venerdì 29 dicembre 2017

Una piccola e pazza festa di Natale

Il Freaky Village è un adorabile posticino pieno di gente fuori di testa.
Circa dieci giorni fa il coniuge è andato all'ufficio turistico del paese per chiedere alcune informazioni. E' stato dentro dieci minuti. Quando è uscito era diventato membro del comitato organizzativo del Festival delle Rose (l'occasione sociale annuale più importante, da queste parti) e, soprattutto, aveva ricevuto un invito (esteso anche alla sottoscritta) per una festa di Natale.

Da queste parti ci sono edifici nati come micro-scuole. Non dovete immaginare un istituto come quelli che conoscete, con un'aula per ogni classe. Parliamo di scuole piccolissime, con tipo 15 alunni in tutto, di tutte le età e riuniti in un'unica classe. Queste scuoline, attive fino a pochi anni fa, sono formate da una sola stanza, alcune hanno ancora le panche e i tavoli e si possono visitare. Vicino a casa, qui a 15 km dal Freaky Village ce n'è una, ed è lì che si teneva la festa.

Ci hanno detto di portare qualcosa da mangiare, per cui ho preparato una grossa teglia di pasticcini misti e all'ora giusta ci siamo presentati nel luogo indicato. 
Abbiamo conosciuto:
- un'adorabile coppia di mezza età di fotografi freelance, che un giorno ha venduto la propria casa a Perth e si è messa a girare l'Australia a bordo di un camper;
- una simpatica signora che ha un figlio che vive da qualche parte negli USA da vent'anni, in un capanno sul fianco di un vulcano, facendo lavori saltuari;
- un pittrice novantenne;
- un numero imprecisato di vicini, la cui abitazione è a meno di 2 km dalla nostra, tra cui un simpatico signore che ci ha chiesto se può mettere le sue arnie di api nel nostro giardino;
- una signora che gestisce una fattoria che produce esclusivamente lavanda;
- un numero imprecisato di persone anziane e curiosissime di ogni più trascurabile dettaglio della nostra vita;
- un signore di mezza età che mi ha raccontato di ogni festival musicale mai tenuto nella zona da quando lui ci si è trasferito molti anni fa.

Dopo aver parlato per circa un'ora e mezza, è arrivato Babbo Natale e ha consegnato i doni ai bambini. Poi c'è stato il BBQ, corredato di molte insalate di patate, una zuppa, del riso, alcuni cibi non facilmente identificabili e quintali di dolci. 
Abbiamo chiacchierato, riso, mangiato tutti insieme come se ci conoscessimo da sempre, sentendoci immediatamente parte di questa piccola comunità in mezzo alle foreste.
Siamo tornati a casa tre ore dopo, carichi di auguri, di sorrisi e abbracci da parte di persone che fino al giorno precedente non avevamo mai visto e che sono entrate improvvisamente nelle nostre vite.

I miei più sinceri auguri a tutti voi per uno splendido 2018.

domenica 24 dicembre 2017

Le dieci regole d'oro del trasloco

Sono esattamente dieci giorni che ci siamo trasferiti nella nuova casa, nel paesino che ho soprannominato Freaky Village e volevo condividere con voi alcune cose che ho imparato da questa esperienza.

1- Non fare i traslochi da sola.
Se tuo marito lavora, programma il trasloco per quando lui non ha impegni. Non pensare di fare tutto da sola. Almeno chiama un'amica, due amiche, se disponi di molti amici felici di aiutarti ad impacchettare, pulire, portare tutto nella nuova casa, spacchettare e pulire di nuovo chiamali e fatti aiutare.
Non passare tutti i tuoi giorni liberi facendo assurdi viaggi avanti e indietro con la macchina carica fino a scoppiare, specie se la casa nuova dista 250 km.

2- La roba da portare è molta di più di quello che pensi.
Anche se non sembra, la tua casa trabocca di oggetti che ti sono utili nell'immediato futuro o che vuoi comunque conservare perchè sono ricordi. 
Non pensare di poter stipare tutto nelle valigie in 2-3 giorni, hai bisogno sia di più tempo che di più contenitori. Inizia almeno due settimane prima e procurati delle scatole in quantità.



3- La fortuna è cieca, quindi cos'è che ci vede benissimo?
Incrocia le dita che vada tutto bene. Se due giorni prima del trasloco ti accorgi che la lavatrice perde, una buona idea potrebbe essere venderla, o regalarla a qualcuno. Se ti impunti che vuoi portarla a tutti i costi nella casa nuova, anche se lì la lavatrice c'è già, almeno renditi conto che non hai tempo per cercare un tecnico che la ripari. Quindi, non perdere tempo prezioso facendo disperate ricerche su internet e, per favore, non salvarti sul cellulare il numero di John Edwards, un tecnico per lavatrici che vive a 100 km di distanza e che no, non verrà ad aggiustare la tua.

4- Valuta bene se vale la pena di chiamare un camion per spostare il mobilio nella casa nuova.
Tipo, che senso ha portare mobili in una casa che prendi in affitto già ammobiliata? Non ha senso vero? specie se i tuoi mobili li hai comprati da AMART, il parente australiano povero dell'IKEA, e li hai montati tu, col risultato che sono tutti sbilenchi e mezzi rotti. 
Considera che, ad esempio, i due armadi in cui tenevi i vestiti potrebbero rompersi irreversibilmente nel trasloco senza che ne abbia alcuna colpa il trasportatore, il brav'uomo che hai pagato 900 dollari in contanti per portare nella nuova casa pregiatissimi mobili rotti di puro truciolato e una lavatrice che perde. 

5- Considera attentamente le circostanze.
Una volta che il tuo letto è stato smontato e portato dal trasportatore nella nuova casa, considera bene cosa ti conviene fare in caso tu debba passare ancora alcuni giorni nella casa vecchia. 
Ad esempio, non rifiutare l'invito di due amici gentili che si offrono di ospitarvi. I materassini gonfiabili con cui  pensi di poter dormire sul pavimento della casa vecchia non sono una buona idea.
Hai due gatti, te lo ricordi, sì? due gatti dotati di unghie che dormono con voi tutte le notti.
Se alla sera il tuo giaciglio è bello gonfio e alla mattina ti svegli con la schiena a pezzi e scopri di aver dormito su una sottiletta, non è che hai gonfiato male il materassino. E' che è bucato, accettalo.

6- Valuta in anticipo cosa devi fare nell'ultimo giorno di permanenza nella casa vecchia.
Ad esempio, se il contratto d'affitto dice che nella casa non deve rimanere spazzatura, organizzati in tempo, metti tutta la cartaccia e la roba da buttare in grandi sacchi e portali alla discarica nella settimana precedente, NON aspettare l'ultimo giorno. 
Specie se sei da sola a fare tutto. Specie se i sacchi sono 16. E, per la miseria, non metterti il cellulare in tasca. Quelli vocina che senti provenire dai tuoi pantaloni mentre arranchi verso la macchina trascinando trenta chili di roba da buttare proviene dal tuo cellulare. Hai chiamato per errore qualcuno, in questo caso John Edwards, il tecnico della lavatrice del punto 3. Chiudi la chiamata, ora non hai tempo per spiegare.
Prima di mettere in moto la macchina per andare alla discarica, assicurati che tutti i sacchi siano davvero sulla vettura. Quel PRONK che hai sentito mentre facevi retromarcia non è "niente". E' il sacco che conteneva la lettiera sporca dei gatti, quello che volevi mettere nel portabagagli ma avevi lasciato le chiavi in casa. Te lo sei scordato lì, ci sei passata sopra con la macchina e ora il tuo vialetto è stato concimato. Chissà come saranno contenti quelli dell'agenzia.



7- Per fare il trasloco non metterti magliette scollate.
Hai bloccato la macchina in una posizione oscena, metà sul vialetto e metà sulla strada, e stai raccogliendo alla meglio gli escrementi dei gatti. Se le macchine rallentano per guardarti, forse non è solo per l'attività che stai facendo, ma anche perchè sei chinata in avanti e stai mostrando le tue grazie a tutto il quartiere.

8- Non ti curare di quello che pensano gli altri.
Tipo, che importanza ha se il tizio della discarica ti guarda come se fossi pazza, quando gli confidi che hai con te 16 sacchi della spazzatura? Dirigiti nella zona indicata e deposita i tuoi sacchi in maniera ordinata. Se durante l'operazione hai di nuovo il cellulare in tasca, non c'è che dire, non brilli di eccessiva intelligenza. Ora hai chiamato di nuovo John Edwards. Prova a dirgli che hai sbagliato numero e spera che non ti denunci per stalking. 

