martedì 9 febbraio 2021

Amicizie insolite, una piccola storia delicata

Ermanno* ha 95 anni e di cose ne ha viste tante. Troppe, probabilmente. Ha lo sguardo stanco di chi della vita ormai e' stufo.
Passa le giornate seduto su di una poltrona nella sua stanza. Sul muro alle sue spalle, foto di tempi lontani, di quando la moglie era ancora viva, di quando i figli lo venivano a trovare. Ermanno non le guarda mai. Sa che sono li', a testimonianza che la vita, prima, e' stata bella. 
Ora le giornate sono grigie, la depressione gli pesa sulle spalle e sul cuore.

Ogni giorno e' uguale al precedente e si svolge sulla poltrona. Ermanno non legge, non guarda la televisione, passa le ore con lo sguardo fisso nel vuoto, dal momento in cui si sveglia fino a quando il sonno non inizia a pesare sulle sue palpebre.
Una routine sempre uguale, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Ermanno rifiuta ogni tentativo di essere coinvolto nella vita della casa di riposo, si schermisce quando le animatrici provano a coinvolgerlo in qualche attivita', a qualunque cosa preferisce la sua poltrona, la liberta' di non prestare attenzione a niente e a nessuno se non a se stesso, una solitudine auto-imposta che dura da quando la stanza numero cinque e' diventata la sua. 

Io vedo Ermanno ogni giorno, ogni mattina lo lavo, lo vesto, gli faccio la barba. Assisto impotente al suo costante ripiegarsi su se stesso, al crescente disinteresse verso il mondo. E' come se ogni giorno lasciasse indietro un pezzetto di se', liberandosi pian piano di desideri, ricordi, sogni, interessi. Un lento processo di deumanizzazione che ha come traguardo ultimo la morte. 

Finche' un giorno, all'improvviso, succede qualcosa.
- C'e' un uccello che da due giorni si siede qua fuori nel giardino, subito fuori dalla porta-finestra. Magari e' malato o ha un'ala rotta. Puoi controllare? - mi chiede Ermanno.

Apro la porta-finestra, in effetti in mezzo all'erba c'e' una specie di colombo, non so il nome ma e' un volatile molto comune in questa parte d'Australia. L'animale e' accovacciato per terra, immobile, con lo sguardo fisso su di me. Appena mi avvicino vola via. Sembra in perfetta salute.



Alle dieci porto ad Ermanno una tazza di te'. La bestiola e' di nuovo li' fuori, accovacciata per terra, a circa un metro di distanza da dove si era sistemata prima. 

- Sei sicura che stia bene? - noto un'ombra di qualcosa di nuovo, nella sua voce. Una sfumatura di preoccupazione. Per la prima volta dopo anni, l'attenzione di Ermanno e' concentrata su qualcosa che non e' lui stesso, qualcosa di diverso, qualcosa del mondo esterno.
- Guarda, non sono una specialista, ma mi sembra che il colombo stia benone. Hai considerato che potrebbe essere il contrario?

La conversazione lo sta annoiando. Gia' non mi guarda piu'.
- Il contrario di cosa? - mi chiede, con voce incolore.
- Magari e' l'uccello ad essere preoccupato per te. Ti vede ogni giorno immobile in questa poltrona, magari lui pensa che sia tu quello che sta male o che ha una gamba rotta. 

Ottengo un piccolo sorriso, fugace come un arcobaleno dopo una pioggia estiva. 

Il giorno dopo, quando entro nella stanza col vassoio della colazione ed apro le tende, il colombo e' di nuovo li'. E non e' solo, ce n'e' anche un altro. 
- Ermanno, c'e' il tuo amico! e ha portato compagnia!

Il collo si allunga, un altro piccolo sorriso affiora sul viso stanco. Due sorrisi in due giorni e' piu' di quanto abbia visto in un intero anno. 

Non ho idea del perche' i colombi si soffermino davanti alla porta-finestra della stanza numero cinque. Ma so per certo che, da quando hanno fatto la loro apparizione, Ermanno passa il suo tempo a guardarli, e poi me li racconta. 

-... e ce n'e' uno un po' piu' piccolo, un altro che ha un segno chiaro sul collo. Una deve essere una femmina, magari quello piccolo e' il suo pulcino. E poi ogni tanto arrivano anche le gazze....

