domenica 28 febbraio 2016

We are ready.

Secondo il calendario Noongar - il gruppo aborigeno che abita nel sud del Western Australia -  l'anno è diviso in sei stagioni. I primi mesi dell'anno, i più caldi e secchi, coincidono con la stagione degli incendi. 
Gli incendi, qui nel bush, sono una realtà che non si può ignorare. Sono eventi naturali, solitamente appiccati dai fulmini e hanno una potenza devastatrice impressionante, con muri di fiamme alti oltre 15 metri che si muovono spinti dal vento. Ci si sente piccoli, qui. Gli incendi sono solo uno dei modi in cui la Natura può ammazzarti, in questo continente bellissimo, un modo per ricordarti che è lei la più forte. 
Dopo che il fuoco è passato, le piante ricrescono immediatamente, più belle di prima, una natura che rigenera se stessa dalle proprie ceneri, come la mitica fenice. 
Alcune piante e alcuni animali sopravvivono solo grazie agli incendi: ci sono alberi che possono fiorire (o rilasciare i semi) solo dopo che è passato il fuoco, o insetti che possono deporre le uova solo nella cenere calda. Un ciclo continuo di nascita e morte che si succedono in modo violento e inaspettato.

Ovviamente il governo fa tutto il possibile per salvaguardare le persone e le abitazioni e minimizzare il rischio. Ad esempio, appena inizia l'estate scatta il total fire ban, ovvero il divieto assoluto di accendere fuochi di ogni tipo, siano essi fuochi di bivacco, fuochi per cucinare o fuochi per bruciare l'erba appena falciata sul tuo campo. 


Le date del total fire ban variano da contea a contea, ma solitamente vanno da Ottobre a fine Marzo.

Da quando sono qui, ci sono stati innumerevoli incendi "grossi", che hanno catturato per settimane le prime pagine dei giornali e hanno costituito materiale per innumerevoli servizi televisivi. L'anno scorso c'è stato l'incendio di Northcliffe, che dopo aver bruciato migliaia di ettari di foresta si è avvicinato alla cittadina di Northcliffe che è stata dichiarata "indifendibile" costringendo all'evacuazione di tutti gli abitanti. Solo il cambio del vento ha salvato in extremis il paese.
Lo scorso Novembre mi trovavo nella cittadina di Esperance con mio marito, per una breve vacanza di tre giorni. Il secondo giorno, mentre entravamo in un locale per pranzare, è iniziato a piovere e a tuonare. Roba di dieci minuti, tanto che quando siamo usciti era già finito. Eppure, quel temporale così breve ha appiccato il fuoco, abbiamo visto da lontano la colonna di fumo. Quell'incendio, oltre ad aver abbattuto un sacco di abitazioni, ha falciato tre vite umane. 
Circa un mese fa c'è poi stato l'incendio di Harley e Waroona, a sud di Perth, che ha distrutto un centinaio di abitazioni. 
Questi sono solo alcuni dei più grossi, ma ci sono nuovi roghi quasi ogni giorno.

Con l'approssimarsi della stagione degli incendi televisione, radio e giornali ripetono allo sfinimento che occorre prepararsi. "Are you bushfire ready?" è il titolo della campagna pubblicitaria. 





Occorre preparare la propria casa e la propria vita all'eventualità dell'incendio. Pulire il cortile dalle sterpaglie, tenere gli alberi potati, pianificare una zona frangi-fiamme, preparare l'acqua e, se il rischio si avvicina, tenere pronta una valigia con abiti e cibo di emergenza in caso di evacuazione improvvisa.  


La presa di coscienza del pericolo è stata accompagnata da una scoperta che mi ha lasciata senza parole: In Western Australia ( forse anche nel resto dell'Australia, non so) i vigili del fuoco professionisti, quelli che sono pagati per fare questo lavoro, sono solo a Perth
Nel resto del paese ci sono i volontari, ogni paesino del bush ha il suo gruppo di volontari, che sono addestrati come se fossero professionisti a spese del governo del Western Australia. 
Per dare un'idea di quanto sia "il resto del paese", l'Italia ha una superficie di poco più di 300.000 km quadrati. Quella del Western Australia è di circa 2.530.000 chilometri quadrati, più di otto volte la superficie italiana. 
Non so perchè qui nel bush i professionisti non ci siano, immagino perchè la gente è poca. I professionisti vengono da Perth ad aiutare i volontari solo in caso di incendi di enormi dimensioni. 

Questa scoperta è stata associata subito alla domanda: "Sono solo volontari? E se non fossero abbastanza?" e da lì alla decisione di entrare a far parte del gruppo il passo è stato brevissimo.
Mio marito ed io siamo entrati nella bushfire brigade locale a Dicembre. 
Mi ricordo la prima riunione a cui abbiamo presenziato, alla caserma, nella stanza dietro al garage che ha i due camion in dotazione alla squadra.
Mi aspettavo di trovare un gruppo di omoni grandi e grossi, e ho scoperto che la nostra squadra (siamo una quindicina) è composta per la maggior parte da ragazzini di vent'anni. Loro spengono gli incendi, loro tirano fuori la gente dalle lamiere dell'auto incidentata, loro neutralizzano le perdite di sostanze tossiche o pericolose. 
Ognuno di loro lo fa solo come volontariato, solo per servire la comunità, e trovo che questa solidarietà che nasce dal fatto che  siamo pochi e dobbiamo aiutarci l'un l'altro per sopravvivere sia un lato meraviglioso del vivere nel bush.
Mio marito ed io finora abbiamo solo presenziato alle riunioni e alle esercitazioni, ma a breve inizieremo l'addestramento serio, quello che ci permetterà poi di scendere in campo e di dare una mano davvero. 
Per quanto mi riguarda non solo sono pronta, ma anche non vedo l'ora. 

