sabato 20 settembre 2014

Un biglietto e tanta emozione

Era una mattina di Gennaio del 2012 e la macchina correva rapida verso l'aeroporto di Malpensa, terminal 1, da dove di lì a poche ore sarebbe partito il mio volo. 
Nel bagagliaio c'erano due valigie piene di vestiti, libri, lenzuola, tovaglie. C'era la macchinetta per tirare la pasta, una mezzaluna, un tagliere, una grattugia. E poi un barattolo di olive taggiasche sott'olio, un pacco di farina di farro, una confezione di trofie.
E da qualche parte, forse in mezzo ai calzini o dentro allo scolapasta, c'era anche tanta emozione, tanta curiosità e un filino di ansia, perchè il biglietto che stringevo tra le mani era uno di quelli che non si scordano.
Era un biglietto di sola andata per il Medio Oriente, per la nuova vita che mi aspettava insieme a mio marito. Era la conferma che stavo lasciando il mio paese per un altro posto di cui non sapevo nulla, con un'altra lingua, un'altra religione, un'altra temperatura, altri usi e costumi.
Ho salutato i miei genitori, ho preso le valigie e mi sono avviata al check in. 
La cosa che ricordo maggiormente di quel volo è l'impazienza con cui attendevo di atterrare, mentre quelle sette ore passavano con una lentezza esasperante. Non avevo paura, non provavo nessun dolore ad aver lasciato l'Italia. Volevo solo atterrare, abbracciare mio marito che mi aspettava agli arrivi e iniziare finalmente insieme a lui la mia nuova vita di donna sposata. 

Così è cominciata la mia vita da espatriata. Abbiamo vissuto per due anni nella casa in mezzo al deserto, dove ho combattuto con gli scarafaggi, la muffa, i soffitti che gocciolavano e le finestre che non si potevano aprire. Ho familiarizzato con i 50°C estivi, le tempeste di sabbia e i banchi di nebbia. Ho scoperto quanto possa essere bello il deserto, quanto il mare dei tropici sia ricco di una fauna straordinaria. Ho provato sulla mia pelle la meravigliosa ospitalità araba, ho conosciuto persone straordinarie che ricorderò per sempre.
Ho avuto un sacco di esperienze, alcune belle, altre meno, ma tutte mi hanno permesso di scoprire qualcosa in più sulla cultura, sugli usi e costumi di questo paese.

Poi è apparsa all'orizzonte la possibilità concreta di una vita in Australia. Abbiamo ottenuto il visto di residenza permanente, abbiamo fatto viaggi esplorativi e tantissimi progetti.
Infine, pochi giorni fa, con grande emozione ci siamo ritrovati tra le mani un altro biglietto importante, quello di sola andata per questo bellissimo continente.
All'inizio del 2015 ci trasferiremo in Australia.

Nell'ultimo mese sono diventata un'esperta di traslochi intercontinentali, spedizioni cargo, dazi doganali e documenti vari. Ho fatto lunghi inventari delle cose da portare, ho fronteggiato i malumori dei parenti alla notizia del trasferimento, ho cercato di spiegare le cose in modo chiaro e comprensibile per tutti (non sempre ci sono riuscita, purtroppo), ho cercato di pianificare e organizzarmi nel miglior modo possibile. 

Sono emozionata, emozionatissima. Nello stesso tempo però mi sembra tutto irreale. Forse è perchè mi sono talmente abituata a stare qui che faccio fatica ad impostare la mia mente su altre frequenze. Faccio fatica a pensare che tra pochi mesi potrò finalmente lavorare, potrò vedere un paesaggio senza sabbia, con alberi e prati e un clima più gradevole.
Ogni tanto ho bisogno di prendere il biglietto e guardarlo, per convincermi che davvero non è un sogno.

Chissà come sarà. L'ansia sale, sempre di più.
Questa mattina mi sono svegliata come al solito alle 4.45 e ho atteso che arrivassero le 5 e la sveglia suonasse. Poi mi sono resa conto che oggi è venerdì, il primo giorno del weekend, quindi mio marito non doveva andare al lavoro e avrei potuto dormire ancora.
Mi sono alzata e ho fatto due passi per casa, al buio. Fuori la città dormiva. Non una macchina nelle strade, nessun passante, niente. Anche il sole sembrava essersi dimenticato di sorgere. L'unica persona perfettamente sveglia alle 5 del mattino di un giorno festivo ero io.
Ho tirato un sospiro e sono tornata a letto, a guardare il soffitto e a pensare al trasloco, cercando di stare più ferma che potevo per non disturbare il coniuge che dormiva tranquillo.
Australia, aspettaci. Stiamo per arrivare.