mio coinquilino?

Quel giorno siamo tornati a Perth piuttosto depressi. 
Siamo tornati qui la settimana seguente, a vedere altre case, ma nessuna ci ha entusiasmato particolarmente. Quello stesso giorno siamo arrivati a Perth in serata e, come al solito, mio marito si è messo a guardare gli annunci. Ha trovato un annuncio appena pubblicato per una casa che non avevamo ancora visto e il giorno dopo siamo corsi di nuovo qui per vederla. 
Quella casa era questa dove abitiamo oggi. 

Ovviamente, come si può capire, questa casa era la migliore di quelle che abbiamo visto. Questo però non vuol dire che sia una buona casa. Per cominciare, il perimetro esterno è fatto di mattoni, ma i muri interni di sicuro non lo sono. Quando ti ci appoggi scricchiolano. 
Il bagno viene direttamente dalla casa vetusta della prozia Carmelinda, con un lavandino microscopico con i due rubinetti, quello per l'acqua fredda e quello per l'acqua calda, che gocciolano in continuazione. La doccia è stata ricavata ponendo un pannello di materiale incerto in un angolo del bagno, pannello che periodicamente si ricopre di una simpatica piantagione di muffe. La vasca da bagno vintage - anch'essa con i due rubinetti - è il mio pezzo preferito: non che l'abbia mai usata, perchè manca il tappo, ma ammiro il materiale, qualcosa di indistinto che vuole assomigliare alla porcellana senza riuscirci minimamente. Il gabinetto si trova in una stanzetta a parte.

Il vero problema di questa casa in realtà, è però il riscaldamento. 
Già, anche qui: come immaginate il riscaldamento di una casa? con i termosifoni? ecco, qui i termosifoni non ci sono. Niente riscaldamento centralizzato. Tutto quello che abbiamo è un condizionatore in salotto che funziona anche per il riscaldamento. 
Se lo volete sapere, no, non è abbastanza. Non riscalda tutta la casa, e appena lo spegniamo, grazie all'isolamento inesistente delle mura, il calore svanisce nell'arco di tre secondi. Non solo: l'aggeggio consuma tantissimo, lo scorso inverno le bollette della luce erano il nostro incubo, e visto che le percentuali danno sempre un'aria professionale, sulla bolletta c'era anche la frasetta: "Questo mese hai consumato il 150% in più della media della cittadina".
Il primo che dice: "Ma in Australia fa caldo" me lo mangio domattina per colazione. In Australia ci sono sicuramente delle zone calde: i deserti della parte centrale. tanto per dirne una, o le zone tropicali a nord. Anche a Perth la temperatura è piuttosto mite, ma qui nell'interno non fa affatto caldo, d'inverno ghiaccia e la temperatura scende sottozero. 

Se vi state chiedendo come fa la gente qui a riscaldare la casa, sappiate che la maggior parte ha il camino. 
- Oggi devo proprio andare a fare legna -  è una frase che sento in continuazione. E visto che nessuno ha il caminetto in camera da letto, per la notte si usano le coperte elettriche. "Che marca usi tu di coperta elettrica" è un gettonatissimo argomento di conversazione per le mie colleghe in pausa caffè. 

Noi, che non abbiamo caminetto nè coperte elettriche, sopravviviamo con le borse dell'acqua calda. Ne abbiamo tre, una a testa più una di emergenza, e di notte dormiamo con due piumini pesanti uno sopra l'altro più una enorme copertona di pile. E le borse dell'acqua calda, ovviamente. 
Non vi dico che delizia alzarmi alle 4 del mattino per andare al lavoro e abbandonare il caldo viluppo delle coperte per avventurarmi nella casa gelida...una delizia, proprio. A scanso di equivoci, sono ironica :)