La storia e' finita. Non ha niente di eccezionale o di anomalo, non finira' mai sul giornale, si tratta solo di volatili molto comuni che passeggiano nel giardino di una casa di riposo australiana, piccoli fatti di ogni giorno, minuzie senza importanza. 
Eppure, da quando le bestiole hanno fatto la loro apparizione, una scintilla d'interesse e' sbocciata nel cuore del vecchio signore, donando alla sua vita una piccola sfumatura colorata. 

*Il nome Ermanno e' ovviamente di fantasia. 

domenica 7 febbraio 2021

Andare a vivere in una casa per criceti

 


Il Coronavirus ha portato inaspettate conseguenze, qui in Western Australia. Dopo una iniziale corsa per accaparrarsi l'ultimo rotolo di carta igienica, le frontiere internazionali sono state chiuse, l'assalto ai supermercati si e' per fortuna placato, il numero di contagi e' fortuitamente sceso, e l'Australiano medio e' stato preso dalla smania di abbandonare la sua residenza urbana per trovare rifugio in luoghi piu' bucolici e agresti. Il settore immobiliare ha subito un'impennata, immobili che giacevano invenduti da decenni hanno finalmente trovato nuovi acquirenti e gli sperduti villaggi australiani hanno ricevuto nuova linfa vitale. 

Il Freaky Village non e' stato esente da questo fenomeno e abbiamo assistito alla vendita di terreni e proprieta' che giacevano invenduti da tempo immemore. Nel contempo, una leggera ansia ha iniziato ad insinuarsi nelle nostre menti. Sono anni che sfogliamo pigramente le pagine degli annunci immobiliari, cercando una casa da comprare. Cosi', senza troppa intenzione di farlo in tempi brevi, ma sempre con un occhio sulla situazione locale degli alloggi.

- Ma sai che sono riusciti a vendere anche quel terreno poco  distante da qui? quello attraversato dal ruscello che esonda ogni volta che piove? quello dove non e' possibile costruire? e anche quella catapecchia orrenda sull'angolo della via principale, quella con i buchi nel muro rattoppati con gli stracci, hai presente?

Il fatto che la gente avesse comprato proprieta' che avevamo sempre ritenuto invendibili, ci ha portati a rivalutare la mollezza con cui avevamo sempre considerato l'opzione di acquistare. 

Per farla breve, in quattro e quattr'otto abbiamo individuato una casa in vendita ad un prezzo ancora potabile, siamo andati a visitarla, abbiamo fatto un'offerta, aperto un mutuo e ci siamo ritrovati proprietari di un immobile. Ullalla'. 


Mi ero gia' dilungata su quanto il concetto di "casa" qui sia diverso dall'idea che solitamente se ne ha in Italia, parlo in termini strettamente strutturali. In Italia non ti verrebbe mai in mente di chiedere all'agente immobiliare se l'edificio ha le fondamenta, o se possiede un isolamento termico adeguato, o di cosa sono fatti i muri. Le case vengono indiscutibilmente costruite in mattoni e sono fatte per durare. 

Qui l'idea e' diversa, specie fuori dalle citta'. La casa che compri oggi verra' venduta un domani non troppo lontano, per comprarne un'altra migliore. Puoi trovare alloggi senza fondamenta, con pareti di legno e alluminio, costruiti in un mesetto. I mattoni sono merce rara. 

- Descrivici la casa nuova! - mi hanno detto i miei genitori, subito dopo il trasloco.

La casa nuova e' bellissima, ho detto loro. Tutta bianca. Ha una veranda anteriore e una posteriore. Un giardino anteriore cintato da una siepe di rosmarino, con un vialetto e alberi di pero, e un immenso giardino posteriore, con querce, alberi da frutto, tantissime rose, un orto, addirittura una piccola serra..

- Di cosa sono fatti i muri della casa? - mi ha interrotto mio padre, conoscendo le carenze architettoniche australiane. 

- Ecco, non sono proprio sicura - ho esordito io, cercando di guadagnare tempo - esternamente si nota una materia metallica la cui superficie appare ondulata...

Caspiterina, un muro in pregevole lamiera!