9- Affronta le arpie dell'agenzia immobiliare a testa alta.
Stai andando a riconsegnare le chiavi. Raggio di Sole, l'impiegata che ti odia, cerca di ucciderti con lo sguardo. Ora, testa alta, è il tuo momento! Voce ferma, vai, dille che purtroppo alcune delle cose che erano sul contratto non sei riuscita a farle, succede! Non abbassare gli occhi, NON iniziare a dire che ti spiace che non sei riuscita a pulire i vetri e ti sei scordata di comprare un nuovo zerbino! Soprattutto, quando l'arpia ti guarda e ti chiede se hai fatto la disinfestazione per le pulci, non dire "quale disinfestazione?". Lo sai, cerca di fregarti. I termini del contratto erano che, in caso di animali in casa, avreste dovuto far fare una pulizia professionale della moquette e basta. Nessuno ha mai parlato di assurde disinfestazioni per pulci immaginarie. 
Non dire che non lo sapevi e che provvederai! Certo che non lo sapevi, non c'era nel contratto!

10 - Non ti complicare la vita.
Sai il tacchino da tre chili che avevi comprato per il Thanksgiving e che non hai cotto perchè tuo marito ha voluto comprarne per l'occasione uno più grosso? ecco, consumalo prima di fare il trasloco, oppure regalalo a qualcuno. 
In ogni caso, quando il trasportatore ti porta via il freezer, non portarlo ad un'amica chiedendole di tenertelo. Perchè poi, dopo aver riconsegnato le chiavi all'agenzia, ti toccherà passare da lei per recuperare il tacchino congelato. Poggerai l'animale in mezzo ai calzini puliti e accanto allo scolapasta pieno di vasetti di marmellata poggiato sopra lo stenditoio, in quel casino assurdo che è la tua macchina, stipata a più non posso di tutte quelle cose che "questo lo posso portare all'ultimo". 

Congratulazioni, ora hai fatto tutto, puoi iniziare l'ultimo viaggio verso la casa nuova. Ti aspetta una dimora sporca, piena di roba da mettere a posto. Sì, quello che hai appena visto è uno scarafaggio, che bello, li hai di nuovo come coinquilini! Per fortuna che ora hai ben due giorni per riposarti mettere tutto a posto prima di iniziare il nuovo lavoro full time a soli 80 km da dove vivi. Buona fortuna!

domenica 3 dicembre 2017

Solo un'altra giornata surreale qui in Australia

Antefatto
E' successo che qualche giorno fa mio marito è tornato a casa dal lavoro nel tardo pomeriggio, stanco morto. Si è seduto davanti al computer per guardarsi la posta e sgranocchiare qualcosa. 
Mentre era lì, Fluffy ha pensato bene di saltargli in braccio. Lo fa sempre, mentre il coniuge sta mangiando. Purtroppo il gatto ha le zampotte corte e non è molto bravo con i salti. Si è accorto che aveva mancato il bersaglio e così ha afferrato la prima cosa che gli è capitata, ovvero la tovaglia, e ci si è praticamente appeso. A causa dello spostamento improvviso, il bicchiere colmo che stava accanto al computer si è rovesciato sulla tastiera.
E' lungo da spiegare ma è successo tutto in tre secondi.

Il malfattore, mentre sta per cadere dal divano

Lo schermo ora ha un interessante pattern a righine colorate, stile televisione non funzionante degli anni '80, con caratteristico rumore bianco annesso.
Il coniuge mi guarda. Il negozio di assistenza computer più vicino è 100 km a nord del Paesino nel Bush. Questo senza contare che domani io devo andare nella casa nuova, nel Freaky Village, a 250 km a sud-ovest. E' fuori questione che il computer possa portarlo lui, a causa del suo lavoro e degli orari del negozio, così accetto di fare la piccola deviazione. 
Cosa sarebbe il mondo senza l'amore?

Capitolo 1 - distanza percorsa: 100 km
Alle 9.15 del mattino seguente sono nel negozio di assistenza computer.
- ...e quindi il gatto è saltato sul tavolo e il bicchiere si è rovesciato. Potete fare qualcosa?
Il tecnico mi guarda dubbioso. Ma guarda questa. Ha chiaramente rovinato il computer del marito e ora cerca di giustificarsi dicendo che è stato il gatto.
Mi dice che vedranno cosa possono fare. Sgancio 44 dollari ed esco.

Capitolo 2-  distanza percorsa: 220 km
Sono le 10.30 del mattino e sto passando vicino all'ennesimo campo pieno di mucche. 
Dall'altra parte della strada c'è un cartello, apparentemente identico, per forma e colore, ai normali cartelli stradali australiani che indicano la presenza di animali. Questo però è peculiare. Rappresenta un mucca con la testa alzata e la scritta "Moo cow".

Questo non è l'originale, ma era fatto così
Cerco di interpretarlo. Mi sta invitando a muggire alle mucche? oppure mi avvisa che sto passando accanto a mucche che fanno muu? o magari è il nome di un'azienda, tipo "Moo Cow Srl"? Qual è il senso di tutto ciò?

Capitolo 3- Distanza percorsa: circa 280 km
Ho l'impressione di guidare ininterrottamente dal Paleozoico superiore. Ho attraversato millemila villaggi deserti dai nomi più assurdi, ho visto laghi, colline, foreste e pianure. Non ho la più pallida idea di dove mi trovo attualmente, situazione che secondo il dizionario equivale a "mi sono persa". Arrivo all'ennesimo gruppo di case. Qui campeggia un enorme cartello con su scritto MEASLES..
Morbillo.
Sarà il nome della località? Scegli Measles per le tue vacanze, aria pura, mucche, tutta salute!
No, forse no. Decido che in ogni caso non lo voglio sapere

Capitolo 4- Distanza percorsa: 325 km
Per una stradina secondaria arrivo finalmente al Freaky Village. Qui scopro che:
- l'impiegata dell'ufficio postale sa il mio nome e il motivo per cui sono lì (ottenere una cassetta postale) senza che io debba aprire bocca.
- la nostra abitazione ha più di un indirizzo. E' il "Terreno 5972 in via delle Paperette Canterine" ed è anche "Via delle Paperette Canterine 821". Così, senza una ragione. Li possiamo usare entrambi, vanno entrambi bene, alcune utenze le avremo con un indirizzo, altre con un altro. Normale, qui. Mi dicono.
- Sul tetto della casa nuova di notte scorrazzano gli opossum. E vabbè, possiamo farcela.

Capitolo 5- Distanza percorsa: 525 km
Dopo un nuovo viaggio attraverso le foreste torno finalmente nel Paesino nel Bush.

Panorama intorno al Freaky Village 
Sono esausta. Accendo il pc e mi preparo una tazza di tè. 
Ora, sai quando trovi un sito interessante e ti aggiungi alla mailing list per poter restare sempre aggiornato? Io lo faccio spesso, forse troppo, e mi arrivano mail assurde da parte di gente che vuole vendermi olio, sapone fatto in casa, verdure e frutta in quantità.
Oggi ho una mail da parte di Linda J, che mi racconta l'incredibile storia che le è capitata: è andata a fare un viaggio in Italia col marito. Appena arrivati nel Bel Paese, il marito ha avuto un infarto, è stato ricoverato d'urgenza e ha dovuto subire un intervento di cardiochirurgia.
Accipicchia che fortuna. Comunque, una volta usciti dall'ospedale, i due hanno pensato di continuare il loro tour dello Stivale, così, senza problemi, perchè ormai il viaggio era pagato.

Finchè lui non ha avuto un secondo infarto. Perchè il medico italiano non gli ha detto che doveva prendere delle medicine. Oppure gliel'ha detto in Italiano. 
Dopo il secondo infarto gli hanno vietato di muoversi per almeno un mese. Linda era preoccupatissima di non poter più tornare a casa, ma si è rilassata quando ha saputo che le avevano falciato l'erba nella sua fattoria in Australia
E vabbè, tuo marito sta poco bene, ma vuoi mettere che bel prato, adesso?

Poi conclude dicendo che ora sono tornati a casa, il marito sta bene ma i maiali sono finiti. Proprio così, finiti. E dirmi questo, aggiunge, è il motivo ultimo della mail.