Qualche giorno fa, parlando con mia nonna al telefono, mi sono sentita rivolgere la domanda:"Perchè non mettete un caminetto anche voi?". Sono scoppiata a ridere. Primo, perchè siamo in affitto e non vogliamo spendere i soldi per un caminetto in una casa che non è la nostra, e secondo perchè noi qui non possiamo fare nulla senza l'autorizzazione del padrone di casa con l'intermediazione dell'agenzia immobiliare. 
E non parlo del caminetto, ma di cose banali: tipo, lo scorso anno abbiamo comprato, insieme a tutti gli altri mobili, anche due librerie che arrivano al soffitto, e dopo averle montate le abbiamo subito riempite di libri. Le istruzioni del montaggio richiedevano di mettere una vite per assicurare il mobile al muro: ecco, l'agenzia ci ha fatto sapere che non possiamo mettere nulla nel muro, viti, chiodi o altro, senza una richiesta scritta al padrone di casa. 
Se abbiamo un problema, tipo lo scarico della doccia otturato, non possiamo risolverlo da soli con uno sgorgante, ma dobbiamo andare in agenzia, compilare un modulo, e successivamente attendere la visita dell'idraulico scelto dall'agenzia (nel paese ce ne sono due, di solito mandano il meno competente).

E non è tutto: ogni sei mesi un impiegato dell'agenzia viene ad ispezionare la casa millimetro per millimetro, per controllare che non abbiamo distrutto un muro o fatto qualcosa che ci faranno pagare a caro prezzo quando lasceremo la casa. 
L'ispezione avviene quando fa comodo agli agenti immobiliari, se siamo in casa bene, altrimenti entrano lo stesso con le loro chiavi. Veniamo avvisati due settimane prima tramite lettera, con un'indicazione approssimativa della fascia oraria, di solito reca la dicitura "dalle 12 alle 17". E non importa se sei al lavoro, se magari non sei riuscita a pulire, se in una camera hai una pila di roba da stirare, se il letto non è fatto: loro entrano in ogni singola stanza e guardano e controllano tutto e fanno foto a qualunque cosa.
Pensatela come volete, magari qui sarà normale, ma a me questa violazione della privacy dà un fastidio immenso. 

E con questo è tutto, sulle case. In futuro, quando ne avremo la possibilità, compreremo o costruiremo (non noi personalmente, ma gente che lo sa fare) una casa in mattoni. Senza moquette, magari. Con i termosifoni.
E il bidè, che ovviamente qui è sconosciuto :)

mercoledì 4 maggio 2016

Di animali e altre storie

Credo di aver sempre desiderato un gatto, fin dall'infanzia.
Quando avevo circa quattro anni, mia madre portò a casa un gattino trovato per strada. Mi disse che il micetto le era salito su una scarpa miagolando e mordicchiando i lacci e lei si era intenerita.
Purtroppo quel batuffolo di pelo non era destinato a diventare il mio gatto.
Mio padre, che da bambino aveva avuto solo animali da cortile destinati a finire in pentola, si oppose con energia all'ingresso del gattino in casa.
- Perchè dobbiamo avere un gatto? i gatti sono pieni di pulci e fanno pipì ovunque. La casa è fatta per gli umani, gli animali devono stare fuori - disse.
Mia madre non replicò, ed io mi rassegnai al fatto che avrei avuto un gatto semi-addomesticato: sarebbe venuto tutti i giorni per il cibo, ma il resto del tempo l'avrebbe passato per i fatti suoi.
Negli anni seguenti nutrimmo parecchi gatti della zona. Io davo a tutti un nome, ma nessuno di loro era il "mio" gatto.

Un paio di anni dopo, grazie ad un baraccone del luna-park che dispensava premi anche senza aver fatto centro con la pallina nelle vaschette d'acqua, ottenni il mio primo animale: un pesce rosso. L'animale si suicidò il giorno dopo l'ingresso in casa saltando fuori dalla vaschetta.
A parte lo shock causato dalla sua morte prematura, il pesciolino non era ovviamente quello che desideravo: niente pelo, niente carezze, niente animale domestico.
Di prendere una cavia o un criceto non se ne parlava neppure, l'autorità paterna ne aveva vietato l'ingresso in casa.
Per il mio ottavo compleanno mia madre mi regalò due minuscole tartarughe verdi d'acqua dolce. Alle creature vennero appioppati i nomi di Gertrude e Romualdo, e vissero per qualche tempo in una vaschetta sul davanzale della finestra della mia camera.
Io però non ero particolarmente soddisfatta: come si accarezza una tartaruga? la mia interazione con le due bestiole consisteva nel tirarle fuori dalla recipiente e farle camminare sul pavimento della camera. Un giorno erano venuti a trovarmi dei parenti e io stavo per l'appunto facendo camminare le tartarughe sul pavimento, quando mio cugino - all'epoca un bimbo di tre anni - irruppe nella stanza correndo e inavvertitamente calpestò Gertrude.
Lacrime e disperazione, e la tartarughina venne sostituita con un'altra, che chiamai Ildebranda.
Tempo dopo, entrambe le bestiole si beccarono un'infezione agli occhi e passarono a miglior vita.
Per lunghi anni gli unici animali "domestici" furono quelli che trovavo in giardino e nei campi: lumache, lucertole, e soprattutto insetti di ogni genere e specie, che portavo di nascosto in casa e a scuola, cercando di allevarli.