Si tratta di lamiera, papa'. Lamiera, va bene? qui la usano anche per le case, non solo per i pollai. E non abbiamo le fondamenta, di questo sono certa. La casa poggia su pali metallici che qui chiamero' pomposamente "di acciaio" perche' fa molto cool. Magari poi sono davvero di acciaio, chi lo sa?


Per dignita' vi risparmio la descrizione dell'isolamento termico dell'abitazione. Comunque sia, al di la' di questo e altri difettucci, per noi il problema principale al momento e' che la casa ha una stanza in meno degli alloggi in cui abbiamo abitato in precedenza. In pratica e' grande quanto una casetta per criceti, e noi abbiamo TONNELLATE di roba, specialmente quintali di libri e scatoloni su scatoloni pieni di vecchio materiale scolastico appartenente al coniuge. 

Ovviamente di una buona parte di queste cose ci siamo accorti DOPO l'acquisto. Del resto, in quei sette minuti netti in cui visiti la casa con l'agente immobiliare non riesci a farti un'idea molto precisa e la disponibilita' di case nell'area e' quello che e' e c'e' di peggio, molto di peggio. 

La casa e' stata costruita nel 2013 per un'anziana signora di nome Margaret, che vi ha vissuto fino alla fine dei suoi giorni. Ora, uno si aspetterebbe che, una volta passato un periodo di tempo ragionevole dal triste evento, la famiglia inizi a mettere a posto. Questo lo teniamo, questo lo buttiamo, qui puliamo cosi' poi possiamo vendere la casa. 

Non ci e' ben chiaro cosa sia successo, ma questo processo non si e' verificato, e l'abitazione e' stata venduta "con tutto quello che contiene" come recita il contratto. Non solo i mobili che appartenevano a Margaret, ma tutti i suoi libri, le sue pentole, i suoi quadri. Tutti i soprammobili, le tovaglie, i canovacci, le giacche, le borse, la valigia con cui Margaret aveva fatto un viaggio in Inghilterra, la manciata di sterline che aveva conservato a ricordo di quell'esperienza, addirittura le bottiglie di olio e aceto ancora sul ripiano accanto ai fornelli, come se l'anziana signora fosse uscita di casa cinque minuti fa per comprare qualcosa e dovesse essere di ritorno tra pochi minuti. 

Tutta la vita di una persona negli oggetti che possedeva. I suoi interessi, i suoi hobbies. Una cassapanca piena di lana grezza tinta in casa con colori ricavati dalle piante del giardino. Un piccolo telaio da tessitura. La medaglietta appartenuta a Watt, un cagnolino deceduto probabilmente anni fa. 

Nei giorni del trasloco, mentre esaminavo questi oggetti decidendo cosa tenere e cosa buttare, avevo la stranissima sensazione di rovistare in una casa che non mi apparteneva, come se fossi stata una ladra. Avvertivo la presenza impalpabile di Margaret accanto a me. Mi interrogavo su quanto fosse giusto gettare via cose che per questa donna avevano avuto un significato affettivo particolare. Posso disfarmi della lana? buttare via la medaglietta di un cagnolino che non ho mai conosciuto ma che lei ha certamente amato?

Sono una ragazza sensibile, lo so.
E mi faccio problemi idioti.

E' passato qualche mese, dal trasloco. Ho donato quasi tutti i suoi libri, buttato una parte degli oggetti, altri li ho spostati in attesa di decidere di cosa farne. 

E poi c'e' il giardino, l'enorme giardino posteriore. Margaret adorava il suo giardino, ci passava ore. Quando siamo arrivati noi, piu' che un giardino abbiamo trovato una jungla, con tutte le piante ipercresciute, i rampicanti che si insinuavano ovunque, l'erba alta. 

Lentamente, lo sto rimettendo a posto, ho piantato un piccolo orto, sto facendo progetti di potatura per l'inverno. Piano piano ci stiamo sistemando, inventando nuovi spazi dove mettere le nostre cose. Ogni giorno sento che la casa diventa sempre piu' nostra, la presenza ingombrante della precedente proprietaria si va piano piano affievolendo. Abbiamo sistemato i libri negli scaffali e il pavimento non e' (ancora) crollato sotto al peso, hurra'!

E con questo, per oggi e' tutto. Un saluto dalla nostra casetta per criceti, alla prossima. 

Fluffy e Chai adorano il nuovo divano.