lunedì 18 marzo 2013

Aviofobia, istruzioni per l'uso

Avere una fobia è una cosa decisamente fastidiosa, parola di una che ci convive fin dall'infanzia.
Ho paura dei rumori forti da quando ho memoria. I tuoni, i fuochi d'artificio, i petardi, la porta che sbatte, la pentola che cade mi terrorizzano. Vedere qualcuno gonfiare un palloncino mi fa venire l'ansia. Incontrare per strada, in periodo natalizio, un gruppo di bambini con qualcosa in mano mi obbliga a cambiare percorso, col terrore che si tratti di raudi, miccette e tutta quella serie di piccoli mostruosi aggeggini progettati per detonare.
Anche in previsione di un rumore moderato, come il tappo dello spumante che salta, mi sento più tranquilla se esco dalla stanza.
Con gli anni sono riuscita a dominare un po' questa paura irragionevole. Oggi se sento un'esplosione riesco a mantenere un'espressione più o meno normale e a comportarmi in modo adeguato, a patto che non sia troppo vicina. Diciamo che ho imparato a conviverci, anche se la notte del 31 Dicembre sono obbligata a passarla chiusa in casa e con le orecchie tappate.
In ogni caso non si tratta di una paura invalidante, e con l'esclusione delle feste di Natale cammino per le strade tranquillamente. Ho sempre pensato di essere più fortunata di chi soffre di vertigini o di claustrofobia, perchè poter prendere un ascensore a volte è molto utile, ed essere in grado di osservare dall'alto un bel panorama è un'esperienza bellissima.

Una cosa che invece non ha mai destato in me la benchè minima preoccupazione è prendere l'aereo. Mi è sempre piaciuto volare, sentire il brivido nel momento in cui il velivolo si stacca da terra, guardare fuori dal finestrino terre e mari che lentamente scorrono sotto di me.
Tutto questo fino a poco più di un anno fa, quando mi è capitato di volare in una situazione non proprio ideale: vento fortissimo, aereo con qualche problema, pilota spericolato e hostess impaurite. E' durato solo un'ora, ma sono stati sessanta minuti di paura.
Da allora un'inquietudine crescente ha accompagnato i miei voli aerei, finchè, lo scorso Dicembre, poco prima di tornare in Italia per le vacanze, mi sono resa conto di avere davvero paura di volare, ed è stata una scoperta bruttissima, perchè se è spiacevole avere una fobia figuriamoci averne due.

I mesi sono passati. A Febbraio il governo australiano ci ha concesso la residenza in Australia, e anche se la meta precisa e la data del trasloco definitivo sono ancora da definirsi, abbiamo subito organizzato un viaggio esplorativo per la fine di Marzo. Da quando abbiamo comprato i biglietti una leggera apprensione ha accompagnato le mie giornate, un'ansia appena palpabile che ho sempre messo a tacere, ripetendomi che il viaggio era ancora lontano.
Tutto questo fino a ieri, quando ho finalmente realizzato che il "viaggio ancora lontano" è tra poco più di una settimana.
Mi ritengo una persona logica e razionale, e continuo a ripetermi che andare in Australia è un'esperienza bellissima, che è una terra interessante e ricca di cose da scoprire e che un giorno sarà la mia casa.
Mi ripeto che gli aerei sono i mezzi di locomozione più sicuri e che a causa delle leggi della fluidodinamica l'aria per l'aereo è solida come una strada.

Però non funziona, perchè una fobia è irrazionale, e tutte le parole che continuo a ripetere a me stessa mi danno l'impressione di essere di plastica, finte, artificiali.
Ora occorre calmarsi. Fare un bel respiro, pensare solo alla meta e non al viaggio. Sedersi, allacciarsi la cintura, tapparsi le orecchie mentre le hostess spiegano come comportarsi in caso di problemi e pensare ad altro.
Quando arriveranno le turbolenze - perchè in 15 ore di volo pensare di non incontrarne nemmeno una mi sembra utopistico - posso sempre adottare il favoloso metodo che ho scoperto recentemente, durante il volo di andata e ritorno dall'Italia.
Quando l'aereo comincia a ballare, ballo anche io. Restando seduta al mio posto mi muovo da una parte e dall'altra, avanti e indietro, come se stessi danzando. In questo modo, vi assicuro, è impossibile distinguere tra i sussulti del velivolo e i propri movimenti, e ci si può illudere che non ci sia nessuna turbolenza.
E' un metodo che funziona. Ha qualche effetto collaterale, come la perplessità e le occhiate stupite degli altri passeggeri, ma in fin dei conti ne vale la pena.