Ora, io non ho idea di chi sia questa Linda, nè perchè pensi che la carenza di maiali possa interessarmi in qualche modo. Sono assolutamente certa di non aver mai lasciato la mia mail in alcun allevamento di maiali, negozio di maiali o posti che si occupino di suini in generale.
Per un attimo mi viene voglia di scrivere a Linda per sapere come fa ad avere il mio indirizzo, poi decido di lasciar perdere.
Per oggi basta così.

martedì 28 novembre 2017

Cinque posti da visitare in Western Australia

Dopo un lungo viaggio aereo  siete finalmente arrivati a Perth, in Australia. 
Distrutti dal jet-lag vi siete rifugiati nel vostro hotel e vi siete addormentati come sassi. Il giorno seguente, dopo una corroborante colazione, avete visitato le attrazioni più importanti della città, siete stati a Kings Park, avete visto Fremantle, magari siete andati fino a Rottnest Island per vedere i quokka. 
Oggi che si fa?

Inauguro oggi una nuova rubrica del blog: con cadenza fissa vi proporrò 5 cose da vedere/mangiare/fare in Western Australia.
Iniziamo con cinque posti. Ho scelto la parola "posti" perchè non sono nè città nè paesi. Non sono in ordine di preferenza, almeno tre di questi li amo pazzamente allo stesso modo.
Pronti? Via.


1- Pinnacles


Di cosa si tratta: un piccolo deserto di sabbia gialla cosparso di peculiari formazioni calcaree alte fino a quattro metri.
Dov'è: dentro al Nambung National Park, vicino a Cervantes, a poco meno di 200 km da Perth. Prendete la Indian Ocean Drive verso nord, ci vogliono circa due ore e mezza.
Prezzo per visitare l'attrazione: 12 dollari, prezzo d'ingresso del parco nazionale.
Perchè ve lo consiglio: perchè è un posto surreale e bellissimo, non sembra nemmeno di essere sulla Terra.
Raccomandazioni: il deserto è piccolo, ma è pur sempre un deserto. Se decidete di fare l'itinerario a piedi (circa 2 km) assicuratevi di avere con voi crema solare ad alta protezione, un buon cappello, scarpe adatte per camminare e almeno un litro di acqua a testa. 
Se non volete camminare c'è anche un percorso da fare in automobile lungo 5 km e adatto a tutte le macchine. 

2- Yanchep National Park


Di cosa si tratta: Un piccolo parco nazionale a nord della capitale, famoso per l'unica colonia di koala nativi del Western Australia e alcune interessanti grotte.
Dov'è: 50 km a nord del centro di Perth, lungo la Indian Ocean Road.
Prezzo per visitare l'attrazione: gratuito
Perchè ve lo consiglio: Guardate la foto qui sopra: i koala sono tra gli animali più belli che esistano, sono morbidi, pelosi e ad alto coefficiente di pucciosità. Se siete fortunati li vedrete sul terreno, altrimenti dovrete adocchiarli tra i rami degli eucalipti. Le grotte non ho ancora avuto modo di vederle, ma sono piuttosto famose.
Raccomandazioni: nessuna in particolare. La crema solare è bene metterla sempre e non scordatevi la macchina fotografica in hotel.

3- Wave Rock


Di cosa si tratta: Un affioramento granitico antichissimo, scolpito dal vento come un'onda di pietra.
Dov'è: 336 km a sud est di Perth. Dalla città prendete la Brookton Highway in direzione Corrigin. Wave Rock è a tre km dal paesino di Hyden.
Prezzo per visitare l'attrazione: 10 dollari a macchina
Perchè ve lo consiglio: è una formazione naturale assolutamente unica e spettacolare. Non solo, ha un'importanza particolare per gli Aborigeni del luogo. Oltre a questo, se ci andate in primavera, la zona è piena di stupende orchidee selvatiche.
Raccomandazioni: Come sempre, crema solare, scarpe adatte per camminare, un cappello e dell'acqua da tenere in borsa. Da Wave Rock c'è un piacevole sentiero nella boscaglia che in poche centinaia di metri porta ad un'altra formazione rocciosa, a forma di testa di ippopotamo. 
Attenzione ai serpenti, nel bush è facile trovarne.

4- Little Beach


Di cosa si tratta: Una spiaggia da sogno, con la sabbia candida che contrasta in modo impressionante con l'acqua verde-azzurra dell'oceano.
Dov'è: All'interno del Two Peoples Bay National Park, a circa 450 km da Perth. E' un po' lontano, ma è perfetta se passate qualche giorno ad Albany, sulla costa sud. Dista da Albany circa 40 km.
Prezzo per visitare l'attrazione: 12 dollari (prezzo per l'ingresso giornaliero al parco nazionale: ci sono anche abbonamenti mensili e annuali molto convenienti).
Perchè ve lo consiglio: E' un posto da sogno. Davvero. Ed è quasi sempre vuota, come tutte le spiagge australiane fuori dalle grandi città.
Raccomandazioni: crema solare e cappello. Prima di tuffarvi nelle acque limpidissime, date un'occhiata alla superficie dell'acqua: da queste parti ogni tanto ci sono squali (come dappertutto, in Australia). Vi consiglio anche scarpe chiuse adatte per entrare in acqua: nel sud del Western Australia ci sono il pesce pietra, che si nasconde sul fondale, e il piccolo polpo dagli anelli blu. Sono entrambi letali.

5- Laghi rosa

Di cosa si tratta: in Western Australia ci sono parecchi laghi rosa, il più famoso è il Lake Hillier vicino ad Esperance. Tutti i laghi rosa sono accomunati dal fatto di avere l'acqua estremamente salata, spesso si possono vedere impressionanti fenomeni di cristallizzazione sulle rive. Il colore è dato da batteri alofili e microalghe rosse.
Dove sono: un po' ovunque. Ce ne sono parecchi, piccoli, a sud di Lake King. Uno che mi capita di vedere spesso è a nord di Cranbrook.
Prezzo per visitare l'attrazione: ovviamente gratuito, si tratta solo di trovare posto lungo la strada per fermarsi e guardare il lago.
Perchè ve lo consiglio: è inusuale e fuori dall'ordinario. Talvolta il rosa è estremamente acceso, quasi fosforescente
Raccomandazioni: i batteri che producono il colore rosa sono innocui, ma non mi sento di dirvi di farci il bagno, vista la concentrazione di sale. 

giovedì 23 novembre 2017

Paranoie novembrine

Ogni anno è uguale. 
All'approssimarsi di Novembre l'atmosfera inizia a farsi tesa e i discorsi tra me e mio marito iniziano a vertere su di lui, l'animale che dev'essere acquistato. Su quando lo dobbiamo comprare, su dove deve essere comprato e, soprattutto, su quanto grosso deve essere. 
Lui, il tacchino del Thanksgiving.

Un degno esemplare
L'idea strisciante è che non sia mai abbastanza.
- Siamo in dodici, basterà un tacchino di sette chili?
Il giorno della cena l'animale viene debitamente sgrassato, farcito e legato e infine cuoce per quelle cinque-sei ore, riempiendo la casa di quell'odore tipico di questa occasione e suscitando l'emozione negli occhi del consorte. La bestia fa infine la sua gloriosa apparizione sul tavolo apparecchiato e per un paio d'ore è la protagonista assoluta. Viene ammirata, tagliata, coperta di salsa di mirtilli rossi e mangiata insieme a tutto il resto. 

Matematicamente parlando, nonostante l'emozione e la volontà dei presenti di ingozzarsi come struzzi, ogni commensale non ingurgita più di un etto, massimo un etto e mezzo di carne, perchè lo spazio nello stomaco di ciascuno di noi è quello che è, e se il tacchino è il re della festa è anche vero che non è certo l'unico cibo disponibile sul tavolo.
Il risultato è che, una volta finita la festa, turkey leftovers recipes diventa la frase più ricercata su Google, la nostra tavola si popola per giorni e giorni di zuppe di tacchino, quiche di tacchino, insalate di tacchino, panini al tacchino ad ogni pasto, colazione inclusa, solo per finire i maledetti avanzi. Parallelamente, il nostro riposo notturno si fa più difficoltoso, i nostri sogni si popolano di montagne che si materializzano improvvisamente sopra al nostro stomaco, mentre bizzarri pennuti corrono qua e là ridendo a crepapelle.


Infine, più o meno una settimana dopo il fatidico giovedì, la carcassa della bestia viene finalmente buttata nella spazzatura e la restante carne suddivisa equamente tra i gatti e il congelatore. 
I micetti non la annusano nemmeno, a causa dell'overdose dei giorni precedenti, mentre la carne in congelatore resta lì un tempo indefinito finchè non viene dimenticata e poi buttata, con grosso rammarico della sottoscritta che odia sprecare il cibo.