A 29 anni mi sono sposata e mi sono trasferita all'estero, nella penisola arabica. Mio marito condivide la mia passione per i gatti, ma finchè abbiamo vissuto in Medio Oriente non abbiamo mai pensato di adottarne uno.
Poi siamo venuti in Australia, e dopo una frenetica ricerca abbiamo trovato una casa.

Uno dei primi giorni, con ancora tutta la nostra roba ferma a Perth, in attesa di portarla qui, guardando fuori dalla finestra nel giardino sul retro ho visto due batuffoli di pelo.
Uno era bianco e grigio, a pelo lungo, l'altro bianco, grigio, nero e rosso, a pelo corto.
- Kittens! - ho detto a mio marito, guardando fuori.
- Look at the fluffy one, it's beautiful - ho aggiunto estasiata.
- The other one must be the sister - ha detto lui.
Così, senza molta fantasia - devo averla esaurita tutta con le tartarughe - abbiamo chiamato il primo micetto Fluffy, e la sorellina Sister.
Li abbiamo nutriti per lunghi mesi, prima che si fidassero abbastanza da lasciarci avvicinare a loro.

Fluffy e Sister
Avevamo sempre dei dubbi su Fluffy. Quel batuffolo di pelo sarà maschio o femmina? Abbiamo cercato di occhieggiare in mezzo al pelo, ma non si vedeva nulla e alla fine ne abbiamo dedotto che erano due gattine e sono andata dal veterinario locale per chiedere quanto sarebbe costato sterilizzarle e vaccinarle entrambe.
Era anche un modo per salvarle: da queste parti c'è un progetto governativo per salvare la fauna locale (bandicoots, potoroos, etc)dagli animali importati, ovvero volpi e gatti randagi. Il progetto si avvale di bocconi avvelenati che vengono sparsi con cadenza fissa. I parchi nazionali pullulano di cartelli di avvisi per i proprietari di cani, per evitare che i loro animali mangino le esche.

Un cartello di avviso 
Il veterinario mi ha sparato la cifra di 860 dollari per la sterilizzazione di entrambe le gattine. Il prezzo delle vaccinazioni non era incluso.
Sono tornata a casa, e con mio marito abbiamo deciso di pensarci su.

Pochi giorni dopo sono tornata a casa dal lavoro verso le 22.30, e mio marito mi stava aspettando alzato, cosa inusuale. Come ho aperto la porta, mi ha abbracciato e mi ha detto che quel pomeriggio una signora aveva bussato alla porta, dicendo che purtroppo aveva investito un gatto con la macchina, e chiedendogli se quel corpicino martoriato nel sacchetto fosse un nostro gatto. Mio marito aveva lanciato un'occhiata: era Sister.

