martedì 30 ottobre 2018

Aggiornamenti

Eccomi qui di nuovo, dopo qualche mese di assenza.
In questo periodo di silenzio ho vagliato il significato della parola "interessante". Quello che mi succede e di cui racconto sul blog è interessante? per me sì, perchè è la mia vita, ma magari ad eventuali lettori non interessa affatto. 
Supporre che altre persone dovrebbero essere interessate alla mia vita è egocentrico e/o narcisistico? Dovrei cambiare il soggetto dei miei post? chiudere il blog? consultare uno psichiatra perchè mi pongo il problema?

Il motivo per cui sono di nuovo qui oggi è che ho realizzato che per me scrivere è soprattutto uno sfogo. Lo faccio per me stessa, scrivendo riesco ad analizzare meglio le cose e a vagliare le circostanze. 
Al piccolo gruppetto di persone che nonostante tutto mi segue: sappiate che vi voglio bene e che ogni commento che postate per me è preziosissimo fornendomi un punto di vista diverso.

Detto questo, gli ultimi mesi hanno portato poche novità. A Maggio sono venuti a trovarmi i miei genitori, per la prima volta dopo tre anni mezzo in Australia. Si sono fermati due settimane, una toccata e fuga considerando la distanza, ma sono loro grata per la visita. Ho programmato attentamente cosa fare e dove portarli, sono riuscita a fargli vedere un po' di Western Australia e a dargli un'idea di come si vive qui. Sono stati gentili e cortesi, non intrusivi nell'intimità della nostra casa, attenti a non disturbare i ritmi e le abitudini. 
In due settimane mio padre ed io non ci siamo scannati nemmeno una volta e, se tralasciamo il pomeriggio in cui per un'ora e mezza l'augusto genitore mi ha fatto domande sul criterio di costruzione dei tetti da queste parti ("papà, non ne ho idea, non sono architetto, piantala di chiedermelo"), posso tranquillamente dire che tutte le nostre conversazioni sono state rilassate e pacifiche.

Poi sono ripartiti, lasciando dietro di loro un vuoto che per metà è la nostalgia di poterli vedere solo una volta all'anno (quando va bene), dall'altra l'angoscia leggera che mi cresce nel cuore alla consapevolezza che sono figlia unica, vivo in Australia e ogni volta che li vedo li trovo impercettibilmente invecchiati rispetto al nostro incontro precedente. Mi chiedo quanto sentano la mia mancanza, come potrei eventualmente aiutarli, quando verrà il momento in cui avranno bisogno. E' una cosa di cui dovremo parlare insieme, con calma. 
Occorre trovare una soluzione in anticipo, in maniera che se qualcosa succede c'è già una procedura ideata e scritta, che basta seguire anche quando hai la testa piena di altro, anzi, soprattutto quando hai altro per la testa. Quando l'imprevisto accade non è il momento in cui si è più lucidi, e sicuramente le decisioni importanti non vanno prese di corsa. 

Sullo sfondo c'è anche il rapporto con il mio paese natale. 
Il posto in cui viviamo è come un enorme puzzle, di cui noi rappresentiamo una tessera. Il puzzle però non è statico, ma cambia continuamente e noi ci adattiamo a quello che succede, cambiando i nostri confini e spostando i margini. 
Andando a vivere all'estero ci si accorge che il paese che hai lasciato è cambiato piano piano, ma tu non sei mutata con lui. Ovviamente sei mutata come persona: sei cresciuta, come ogni essere umano fa. Quella che non è mutata è la visione del paese: se io penso all'Italia che conosco, penso all'Italia com'era negli anni '90 o ai primi anni 2000, ma il paese è cambiato tanto da allora e io non mi ci riconosco più, anzi, di alcuni aspetti dell'Italia di oggi ho addirittura paura.
E' da tanto che mi sono accorta che la mia tessera non si incastra più nel puzzle dell'Italia. Questo mi mette malinconia e ansia, ovviamente. 
Se mi chiedete se la tessera si incastra col puzzle australiano, rispondo "ni". Mi sto abituando a questo paese di cui molto prossimamente diventerò cittadina, ma alcune cose non le sento mie, non le capisco o non le condivido. Ho sentito espatriati che sono qui da anni che ormai si identificano completamente come australiani, altri che nonostante la distanza sono riusciti a mantenere quel rapporto col paese natale che per me ormai è già spezzato. 
Il mio incubo è di restare nel limbo, non da una parte ma non completamente nemmeno nell'altra, una tessera sbagliata per entrambi i puzzle e sì, ho conosciuto anche persone in questa situazione.

A volte, soprattutto in questi giorni, ho l'impressione di essere un'ospite sgradita.
Ho scoperto una manciata di giorni fa che al momento non è possibile che io riesca ad ottenere il riconoscimento della laurea. Ho avuto alcuni momenti di panico, in cui mi sono sentita intrappolata in un lavoro che odio, con inutili anni di università alle spalle in cui avrei potuto tranquillamente fare qualcos'altro.
Poi ho scoperto che, anche se la laurea non è riconosciuta, ho comunque la possibilità di iscrivermi ad un post graduate course. Sarebbe a Perth ovviamente, a 300 km da dove vivo, e costerebbe quanto i miei organi interni nel loro complesso (per dire, si paga per sostenere ogni singolo esame: primo esame, 6.000 dollari).
Certo, ci sono i finanziamenti, le borse di studio per chi vive nel bush e tutto il resto, ma ancora non sono sicura che questa sia la mia strada. 

Insomma, è un periodo di incertezza e di dubbi. Penso che capiti a tutti.