Ogni anno i buoni propositi si sprecano. Quest'anno tacchino piccolo, piccolissimo, nano. Ripieno ridotto al minimo. Contorni vari aboliti, a meno che non possano essere mangiati nella loro interezza nell'arco della serata. Dolci? quali dolci? DIETA. Questa è la parola. Dieta.
Poi, semplicemente, non si può. Perchè è la tradizione, perchè mio marito è americano e ci tiene, perchè il tavolo deve essere imbandito e traboccante, quasi che il cibo stesso sia l'essenza del nostro "rendere grazie" per il benessere.

Il Thanksgiving è oggi, tra parentesi.
Io però oggi ho il turno del pomeriggio, quindi festeggiamo sabato. 
Avremo due ospiti, quindi saremo in quattro. Ho comprato il tacchino più piccolo che sono riuscita a trovare, tre chili di animale congelato che ora giace nel mio freezer.
La cena prevede tacchino farcito, ripieno extra da mangiare a parte, salsa di mirtilli rossi, patate al forno, green bean casserole, buttermilk biscuits, pumpkin pie e torta di ciliege.

Ieri sera mio marito mi ha guardata inquieto per un paio di minuti, quindi mi ha detto:
- Non so se la cena sarà abbastanza. Tre chili di tacchino basteranno per quattro persone? Forse potresti cucinare ancora qualcosa? magari il Boston bean pot (fagioli cotti con la melassa)? Ho paura che non ci sia abbastanza da mangiare.

giovedì 16 novembre 2017

Escape to the Freaky Village, seconda parte

Prima parte QUI.
I nostri progetti migratori verso l'ovest ( leggi: a circa 250 km ad ovest di dove siamo adesso) procedono, anzi, dalla fase progettuale siamo passati a quella esecutiva.

(Ok, ho scritto "verso l'ovest" e non potevo non mettere questo video).

Abbiamo trovato un signore col camion che ci porterà i mobili nella nuova casa. Ho dei flashback di questa esperienza qui, speriamo bene.

Un paio di giorni fa sono tornata laggiù, per sbrigare un po' di cose pratiche, tipo il cambio di contea dei gatti, scoprire come funziona il servizio postale e tutto il resto. Vi sintetizzo i punti salienti.

1- Trovandosi a 15 km dal Freaky Village, la nostra casa non è allacciata alla rete idrica. Da queste parti non è una cosa strana, come dicevo qui. Si risolve con una cisterna per l'acqua piovana raccolta dalle grondaie. No, non scherzo.

2- Ovviamente non c'è nemmeno l'allaccio del gas. Si usano le bombole, si possono comprare dal benzinaio.

3- Quanto alla spazzatura, in effetti il camion dove abiteremo noi non passa. Quindi possiamo A) arrangiarci a portare la nostra spazzatura alla discarica, oppure B) darci al compostaggio in maniera selvaggia e totalizzante.

4- Quanto alla posta - che ve lo dico a fare? - dove abiteremo noi non c'è la distribuzione porta a porta. Potremmo prendere una cassetta all'ufficio postale, ma sfortunatamente non ce ne sono di libere. La signora che gestisce il Post Office (che è anche giornalaio, centro scommesse e piccolo negozio) ci ha comunque detto che ci terrà lei la posta, telefonandoci ogni volta che arriva qualcosa. 

5- All'ufficio della contea sono stati molto gentili e mi hanno dato il "resident pack", un plico di informazioni utili per chi si trasferisce da quelle parti. Il plico conteneva:
- il benvenuto nella comunità da parte del presidente della contea;
- tre brochure sugli incendi e la necessità di creare un piano di emergenza qualora la casa fosse minacciata dal fuoco;
- una lista dei club presenti in paese, degni di nota il club femminile di freccette, quello di meditazione trascendentale, e quello per scrittori.
- una preoccupante lista dei serpenti più comuni della contea, tutti velenosissimi e in grado di ammazzare più persone con un solo morso. Tra questi ne spicca uno col nome, come dire, evocativo: il DEATH ADDER. La brochure invitava caldamente a preparare il compost (perchè evidentemente tutti lo fanno) dentro contenitori chiusi, onde evitare che residui di cibo all'aperto attirino topi che possano a loro volta attirare serpenti. 

Viva l'Australia! Ora vi lascio, vado a cercare online contenitori per il compostaggio e a controllare quante persone sono morte da queste parti bevendo la pioggia. 
Alla prossima.

domenica 12 novembre 2017

Di occasioni solenni e figuracce paurose

Mi hanno sempre detto che ho la testa tra le nuvole. La verità è che il mio cervello ha dei momenti di stand-by, in cui, suppongo, si riposa dalla gran fatica di dovermi sopportare 24 ore al giorno.
Sul serio, sono un caso disperato. Mi succede di andare a sbattere contro un lampione perchè non faccio attenzione, di non accorgermi di gente che mi saluta per strada, una volta mi sono perfino infilata nella macchina sbagliata all'uscita dal supermercato :D (impagabile la faccia dei due vecchietti seduti nei sedili anteriori!).
Un altro di questi momenti di stand-by è quando sono al supermercato: inserisco il pilota automatico e faccio la spesa, ma non mi accorgo mai di niente. 
Non succede solo a me, vero?

                                                                        *****

A parte il Natale, in Australia ci sono due festività particolarmente sentite. 
Una è l'ANZAC (Australia and New Zealand Army Corps) Day, che ricorda la battaglia di Gallipoli in Turchia durante la prima guerra mondiale, quando l'Australia combatté per la prima volta come nazione. L'ANZAC Day è il 25 Aprile ed è la quintessenza dell'identità australiana. Per l'occasione si organizzano parate, ci sono fuochi artificiali e innumerevoli commemorazioni dei caduti, le città si riempiono di striscioni e la frase "Lest we forget" appare ovunque.
La seconda festività è il Remembrance Day, dove vengono ricordati i caduti di tutte le guerre. Il simbolo di questa giornata è il papavero, per cui settimane prima si trovano ovunque in vendita spillette a forma di papavero da sfoggiare nel Remembrance Day. 

Lo so che non c'entra niente, che la scelta del papavero come simbolo
di questo giorno ha sicuramente un motivo diverso, ma a me viene sempre
in mente De André. Sono genovese, che ci volete fare. 
Il Remembrance Day cade l'11 di Novembre, e il momento clou della giornata sono le 11 del mattino ("at the 11th hour of the 11th day of the 11th month") l'ora e il giorno in cui venne firmato l'armistizio di Compiègne, che sancì la fine dei combattimenti della prima guerra mondiale.

Ieri poco prima delle 11 sono andata al supermercato, ho preso il carrello, ho dato un'occhiata alla lista della spesa e mi sono avviata tra gli scaffali. 
Ero alla cassa automatica, intenta a passare gli articoli sul lettore ottico, quando ho sentito un annuncio interno. 
Seriamente, quante volte ascoltate con attenzione questi annunci? Io mai. Di solito sono cose tipo "Annuncio interno: Anna è pregata di andare alla cassa numero otto" o cose del genere. Niente che possa interessare il cliente medio. 

L'annuncio parlava del Remembrance Day, ma l'ho ascoltato con un orecchio solo, sempre per la storia del cervello in stand-by. Mi sono detta distrattamente che la festa era così importante che ne parlavano anche al microfono interno.

E poi all'improvviso mi sono accorta che qualcosa era cambiato di colpo. Era sceso un silenzio surreale. E mi è venuto in mente che in occasione del Remembrance Day si osservano due minuti di silenzio.

Ho alzato la testa.
Tutti, dico TUTTI, stavano fissando me, l'unica cretina che non si era fermata ad osservare il silenzio e continuava a passare gli articoli sul lettore, provocando rumorosissimi BIIIIIIIIIIIIP e mostrando di non avere alcun rispetto per i caduti australiani in terra straniera, martiri della libertà, eroi nazionali.
Avrei voluto scomparire, volare via, dileguarmi senza essere vista, nascondermi da qualche parte, tuffarmi nei sacchetti della spesa, simulare una malattia mentale abbastanza grave da fungere da scusa per il mio comportamento irrispettoso.
Invece ho abbracciato il flacone di detersivo per la lavatrice come se fosse un orsacchiotto consolatore, ho abbassato gli occhi e sono diventata rossa come un pomodoro maturo. 

Mannaggia alla mia testa. Per fortuna tra un mese ci trasferiamo altrove. 

mercoledì 18 ottobre 2017

#metoo #quellavoltache

Sono impressionata dal numero di bloggers che seguo che ha postato la propria personale storia di orrore preceduta dall'hashtag #metoo o #quellavoltache. 
Sono impressionata per la percentuale: su circa 30 blog che seguo di argomento non culinario, quasi sulla metà è apparso un articolo legato a questa iniziativa! Quante sono le donne che hanno subito molestie, in un qualche momento della loro vita? 