mercoledì 10 febbraio 2016

Torta al miele e agrumi

Confesso che quando ho visto il tema della sfida proposto da Eleonora e Michael mi sono messa le mani nei capelli. Il motivo è che il miele non mi piace, quindi non solo la mia conoscenza a riguardo è estremamente scarsa, ma non avevo nemmeno idea di come si comportasse come ingrediente, quali abbinamenti fossero più appropriati e via dicendo.
Ho detto che il miele non mi piace, ma in effetti c'è un'eccezione. C'è un piatto al miele che adoro, e forse questo basta a contraddire l'affermazione precedente sulla mia scarsa simpatia per questo meraviglioso alimento. L'eccezione l'ho scoperta quando abitavo in Medio Oriente, ma non ha niente a che fare con la cucina araba.

Ad Abu Dhabi, nel quartiere di Al Markaziyah, dietro ad Hamdan Street c'è un dedalo di stradine e casupole basse. Svoltando nel punto giusto - e occorre sapere esattamente dove, altrimenti ci si perde - si arriva ad un ristorante, o meglio, una cafeteria russa. 
Chi arriva qui per la prima volta non rimane particolarmente colpito dall'ambiente: una stanzetta disadorna, pochi tavolini, il linoleum sul pavimento.. l'impressione negativa si accentua quando la padrona viene a prendere le ordinazioni: la sua espressione è accigliata, i suoi modi bruschi, come se invece di essere clienti le stessimo arrecando qualche fastidio. Può persino accadere che mentre state elencando le ordinazioni, lei vi interrompa con un "No!" perchè i piatti che avete scelto secondo lei non si abbinano bene tra di loro. 
Una volta assaggiati i suoi piatti si perde ogni diffidenza, perchè la signora è una cuoca meravigliosa e conosce molto bene la cucina del suo paese natale.  
Così, un giorno, mentre stavo ordinando il mio pranzo, la signora mi ha fatto seccamente notare che con i piatti che avevo scelto ci stava bene la torta al miele. Mi fido ciecamente di lei, quindi non ho obiettato e ho aggiunto la torta alla lista. 

Mi sono innamorata di questo dolce dal primo boccone, così oggi ho deciso di tentare di riprodurlo qui in Australia. La ricetta me la sono inventata, cercando di avvicinarmi più che potevo al ricordo che ho in mente.
La prima cosa che ho dovuto decidere è stato il tipo di miele da utilizzare. Il supermercato del paesino nel bush dove vivo offre una selezione limitata: ci sono vari tipi di miele senza indicazioni sulla qualità, che ho scartato a priori. C'era poi il miele di eucalipto, in alcune sue varietà, ma temevo che fosse troppo forte per il tipo di dolce che volevo proporre. Infine mi è caduto l'occhio sul miele di fiori d'arancio, e ho deciso che avrei usato quello. Ho deciso quindi di abbinare a questo miele una crema di arancio unita alla sour cream che caratterizza questo dolce. 
Manco a dirlo, il supermercato gli aranci in estate non li ha, così ho dovuto ripiegare sui limoni. 
Chiedo scusa per l'approssimazione delle dosi, sono sempre priva di bilancia.

Medovik al profumo di agrumi

Per la pasta:
2 uova
4 cucchiai di miele di fiori d'arancio
2 cucchiai abbondanti di zucchero semolato bianco
1 cucchiaio scarso di zucchero bruno
300 g di farina (circa)
1 cucchiaino di lievito
circa 80 g di burro

Per la crema
400 g di sour cream
il succo di un limone
3 cucchiai scarsi di zucchero semolato bianco
2 cucchiai di miele di fiori d'arancio
un cucchiaio scarso di maizena
un bicchiere d'acqua

Uno spicchio di arancia candita per decorare

Ho messo gli zuccheri in un  pentolino dal fondo pesante insieme al miele e al burro, ho spostato il pentolino su un fuoco bassissimo e ho mescolato finchè non si è sciolto tutto.

Ho quindi aggiunto le uova, e, fuori dal fuoco, la farina, impastando finchè non ho ottenuto una massa morbida e omogenea che ho fatto poi riposare in frigo per mezz'ora.

L'ho quindi stesa e ne ho ricavato sette dischi sottili del diametro di 12 cm, che ho poi cotto individualmente in forno a 170° per 7 minuti.


Ho cotto anche i ritagli di pasta, che ho poi sminuzzato. 
Mentre i dischi raffreddavano, ho fatto la crema al limone: ho unito zucchero e maizena in un pentolino, ho aggiunto l'acqua e quando il composto ha iniziato ad addensarsi ho unito il limone.

Ho lasciato raffreddare e ho poi unito la crema alla sour cream. 
Ho quindi iniziato a comporre il dolce, alternando gli strati con la crema e ricoprendo infine il dolce con le briciole ottenute dai ritagli.


Con questo dolce partecipo all'MTC di Febbraio.