Dopo questo episodio abbiamo fatto entrare Fluffy in casa. Abbiamo preso un appuntamento col veterinario per una visita, per sapere se la micetta era incinta, se aveva parassiti e genericamente com'era il suo stato di salute, specificando che la gattina era molto nervosa e poco disponibile a farsi manipolare da estranei. Forse bisognerà anestetizzarla, abbiamo aggiunto.
La segretaria ha riso, e ha detto che il veterinario era bravissimo e abituato a trattare con tutti i tipi di animali. Ci ha elencato i suoi titoli, tutti i master che aveva preso, il dottorato, tutti i riconoscimenti. Uno in gamba, insomma.
Il giorno della visita sono riuscita a mettere Fluffy in un trasportino e, tra miagolii disperati e pianti di puro terrore, siamo arrivati nello studio del veterinario, che ci attendeva con un'assistente.
- La anestetizzate per visitarla, vero? - ho chiesto.
L'uomo ha sorriso e, con aria di sufficienza, ha detto che non sarebbe stato necessario.
Sono stata fatta entrare in una stanzetta, dove su di un tavolo erano stati predisposti tutti gli strumenti necessari per la visita. Contro la parete si trovava una voluminosa libreria piena di testi e di targhe di riconoscimento.
Io mi sono tranquillizzata e mi sono messa in un angolo della stanza ad osservare la visita.
L'assistente ha aperto lo sportellino della gabbietta e ha tirato fuori a fatica Fluffy, che cercava di rintanarsi sul fondo. Poi l'animale ha morso e contemporaneamente assestato una bella zampata all'assistente, liberandosi, saltando sul pavimento e andando a nascondersi sotto alla libreria. Il veterinario l'ha tirata fuori, ma lei è saltata sul tavolo buttando per terra tutto quello che vi si trovava sopra e ha poi cercato di arrampicarsi sulla libreria, riuscendo a buttare per terra diversi libri e a danneggiarne uno.
Mentre mi mordevo la lingua, cercando di non dire: "Ve l'avevo detto, che l'anestesia ci voleva" l'assistente è riuscita ad acchiappare di nuovo la gatta e a chiuderla nel trasportino.
A questo punto il veterinario mi ha detto che la visita era finita, che la gatta stava bene, che sì, probabilmente era incinta perchè "le gatte randagie sono sempre incinte", che probabilmente aveva dei parassiti perchè era randagia, ora può andare, sono 200 dollari, grazie.

Cioè, 200 dollari per una non-visita e una sfilza di luoghi comuni che probabilmente potevo elencare anche io, che non so nulla di veterinaria.
Pochi giorni dopo abbiamo scoperto che qui nel Paesino nel Bush c'è un'altra clinica veterinaria, e abbiamo preso un appuntamento.
Questa volta abbiamo trovato persone senza master e dottorati ma con competenza, che hanno anestetizzato l'animale prima di visitarlo.
Al termine della visita sono andata a riprendere Fluffy.
- Buongiorno, com'è andata?
- Benissimo, Fluffy sta bene! ha qualche pulce, ma gli abbiamo già somministrato il trattamento adeguato.
- Ed è incinta?
- No. No, non lo è. In effetti Fluffy è un MASCHIO.

Bene. Ottimo. Se penso che il signor Veterinario Famoso ci ha detto che sì. probabilmente era incinta.. nemmeno in grado di riconoscere il sesso di un gatto.

Così Fluffy è diventato il nostro gatto. L'abbiamo fatto sterilizzare e gli abbiamo fatto mettere il microchip, i due passaggi fondamentali per poterlo registrare presso l'ufficio della contea.
Ci siamo abituati ad essere svegliati nel cuore della notte dai suoi miagolii affamati, abbiamo fatto il callo ai suoi pianti disperati quando facciamo la doccia ("Padrone, è bagnato lì!!! è pericoloso!! esci!!") ci siamo innamorati del suo codone foltissimo, delle zampotte con i ciuffi di pelo tra le dita, del suo essere discreto e riservato ed affettuoso allo stesso tempo.
Fluffy alla finestra

Pelosamente io
Dettaglio del codone e della zampotta pelosa.. sì, sono una crazy cat lady :)
Col tempo ci siamo accorti che Fluffy si stava attaccando troppo a noi, al livello di piangere disperato quando andavamo al lavoro e di farci le feste come un cane ogni volta che tornavamo a casa.
Abbiamo quindi deciso di prendergli una sorellina. Nello stesso periodo una mia collega aveva dei gattini da dare via, così siamo andati a vederli e abbiamo scelto una bellissima micina a pelo corto, che abbiamo chiamato Chai.

Quando l'abbiamo adottata, Chai aveva quasi tre mesi

I due gatti hanno immediatamente stretto amicizia e passano la giornata a giocare insieme, a leccarsi e a dormire l'uno accanto all'altra.

Che sonno...

Chai (anche detta Topilla per le dimensioni ridotte) è assolutamente adorabile. A differenza del fratello si fida di noi completamente e se fosse per lei passerebbe le giornate sopra di noi, ronfando. E' riuscita ad accattivarsi il nostro affetto al punto che tutti i disastri che combina passano in secondo piano :)
Non pensavo che avere degli animali domestici fosse così. Certo, a volte ci fanno impazzire, quando rompono qualcosa o vomitano sulla moquette, ma non si può descrivere l'affetto che danno o il loro modo unico di starci vicino. Sono meravigliosi.