In una delle loro storie, l'autrice si chiede quante siano invece le donne che tacciono, che non ne parlano, per vergogna o paura. 
Oggi ho deciso di raccontare la mia storia, per non fare più parte di questo inquantificabile e invisibile gruppo.

Come a molte altre donne, anche a me è capitato di ricevere apprezzamenti non richiesti per strada o manate sull'autobus, specie quando era molto pieno.
Questi però sono episodi momentanei, durano un secondo, e pur non giustificandoli affatto non sono tali da farmi stare male, mi scivolano addosso come acqua su di un impermeabile.

L'episodio che volevo raccontare oggi è diverso e molto più lontano, troppo lontano negli anni, fino a raggiungere un'età in cui nessuno mai avrebbe dovuto sfiorarmi.
Era il 1988, avevo sei anni.
Mi piacevano i fiori, i colori e fare le cornicette in fondo alle pagine del quaderno.
Frequentavo la seconda elementare in una nota scuola privata e nella mia classe c'era un bambino particolare. Era molto intelligente e sembrava più grande dei suoi sette anni. Era irrequieto e faceva fatica a stare fermo nel banco, era solito mentire e rubava piccoli oggetti, se li trovava in giro. Oggi un bambino così avrebbe un sacco di diagnosi, deficit di attenzione e iperattività e chissà cos'altro, ma era la fine degli anni '80, queste cose non venivano indagate in modo approfondito come si fa oggi, ed era bollato semplicemente come "irrequieto".
Una mattina stava parlando con due miei compagni di classe, e sentii volare la parola "tette", di cui ignoravo il significato.
Un paio di giorni dopo, poco prima dell'ora di pranzo, la maestra ci stava mandando in bagno a due a due, un bambino e una bambina, a lavarci le mani prima di andare a tavola. Il bagno dei maschi era attaccato a quello delle femmine.
Ricordo che stavo facendo pipì, quando lui è entrato e mi ha messo le mani addosso. Le ha infilate sotto la canottiera, dentro alle mutandine, senza che io avessi anche solo una vaga idea di cosa stesse succedendo.
Ricordo i suoi commenti, che non erano per nulla quelli di un bambino.
Ricordo la sua lingua nella mia bocca, l'odore, il luccichio nei suoi occhi. E' durato minuti interminabili, finchè non sono riuscita a strapparmi quelle mani di dosso, a divincolarmi e a scappare in classe, con lui che mi inseguiva cercando di riacchiapparmi.
- Ce ne avete messo, di tempo! - ci ha detto la maestra, quando finalmente ho raggiunto la porta dell'aula.

Ritengo di essere stata fortunata, in quanto un bambino di sette anni non può avere un'erezione, quanto meno non come un adulto. Altrimenti sarebbe andata molto peggio.
L'anno seguente, per motivi diversi, cambiai scuola. La prima (e unica) persona a cui ne ho parlato è stato mio marito.
Anzi, se mi conoscete personalmente, per favore non dite nulla ai miei genitori a riguardo. Servirebbe solo a sconvolgerli.
Oggi che sono adulta mi interrogo anche su cosa fosse successo a quel bambino, per renderlo così. Oggi con i cellulari e internet certi contenuti sono molto più accessibili, ma all'epoca tutto questo non esisteva. Mi chiedo se per caso non abbia subito violenze anche lui, e questa è l'unica ragione per cui ne nascondo il nome.

Uno dei motivi per cui volevo raccontare questa storia è che non ne ho mai letta una simile. Non sono sicuramente l'unica ad aver subito un'esperienza del genere, eppure quando si parla di abusi sessuali sui bambini si è sempre portati a pensare che l'orco sia un adulto.
Non è così. Se avete dei figli, non è mai troppo presto per parlare loro di cos'è l'abuso.
Fatelo, vi prego. Parlate alle vostre figlie, dite loro che nessuno ha il diritto di toccarle contro la loro volontà.
E se siete genitori di un maschio, insegnategli il rispetto. Non è mai troppo presto per cominciare.

martedì 17 ottobre 2017

Di pensieri sparsi e nostalgia

21 Novembre 2006, ore 11

L'aula è gremita, il tailleur è stretto, ho l'impressione che contenga a stento i battiti del mio cuore. Ansia. Ora tocca a me. La commissione ha tra le mani una copia della mia tesi - rilegata e con la copertina rossa - e se la passano l'un l'altro, mentre parlo. 
Poi la professoressa Martelli di Farmacologia si alza e mi dice:
- La sua tesi rasenta l'eccellenza. 
Mi rilasso di colpo. Poi il presidente dice "110/110 e lode" e mi sento leggerissima, quasi mi sembra di volare.
Me la ricordo così la mia laurea, quasi undici anni fa.

13 Ottobre 2017, ore 22

Sto tornando a casa dal lavoro e sono esausta. Chissà perchè mi è venuto in mente il giorno della laurea, con tutto quello a cui dovrei pensare. Il trasloco, sì. E tutto il resto, le utenze, il cambio di contea dei gatti, tutta la burocrazia. E il dover salutare tutte le persone che conosco qui. Certo, 300 km non sono una distanza enorme, ma quanti verranno davvero a trovarci? e poi il dovermi licenziare dall'attuale lavoro, iniziare il lavoro nuovo, in un posto nuovo, con persone sconosciute. E poi la parte più difficile, per me che sono vagamente sociopatica: conoscere nuove persone, creare nuovi legami.

Torcina, la mia macchina ventitreenne, si arrampica sulle colline, nel buio della notte. Leggera e silenziosa come i miei pensieri.
Ho detto silenziosa? no, in effetti c'è un rumore strano. E del fumo che esce dal cofano. Mmm. E la temperatura è schizzata oltre il limite massimo della scala. Meglio accostare.
Accosto, prendo il telefono. Per fortuna c'è campo. Parlo in fretta, nel buio, con dieci miliardi di stelle che scintillano sopra la mia testa.
Due giorni dopo la macchina è dal meccanico. 
- Head gaskets blown - è la diagnosi e no, non so nulla di motori e non so tradurre "head gasket", ma è per dire che  Torcina è spacciata.
Del resto, era venerdì 13, che pretendete? :)

17 Ottobre 2017, ore 8.00

Sono senza macchina, piove e ci sono 12°C perchè qui la primavera va e viene. 
Sto andando dal meccanico per recuperare tutto quello che c'è di mio dentro Torcina. Documenti, ombrelli vecchi, maglioni, tutte quelle cose che abitualmente lascio in macchina. Arranco per la strada avvolta in un impermeabile col cappuccio. 
Il mio problema è che sono schiava dei ricordi. L'unica cosa che vorrei poter prendere da Torcina e portare via con me sono le canzoni cantate a squarciagola andando al lavoro, i momenti di auto-coscienza ad alta voce di cui lei era la sola testimone, l'ebbrezza di avere una macchina mia e di imparare a guidarci sopra. Invece devo limitarmi a raccogliere gli oggetti, il contratto di vendita nel vano porta oggetti, un maglione sul sedile posteriore, due cappelli di paglia. 
Ho finito. Cerco di allungare il più possibile quei momenti, le scatto una foto col cellulare, faccio una carezza al cofano.
- Era la mia prima macchina - spiego al meccanico, che mi guarda perplesso.
Addio Torcina, grazie di tutto.

17 Ottobre 2017, ore 11

Ora immaginate di esservi laureati con lode, che ne so, in Letteratura. Vi trasferite in un altro continente dove la vostra laurea non è riconosciuta. Non potete insegnare al liceo, ma vi danno la possibilità di insegnare l'alfabeto all'asilo. Il lavoro è frustrante e demotivante, ma bisogna pur mangiare.
Poi un giorno traslocate a 300 km da dove abitate e trovate un altro lavoro. Lo stesso che state già facendo, cioè insegnare l'alfabeto, ma c'è una novità. 
Nel vostro attuale posto di lavoro non vi hanno richiesto nessuna qualifica, però in effetti per insegnare l'alfabeto all'asilo c'è un piccolo corso di un anno. La manager del posto dove lavorate attualmente non richiede che voi abbiate questo diplomino, in quanto la vostra laurea, pur non riconosciuta, è considerata una qualifica superiore e quindi più che sufficiente.

