mercoledì 30 maggio 2012

Amicizie mediorientali

A. viene dalla Giordania, e qui non si trova tanto bene. Sta cercando un'occupazione, ma benchè sia laureata non è facile trovare lavoro in questo paesino, così sta tutto il giorno in casa, a pulire, a cucinare e a badare ai suoi tre bambini.
A. ha 28 anni, parla un Inglese un po' zoppicante ma si aiuta con i gesti, e si capisce perfettamente. E' una musulmana osservante, come suo marito, come chiunque, qui.
La prima volta che sono andata a trovarla avevo paura che non avrei avuto nulla da dirle. Avevo paura delle barriere culturali, delle mille differenze che ci sono tra noi due. Lei era tesa e sospettosa, e, come me, con qualche pregiudizio.
Abbiamo cominciato a parlare. All'inizio lentamente, con difficoltà. Poi abbiamo constatato che in fin dei conti non eravamo poi così diverse, e anzi, avevamo un sacco di cose in comune. Ho scoperto una ragazza molto intelligente, allegra e solare.
Oggi A. è una delle mie più care amiche. E con "amica" intendo proprio un'amica vera, quella a cui chiedi conforto nei momenti di solitudine e crisi, quella con cui dividi segreti ed esperienze, quella che se hai un problema a lei lo puoi raccontare. Come ama dire A., "siamo come sorelle".
Certo, le differenze culturali ci sono. Ma invece di essere un ostacolo sono qualcosa da scoprire, un oceano inesplorato e interessante. E ogni giorno mi accorgo sempre di più di quanto invece siamo simili, come mentalità, abitudini, preferenze. Anche i piatti che cuciniamo, pur diversi, hanno in comune la maggior parte degli ingredienti, quelli della tradizione mediterranea.

A. ha tre bambini, tre piccoli tesori. Il Bambino Grande, è, per l'appunto, il maggiore. Ha cinque anni, ed è incredibilmente intelligente ed educato. E' molto vivace, e predilige tutti i giochi movimentati e troppo esuberanti per un piccolo appartamento, come correre sullo skateboard, giocare a calcio o andare in bicicletta. Quando non è impegnato in attività scatenate, si diverte a scrivere. Conosce non solo tutte le lettere arabe, ma anche tutte quelle del nostro alfabeto.
"Però ogni tanto ne dimentica qualcuna"  mi raccontava crucciata A. mentre io cercavo di ricordare se ho mai conosciuto un solo bambino di 5 anni che ancora prima di iniziare la scuola conosca già due alfabeti.
La Peste è il figlio "di mezzo". Quattro anni, vivacissimo. La sua peculiare caratteristica è di fare sempre quello che non dovrebbe, in particolare dare fastidio alla Principessa, la terzogenita.
Se lei sta guardando la televisione lui cambia canale, se lei sta utlizzando un giocattolo lui glielo porta via.
La Principessa è l'ultimogenita. Ha un anno, ed è nell'età "sto cercando di suicidarmi". Se ti distrai mezzo secondo lei tenta di salire in piedi sulla palla, di mettere le dita nella presa della corrente, di fare tuffi di testa dal divano al pavimento, di inghiottire qualunque oggetto piccolo e potenzialmente occlusivo, come le monete.

A. e i suoi tre bambini sono entrati a pieno titolo nella mia vita, colorandola di sfumature inaspettate e bellissime.


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