domenica 29 marzo 2015

An impressive résumé: alla ricerca di un lavoro nel bush

Io ho avuto un percorso universitario peculiare. Dopo il liceo mi sono iscritta ad un corso di laurea scientifico molto particolare, che ho lasciato con molto dolore dopo tre anni per idiosincrasia matematica. In parole spicce, i numeri mi odiavano. Quanto più io mi sforzavo di capire, tanto più loro diventavano incomprensibili ed arcani, rifugiandosi tra matrici e valori assoluti e annidandosi nel cuore di funzioni e integrali per me impossibili da risolvere.
Dopo questa esperienza ho deciso di cambiare radicalmente, e, molto per caso, mi sono buttata nelle professioni sanitarie. Qui è andata molto bene, ma io non ero soddisfatta e, con un (grosso) briciolo di follia, una volta presa la laurea mi sono iscritta ad un altro corso universitario ancora, noto per la sua lunghezza e la sua complessità. 
Poi ho conosciuto mio marito, ho interrotto il corso, ci siamo sposati e mi sono trasferita in Medio Oriente, dove ho fatto la casalinga a tempo pieno. 

Tutto ciò, come si può immaginare, non ha giovato granché al mio curriculum lavorativo.
Quando abbiamo cominciato a parlare di Australia, ovviamente la prima cosa che ho fatto è stato vedere se la mia laurea qui era riconosciuta. E' saltato fuori un lungo elenco di documenti che avrei dovuto presentare per il riconoscimento, di cui una parte spediti direttamente qui dalla mia università italiana (in inglese, ovviamente). 
Sorvolo sull'espressione assunta dal personale della segreteria dell'università quando, dopo tre ore di attesa, ho spiegato di cosa avevo bisogno, nonché sulla risposta che ho ricevuto.
C'erano anche svariati problemi, riguardo ad alcuni dei documenti richiesti e, dopo varie telefonate in Australia per capire cosa dovevo fare, mi sono rassegnata a non ottenere il riconoscimento della laurea. 

Ho poi saputo che qui ci sono tantissime persone, di tutte le nazionalità, nella mia situazione, e che il problema viene risolto frequentando qui uno speciale corso. Ovviamente il corso inizia a Gennaio, e io ne ho scoperto l'esistenza a Marzo. 
Pertanto mi sono detta, pazienza, quest'anno mi cercherò un lavoretto qualunque e nel 2016 frequenterò il corso.

Come si trova un lavoretto qualunque, nel bush? La prima cosa che ho pensato è stato di provare con le agenzie di lavoro interinale. 
Qui nel paesino dove vivo ce n'è una e apre un giorno alla settimana. Mai lo stesso, ovviamente: tutte le volte che ho provato ad andare l'ho trovata chiusa. 
Ho provato allora a consultare i giornali locali, ma senza grande successo. Infine mi è stato chiaro che qui tutto funziona tramite internet. 
Sono quindi diventata un'assidua frequentatrice di Seek, CareerOne, Gumtree e molti altri.

La prima cosa che mi è stata chiara è che per trovare lavoro nel bush bisogna avere una macchina ed essere disposti a farsi molti chilometri al giorno (anche 200 e più) per poter lavorare.

Il problema fondamentale comunque, è che da queste parti, come ho già detto in post precedenti, il business sono le pecore e i cereali, quindi la maggior parte dei lavori hanno a che fare con queste due cose. Tosatori, autisti di macchine agricole ( in questo momento c'è un boom di richieste per guidare l'air seeder, un aggeggio per seminare il grano) e persone esperte nel costruire palizzate per contenere il bestiame sono le figure al momento più richieste.
Tutti con esperienza, ovvio. 
Poi ci sono i lavori riservati ai backpackers, solitamente ragazzi che arrivano qui col visto temporaneo per lavorare e fanno i lavori più svariati (spesso sottopagati). Ho provato ad inviare alcuni curriculum per questi lavori, ma non essendo io una backpacker non sono mai stata considerata.

Ho ovviamente inviato il curriculum per tutte le (poche) posizioni che esulavano da queste due categorie, da cassiera del supermercato ad addetta alla pompa di benzina.
Ho dovuto compilare assurdi questionari sulle mie opinioni a proposito di come far crescere aziende che non avevo mai sentito nominare e sul perchè pensassi che lavorare alla pompa di benzina possa contribuire alla mia crescita personale (???). Ho dovuto compilare moduli folli con richieste tipo: "Elenca tutte le volte in cui hai subito una radiografia e indica il motivo". 
Ho inviato anche curriculum per lavori di cui non ho nessuna esperienza e che però mi attirano, ad esempio quelli nelle aziende di catering. 
Non ho ottenuto nulla. In un paio di casi mi sono arrivate delle cortesi e-mail standard in cui mi veniva detto che nonostante il mio "notevole curriculum" purtroppo non ero stata scelta. Mi sono fatta quattro risate e ho proseguito la ricerca.

Ho trovato anche degli annunci per un paio di lavori casual (cioè saltuari, chiamano quando hanno bisogno) in ambito sanitario, uno in una struttura privata e uno in un ospedale, entrambi distanti svariate decine di km dal paesino dove vivo. Le figure professionali richieste non hanno un corrispettivo esatto in Italia, in ogni caso non richiedevano una laurea, così mi sono candidata.
Infine ho inviato il mio curriculum anche per un lavoro di segretaria part-time di studio medico in un posto ancora più lontano. Solo sei ore alla settimana, ma tutto fa brodo.
Il tutto, ovviamente, senza avere molte speranze e sempre con un occhio sulle nuove offerte disponibili online.