Il nuovo manager la pensa diversamente. Cioè, potete lavorare senza diplomino, ma se non lo otterrete il vostro stipendio resterà bloccato al primo livello, non importa l'esperienza. 
Allora urge avere il diplomino. La vostra attuale manager vi dice di non preoccuparvi, di portare i documenti comprovanti la laurea presso l'istituzione che fa il corso sull'alfabeto, per chiedere una "recognition of prior learning". 
In pratica si tratta di far vedere gli esami che avete dato e chiedere se c'è la possibilità non dico di non fare il corso, ma di ottenere il riconoscimento di alcune parti.

Stamattina sono andata al TAFE, l'istituzione che si occupa del corso sull'alfabeto.
Immaginate il seguente dialogo.

- Buongiorno, le cose stanno così e così, questi sono tutti i documenti comprovanti la mia laurea, come funziona, posso farmi riconoscere qualcosa?
- Eh, non saprei. Mi faccia vedere che esami ha dato... storia della letteratura...Epistemologia... Critica comparata... filosofia della scrittura.. eh, non so.
- Come, non sa? 
- Eh, non so. Lei è laureata in Letteratura, ma io come faccio a sapere che lei sa l'alfabeto? è quello che occorre insegnare...
- Sì..ma io ho una laurea in letteratura.. cioè, ovvio che so l'alfabeto, no? 
- Eh, ma qui non c'è scritto. Manzoni, Leopardi... ma la lettera N dov'è? e la P l'ha fatta? Sa cosa viene dopo la Q?
- Senta, ma io faccio questo lavoro, questo per cui voi fate il corso, da due anni e mezzo!!
- Eh, ma magari lo stesso l'alfabeto non lo sa...

Ovviamente io mi occupo di tutt'altro, non sono laureata in Letteratura, era per fare un esempio.
La tizia comunque mi ha detto di aver spedito tutti i miei documenti nel capoluogo regionale, e lì decideranno se posso saltare almeno una parte del corso. Chissà quando e se me lo faranno sapere.
Mi immagino una cosa di questo tipo:

Gentile signora, siamo davvero contenti di aver ricevuto la trascrizione dei suoi esami. Sfortunatamente è primavera e il caminetto è spento, altrimenti ne avremmo già disposto in modo appropriato. Oh, la laurea era con lode? E' ECCEZIONALE!!! allora useremo la copia del papiro di laurea al posto della carta igienica, la prossima volta che ne avremo bisogno.
In ogni caso il corso lo deve fare per intero.
Cordiali saluti

Sono tornata a casa sotto alla pioggia, con la sensazione di avere una balena attaccata all'impermeabile.
Se invece di farmi un mazzo così con l'università (dieci anni in totale, contando che ho frequentato tre diversi corsi di laurea) avessi fatto qualcos'altro, tipo un viaggio intorno al mondo, non sarebbe stato meglio? ne avrei guadagnato in termini di esperienza di vita, probabilmente avrei visto posti interessanti e conosciuto gente nuova. In dieci anni, sai quanto avrei potuto viaggiare?
E ora mi sentirei molto più leggera. 

sabato 14 ottobre 2017

Escape to the Freaky Village

Escape to the Country è un programma britannico che mio marito ed io guardiamo spesso, un po' perchè la scelta è quella che è, un po' perchè è divertente, un po' perchè dopo tre anni di Australian English l'accento britannico suona esotico ed interessante. 

Lo schema è sempre lo stesso: c'è una coppia, di solito di arzilli e facoltosi sessantenni, che vuole traslocare dalla città alla campagna e ha delle idee ben precise riguardo a come e dove deve essere la nuova casa. Il presentatore li porta nella zona prescelta e mostra a loro tre case, di cui generalmente una carina, una oscena e una "mmm.. devo pensarci". 

Pochi giorni fa mio marito ed io abbiamo vissuto la prima puntata della nostra personale ricerca di una nuova casa e abbiamo passato la giornata facendo continui paragoni col programma di cui sopra. 

Stiamo per trasferirci in una zona a circa 300 km da dove abitiamo ora. Saremo sempre nel Bush, ma più vicini alla costa ovest del Western Australia, in un paesino di circa 500 persone che chiamerò the Freaky Village. La ragione del soprannome sta nel fatto che è un posto alternativo, dove vivono pensionati, figli dei fiori, artisti e hipster.
C'è una libreria di libri usati senza personale addetto alla vendita, in cui vai, porti un libro che non vuoi più e ne prendi un altro in cambio gratuitamente.
C'è una scuola con ben 34 alunni.
C'è un pullmino di proprietà della comunità per le "gite sociali", che una volta al mese va anche a Perth, per portare fin lì chi ne avesse bisogno.
C'è un locale vegano-biologico-buddista, dove, seduto davanti ad una statua di Buddha, puoi gustare un curry di zucca e ceci biologici cresciuti nel giardino sul retro.
C'è un mercatino settimanale di prodotti locali, la verdura biologica prodotta dai contadini, il sapone fatto in casa, la bigiotteria artigianale. C'è anche una signora che vende muffins fatti da lei.
E' un piccolo posto adorabile in mezzo alle foreste, del tipo che visiti una volta durante una gita fuori porta e pensi che bello che sarebbe vivere lì.

Poi sono successe una serie di cose, tipo mio marito ha trovato delle opportunità lì per il suo lavoro, io sono andata a fare un giro della zona armata di curriculum e due giorni dopo avevo già fatto un colloquio ed ero stata assunta, il proprietario della casa dove abitiamo attualmente ci ha fatto sapere che vuole vendere la proprietà, insomma, tutta una serie di cose ci hanno portato a pensare ad un trasloco molto prossimo.
L'unico neo del Freaky Village è che si trova in una zona molto bella e questo si traduce in affitti altissimi. Avevo già parlato di quanto sia difficile trovare qualcosa non dico di bello, ma di anche solo vagamente abitabile senza spendere cifre assurde: ovviamente quello che qui nel Paesino del Bush avrebbe avuto un prezzo diciamo modico, nel Freaky Village diventa proibitivo e non avete idea di cosa la gente abbia il coraggio di mettere in affitto: posti in cui io non terrei nemmeno le galline.

Arioso monolocale in stile vintage immerso nella natura, in affitto per soli 1.600 $ al mese.
Sì, sto scherzando, ho preso la foto su internet. Ma non pensiate che gli annunci reali siano molto meglio. 
Abbiamo quindi guardato gli annunci, chiamato le due agenzie immobiliari del Freaky Village e infine preso un appuntamento per lo scorso lunedì per visitare ben cinque case diverse (niente appartamenti nel bush, sono tutte casette unifamiliari), tre con una agenzia e due con un'altra.

Arriviamo puntualissimi alla prima agenzia, succursale di una nota catena australiana di agenzie immobiliari. L'impiegata con cui abbiamo parlato al telefono non è disponibile ad accompagnarci, perchè si è portata i figli in ufficio e deve badare a loro. Così, senza problemi. Si vede che è normale, da queste parti. Con noi viene un ragazzino probabilmente assunto il pomeriggio precedente, che non sa nulla delle case, ad ogni domanda risponde che deve chiedere e ha l'entusiasmo di un bradipo in letargo.

Ci accompagna alla prima casa, la più economica, mille dollari al mese. E' piccolissima, interamente fatta di legno, ma non legno tipo chalet svizzero: legno tipo cuccia del cane, tipo fienile, con le pareti costituite di assi di legno incollate le une alle altre, niente mattoni. Tipo che se viene un po' di vento serio crolla a terra. Il gabinetto è un casottino in giardino. Gli attuali affittuari sono una coppia sulla sessantina e sono palesemente figli dei fiori con la passione per gli incensi e lo yoga.
- Se ci trasferiamo qui, come minimo troviamo della droga nascosta da qualche parte - mi dice mio marito. Concordo, e la casa viene bocciata in partenza.

La seconda casa è accanto alla prima. Molto più grande, troppo più grande, con un sacco di stanze. Le uniche sorgenti di riscaldamento sono una stufa a legna in cucina e un caminetto in salotto, entrambi ben lontani dalle camere da letto. La casa è in fibrocemento, quella schifezza misto-amianto che utilizzavano qui per costruire alloggi economici prima degli anni '90.
- C'è dell'amianto nei muri? - chiediamo al bradipo.
- Ehm, devo chiedere - risponde lui.
Bocciata.

La terza casa non c'è che dire, è bellissima. E' fuori dal paese, è in mattoni, addirittura ha alcuni alberi da frutto. Praticamente un sogno, soprattutto se paragonata alle altre.

Poi andiamo nell'altra agenzia. La titolare, che da questo momento in poi chiamerò la Pazza, ci fa accomodare e ci dice che, purtroppo, le case che volevamo visitare sono state affittate entrambe e lei non ha pensato di avvisarci perchè tanto sapeva che saremmo venuti lo stesso per trovarne una.
Con una sola frase ho perso tutta la mia credibilità e serietà professionale.
Qualcuno le ha per caso viste?
Ci dice che però, fortunatamente, ha altre due case sottomano. Però non ha le chiavi.
- Vi accompagno a vedere i giardini - ci dice - Perchè tanto, più che la casa in sè, è importante la posizione.
E no, non ci sta prendendo in giro, parla seriamente.

Benvenuto nel nostro ristorante!
Sfortunatamente il cuoco non ha pentole, quindi non possiamo darle nulla da mangiare.
Ma venga, la accompagno a vedere la cucina.
- Poi magari guardando attraverso i vetri riuscite lo stesso a vedere dentro! - aggiunge la Pazza.

No comment. Io sto già schiumando di rabbia e sono pronta ad alzarmi e uscire senza nemmeno salutare. Cioè, siamo venuti fin qui su appuntamento e ora ci dice che le case (che erano disponibili due giorni prima) ora sono affittate? Entrambe?? e non ha ritenuto necessario avvisarci? poi l'offerta di visitare altre case senza poterci entrare dentro mi sembra solo un'ulteriore presa in giro.

Mio marito però è un uomo di sangue freddo che non si arrabbia assolutamente mai. Con una cortesia infinita risponde che sì, siamo felici di visitare i giardini delle potenziali case.

Saliamo in macchina e seguiamo la Pazza, che ci precede con la sua macchina.
La prima proprietà si trova a 25 km dal paese, in mezzo alla foresta. Intendo proprio letteralmente, è stata costruita in una minuscola radura. Attorno, per chilometri e chilometri, ci sono solo alberi e una fittissima vegetazione di sottobosco. Il giardino ( un pezzo di foresta cintata adiacente alla casa) è stato lasciato crescere selvaggiamente dall'attuale proprietario, tanto che, entrando dal cancello, non riusciamo a trovare il sentiero per arrivare alla casa e dobbiamo farci largo tra la vegetazione ipertrofica, stile Indiana Jones in mezzo alla jungla.
La Pazza si è portata dietro il cane, un affarino peloso e minuscolo che, quando non rimane incastrato tra i rami, ci si infila tra le gambe mentre arranchiamo tra la vegetazione, rischiando di farci finire a gambe all'aria.
Quando finalmente riusciamo a raggiungere la casa (il "cottage" come lo chiama la Pazza) scopriamo che è fatto di lamiera, stile favelas. Le tende sono state tirate e purtroppo è impossibile vedere l'interno.
Poi ci racconta che il fiume passa lì vicino, e anzi, perchè non andiamo a vederlo?
Ci conduce dunque giù per un ripido pendio, fino ad arrivare al corso d'acqua che, maestoso e tranquillo, serpeggia in mezzo agli alberi.

Riprendiamo quindi la macchina (dopo esserci persi di nuovo tra gli alberi del giardino), torniamo in paese e visitiamo l'ultima casa (di cui vi risparmio la descrizione).

In realtà non c'è molto da scegliere, la terza casa sarà la nostra casa, nonostante il prezzo folle.
Trasloco tra un mese.

venerdì 18 agosto 2017

Storie molto australiane

Ieri, in pausa caffè.

Collega Enne: Ma sei poi riuscita a liberarti dei topi?
Io: Non lo so.. ho pulito tutto, non ne ho più visti e ho due gatti..
Enne: Guarda, qui i topi ce l'hanno tutti. Ci farai l'abitudine.
Io:....
Enne: comunque dai, non è niente di che. Solo topi.
Io: Insomma.. non è che sia proprio il massimo, averli in casa.
Enne: Guarda, fidati, non è nulla. Quando i miei quattro figli erano piccoli, ho vissuto per alcuni anni in South Australia, in una zona semidesertica, perchè mio marito lavorava lì come minatore. 
Non c'era nulla, hai presente? Nulla. Nessun posto dove portare i bambini, al di fuori del cortile di casa. E nel vialetto di accesso alla casa si fermavano le aquile wedge-tailed. Hai presente? hanno l'apertura alare fino a 3 metri di ampiezza, possono uccidere un canguro. 
Si fermavano nel vialetto, a guardare i miei bambini che giocavano. Ogni tanto le cacciavo, loro facevano un piccolo volo intorno e poi tornavano, sempre lì, con l'occhio sui miei figli.

Wedge tailed eagle, da internet

Foto da internet, per dare l'idea delle dimensioni
Io: caspita, che ansia! io non avrei lasciato uscire i bambini!
Enne: figurati, quattro bambini sotto ai sei anni.. era impossibile tenerli sempre chiusi in casa. E poi non credere che la casa fosse sicura: riuscivano ad entrarci serpenti e perfino le racehorse goannas.. sai, i lucertoloni, quelli che arrivano a due metri di lunghezza. Le hai già viste, no?
Io: Sì. Ma le goannas sono velenose? mordono?
Enne: no, non sono velenose. ma hanno degli artigli lunghi e affilati. E se le spaventi, possono salirti addosso.
Io: addosso?
Enne: sì, cercano di salirti sulla testa. A me è successo.

da internet: goanna che bruca un albero


Questa era sul giornale, qualche tempo fa: goanna sul muro di una casa
Enne: Avevo insegnato ai bambini come comportarsi. Se vedete un serpente state immobili. Se vedete una goanna scappate via. C'erano anche tantissimi ragni velenosi, ma quelli basta non toccarli.
Io: Gosh.. ma Enne, non potevate trasferirvi in Europa? non per dire, ma io ho vissuto in campagna, e l'unica raccomandazione di mia madre era: "Stai attenta a non cadere dagli alberi"...
Enne: ma dai! non è niente di terribile. In Australia è così. A proposito, quand'è che diventi australiana pure tu?
Io: il prossimo anno. 
Enne: ecco, hai un anno per abituarti!! :)

lunedì 14 agosto 2017

Ricordi di esperienze surreali

Oggi è una giornata di pioggia e freddo, qui nel Paesino nel Bush. Anzi, siamo anche in allerta meteo per una specie di uragano che potrebbe abbattersi sulla regione.
Siccome ho voglia di estate, di sole e di caldo, oggi mi sembra la giornata adatta per condividere con voi il ricordo di un viaggio fatto qualche anno fa.
Un pomeriggio di Luglio 2013 mio marito ed io eravamo nella splendida Tunisi, di cui avevo parlato QUI. Faceva molto caldo ed era pieno Ramadan, e ci eravamo rifugiati nella nostra stanza per sfuggire all'afa.
Ci attendeva un periodo di ferie e, complice la connessione internet, in quattro e quattr'otto e un paio di click abbiamo organizzato una vacanza low-cost in Francia e Germania.
Abbiamo visitato dapprima l'area della Foresta Nera e varie cittadine tedesche limitrofe, come Baden Baden e Friburgo, poi abbiamo attraversato il Reno e siamo passati in Alsazia, in Francia, percorrendo la strada da Colmar a Strasburgo in piccole tappe e visitando la regione. 

La Foresta Nera
Baden Baden
Vigneti sulla Route des Vines d'Alsace
E' stata una vacanza bellissima, durante la quale abbiamo avuto un'esperienza piuttosto insolita.
Eravamo a Baden Baden ed era primo pomeriggio. Avevamo passato la mattinata alle terme e stavamo cercando un posto dove andare più tardi a cena. 
Ci siamo quindi recati in un ristorante consigliato dalla nostra Lonely Planet, per prenotare un tavolo per la serata. Come entriamo nel locale, ci viene incontro un addetto alla sala. L'uomo ci guarda, spalanca gli occhi e accoglie la nostra prenotazione con visibile emozione.
Lì per lì non ci abbiamo fatto assolutamente caso. 
Siamo poi tornati più tardi e siamo stati immediatamente accompagnati al miglior tavolo della sala da pranzo. I camerieri sono stati estremamente solerti ed efficienti, siamo stati serviti per primi (anche prima di altri clienti arrivati prima di noi) e tutto ci è sembrato, letteralmente, al nostro servizio. 
Non ci era mai successo, ma non ci siamo fatti troppe domande, abbiamo pensato che forse i nostri piatti venivano cucinati prima per qualche strategia di servizio adottata dalle cucine, o cose del genere.
La cena è stata eccellente. Mio marito ha espresso al cameriere il suo apprezzamento per un particolare piatto, e il ragazzo è corso via immediatamente, per tornare poco dopo accompagnato dalla padrona del locale. 

A questo punto abbiamo avuto la certezza che c'era qualcosa di strano, specie quando la signora, anch'essa visibilmente emozionata, ci ha approcciato con un:
- Sorry, I didn't recognize you!

Come, prego?
La padrona ci ha quindi detto che il piatto in questione era un'antica ricetta segreta del locale, e ce ne ha descritto la preparazione.

Non so chi la signora (e il resto del personale) pensava che fossimo. Non siamo nemmeno riusciti a capire se si fosse rivolta solo ad uno di noi due o ad entrambi, a causa del fatto che "you" in inglese è sia la seconda persona singolare che la seconda persona plurale. 
Abbiamo dapprima pensato che fosse qualcuno noto localmente, tipo il campione regionale di canottaggio, ping-pong o qualche sport minore, ma abbiamo scartato subito l'idea perchè tutto il personale, come ci ha visti, si è rivolto immediatamente a noi in inglese e non in tedesco.

Secondo mia madre, siamo stati scambiati per William e Kate, in vacanza in incognito in Germania.


Secondo mio padre, siamo invece nientemeno che i sosia dei reali di Giordania, re Abd Allah II e la regina Rania.
A scanso di equivoci per chi non mi conosce, sfortunatamente la mia somiglianza fisica con Kate e Rania si ferma al fatto che apparteniamo tutte e tre alla razza umana e non va purtroppo oltre, ma del resto queste sono le identificazioni dei miei genitori, e sappiamo tutti la storia dello scarrafone.
No comment sul paragone tra mio marito, William e il re giordano: forse dovrei portare entrambi i miei genitori da un buon oculista.

Ora temo che l'uragano sia arrivato, c'è un vento pazzesco e sta piovendo a secchiate, per cui mi devo affrettare a spegnere. Alla prossima!

domenica 6 agosto 2017

Io, Jack Dawson e le gioie della vita nel bush australiano

Avete presente quando avete un problema, e improvvisamente accade qualcosa di ancora più grave, che fa sembrare il problema precedente come piccolo e insignificante? 
Ieri pomeriggio ero al lavoro ed era una giornata di quelle pesantissime, in cui sei da solo ad occuparti di tutto e tutti hanno qualcosa da chiederti e ti sembra di impazzire. Nel bel mentre, ricevo un messaggio da mio marito, che diceva pressapoco così:

- Ho scoperto perchè i gatti da due giorni si siedono davanti all'armadio della biancheria per la casa. Ho aperto l'armadio e Fluffy ha catturato un topo! 

Fluffy, con tutto il suo pelo
Da questo momento in poi, poichè la parola "topo" associata a "in casa" mi sconvolge qualcosa nel profondo, chiameremo l'immondo roditore Jack Dawson, come il protagonista di Titanic, di cui a sedici anni ero follemente innamorata. 

Jack mentre scruta i miei asciugamani, incerto su dove fare il nido

Apparentemente Fluffy si è lanciato su Jack Dawson, l'ha tirato in aria, e poi l'ha portato in cucina. E poi in salotto. Poi Finalmente mio marito è riuscito a mettere Jack su una paletta per la spazzatura e l'ha portato fuori. 
Alle 22 di ieri sera sono finalmente tornata a casa e la prima cosa che ho fatto è stato aprire l'armadio della biancheria, sul cui fondo, su un cuscino poggiato sopra alle mie scarpe nuove, mai indossate, giaceva una lunga scia di cosini neri, che ho subito identificato per quello che era: la cacca di Jack Dawson. Nel mio armadio della biancheria per la casa.
Il cuscino, che io avevo posto nell'armadio assolutamente intatto, era stato squarciato in un punto da aguzzi dentini, per creare una morbida a perfetta tana.
Mentre osservavo basita la scena, soprattutto perchè avevo aperto l'armadio ieri mattina per prendere un canovaccio con cui avevo asciugato i piatti e non avevo notato nulla di strano, Fluffy si è lanciato di nuovo verso l'armadio, evidentemente eccitato dall'odore di Jack Dawson, e si è letteralmente rotolato nelle feci di Jack prima che avessi il tempo di reagire. 

Abbiamo quindi allontanato il gatto e deciso di buttare il cuscino. Non ero psicologicamente pronta ad affrontare la possibilità che nell'armadio ci fosse anche Rose e gli eventuali pargoletti, così ho passato l'aspirapolvere, mi sono fatta una doccia, ho scritto una mail a mia madre e sono andata a dormire. 

"Jack, l'interno del cuscino è il posto ideale per allevare la nostra prole"
Naturalmente, il fatto di avere una potenziale famigliola di intrusi in casa non è qualcosa che concili il sonno. Ho cambiato posizione quindici volte, mi sono fatta una borsa dell'acqua calda, ho recitato mentalmente tutte le poesie imparate a memoria fin dalla prima elementare, i paradigmi dei verbi greci, le leggi della termodinamica, i rami dell'aorta toracica, ma di dormire non c'è stato verso. 
Ad accrescere l'ansia c'era anche il fatto che i gatti, che avevamo inizialmente stabilito di non lasciar entrare in camera per la notte, erano riusciti ad intrufolarsi lo stesso, e Fluffy stazionava come sempre sulle mie gambe.
Mentre le ore si snodavano lente in un confuso dormiveglia, la mia mente, che quando ci si mette è sadica come nessun altro, ha richiamato alla memoria l'esame di microbiologia e tutte le deliziose patologie potenzialmente trasmissibili da Jack e la sua eventuale famiglia. 

Spirochete, agenti patogeni della leptospirosi. Non sono adorabili?
Alle 7 del mattino, dopo lunghe ore insonni, mi sono alzata e ho acceso il computer. 
Vi do un consiglio spassionato: se vivete a migliaia di chilometri dai vostri genitori, non dite loro mai qualcosa di potenzialmente preoccupante. La mail che avevo incautamente scritto ieri sera ha ottenuto ben tre mail di risposta, dai tipici toni pacatissimi e per nulla allarmanti dei miei genitori. 
Si andava da "devi lavare i gatti" ( e come? li metto in lavatrice? tra l'altro oggi è domenica e non posso nemmeno vedere se al supermercato c'è qualcosa) a "devi passare la varechina su tutte le superfici" (varechina che non ho in casa, e comunque, quali superfici? quelle toccate dal topo o quelle toccate dai gatti, ovvero qualunque cosa?) fino a "ho chiesto in farmacia, i gatti li devi disinfettare" (seriamente, come faccio a disinfettare un gatto? con cosa, poi?).

"Povera idiota, non sa nemmeno come disinfettare i gatti!"
Poi mi sono fatta forza, mi sono vestita convenientemente, mi sono tirata su i capelli e ho preparato un piano di battaglia. Come già mi era successo quando abitavo in Medio Oriente e avevo a che fare con scarafaggi giganti (QUI, per chi volesse rileggere) ho avuto il fortissimo desiderio di poter trasformare ogni eventuale topo in qualcosa di più grosso e non disgustoso, tipo che so, un cerbiatto. Apro l'armadio, accarezzo il cerbiatto, rimuovo i petali di rosa (nei miei sogni posso trasformare anche le feci murine), faccio uscire la bestiola et voilà, fatto. 

Io stamattina, pronta per affrontare la famiglia Dawson
Comunque sia, durante l'ispezione non ho trovato nessun altro parente di Jack. Ho pulito tutto e ho buttato via molte cose e sono arrivata alla conclusione che Jack Dawson è arrivato qui passando dal pannello malmesso che fa da schiena all'armadio a muro. E' l'unica spiegazione plausibile, anche contando che ho due gatti che in caso contrario l'avrebbero intercettato ben prima che avesse il tempo di infilarsi nell'armadio.

Ora, per far stare i miei genitori tranquilli, ho promesso che domani farò le seguenti cose:
- contattare il veterinario, per chiedere uno spray disinfettante per gatti
- disinfettare interamente una stanza, quindi disinfettare i gatti con lo spray
- mettere i gatti disinfettati nella stanza disinfettata
- disinfettare tutto il resto della casa.
Ovviamente, nel caso il veterinario mi dica che non esistono spray disinfettanti, la mia promessa si ferma al punto uno, come spero.

Buoni propositi per il futuro:
- bloccare in qualche modo l'accesso a Jack Dawson, caso mai ci riprovasse
- smettere di raccontare cose preoccupanti ai genitori
- adottare un modo di vedere le cose più easy, tipo quello di una collega, che ieri dopo il mio sproloquio mi ha detto: "Sei nel bush, sai? qui è così".