Una settimana fa mi ha contattata la struttura privata a cui avevo inviato il curriculum, per fissare un colloquio. Il mio curriculum è notevole, mi ha detto la signora con cui ho parlato. 
Penso di essere rimasta con la bocca aperta: una laurea non riconosciuta e un buco lavorativo di tre anni e mezzo non mi sembrano proprio il massimo.
- E' un peccato per la laurea non riconosciuta - ha continuato la dirigente - altrimenti ti avrei potuta assumere per il lavoro per cui hai studiato.. ma intanto, se per te va bene, potresti ricoprire questa posizione. 
- Va benissimo - ho detto, ancora incredula.

Ieri ero in macchina con mio marito, di ritorno da un giro in un parco nazionale, quando il mio cellulare ha iniziato a squillare.
Era l'ospedale al quale avevo inviato il curriculum.
- Siamo rimasti impressionati dal suo curriculum, ci terremmo tantissimo ad averla nel nostro staff - mi ha detto una voce femminile - possiamo vederci per un colloquio?
Continuo a chiedermi che COSA ci sia di interessante nel mio curriculum. 

Al termine della telefonata, scherzando, ho detto a mio marito che se mi avessero chiamato anche per la posizione di segretaria di studio medico avrei declinato l'offerta.
Dieci minuti dopo squilla di nuovo il cellulare.
- Salve, la chiamo per il lavoro di segretaria part time - ha detto una voce - abbiamo scelto il suo curriculum e vorremmo incontrarla per un colloquio...
Al che ho bloccato la mia interlocutrice spiegando che avevo già trovato lavoro.
- Peccato - ha commentato lei - ma sono sicura che svolgerà ottimamente l'occupazione che le hanno offerto. Del resto, con un curriculum come il suo....

Sono basita, davvero. Soprattutto di aver ricevuto due offerte di lavoro a dieci minuti di distanza una dall'altra e di sabato, giorno che qui è assolutamente festivo.
Posso solo immaginare che debba esserci una carenza mostruosa di figure che lavorino in ambito sanitario, cosicché anche il mio curriculum possa apparire appetibile. 

In ogni caso, ora ho trovato lavoro :)

lunedì 23 marzo 2015

Ma tu sei razzista? no, sei tu che sei Italiana

Quando ero una ragazzina, c'è stata un'estate in cui questa barzelletta idiota andava di moda: "Ma tu sei razzista?" e la risposta era: "No, sono loro che sono negri". Non mi ha mai fatto ridere, nemmeno allora. 
Io sono una persona piena di difetti e insicurezze, ma quando prendo in antipatia una persona, è sempre qualcuno che conosco molto bene e dietro il mio astio c'è un motivo ben preciso, una lite, delle parole che mi hanno fatto male, un torto che ho subito.
Non mi è mai successo di provare antipatia per una persona senza conoscerla. Guardare male qualcuno solo perchè la sua pelle ha un colore diverso dal mio lo trovo il massimo della follia. 

Quando sono espatriata in Medio Oriente avevo paura di essere discriminata perchè diversa, perchè Occidentale. In realtà, nei tre anni passati lì, ho avuto forse una esperienza di questo genere. Una sola. Ho trovato gli Arabi cortesi e con un senso dell'ospitalità meraviglioso e innato. 

Di sicuro non mi sarei mai aspettata di sentirmi discriminata in Australia. Non sono forse gli Australiani di cultura occidentale come me? siamo uguali, no? 

Ero in Australia da un paio di giorni quando ho iniziato a capire che le cose erano diverse da come immaginavo che fossero. Ero a Perth, su un autobus e davanti a me era seduta una signora di circa quarant'anni, bionda con gli occhi azzurri, come la maggior parte degli Australiani di discendenza britannica. 
Ero assorta nei miei pensieri, e ad un tratto mi sono accorta che mi stava fissando. Anzi, no, non mi stava fissando, mi stava guardando con disgusto, come se fossi stata un gigantesco ragno peloso. Non ci ho fatto molto caso, sul momento. Ho pensato che fosse anche lei persa nei suoi pensieri e avesse involontariamente atteggiato il viso con quella smorfia di orrore.

Un paio di giorni dopo ero sul treno metropolitano. Davanti a me si sono seduti una mamma col suo biondissimo bambino di sette-otto anni. Il bimbo si gira verso di me e inizia a fissarmi con insistenza. Dopo qualche minuto dice qualcosa nell'orecchio della madre: la donna mi lancia un'occhiata cattiva e poi dice al figlio: " Non ne sono sicura".
Non è sicura di cosa? a cosa vengo associata? io ho capelli e occhi scuri e pelle chiara. Una normale donna italiana. 
Forse mi hanno preso per un'Aborigena? però gli Aborigeni solitamente hanno la pelle molto più scura della mia. Avranno pensato che fossi mediorientale e quindi "Medio Oriente = terrorismo"?

Vi giuro: arrovellarsi sul perchè la gente ti guarda con odio senza aver scambiato nemmeno una parola con te è una sensazione orrenda. 

Poi c'è stata la volta del supermercato. Io ero nel parcheggio che camminavo verso l'entrata, e davanti a me c'era una donna australiana che andava nella stessa direzione, con due bambini di circa quattro anni. Tutti biondissimi, ovvio. 
La signora sente dei passi dietro di sè, si gira, mi lancia un'occhiata del tipo: "Oh mio Dio, questa cosa mi sta seguendo! come posso fare, ora?" quindi mette le mani sulla schiena dei pargoli come per proteggerli, e affretta il passo, continuando a girarsi di quando in quando.
Quest'ultimo episodio mi ha esasperata talmente tanto che mi sono dovuta trattenere dall'urlare: "Buuuh" con le braccia alzate e un'espressione sogghignante.
Quale accidenti era il problema? vi assicuro, non ho un aspetto così spaventoso da giustificare il suo comportamento. 

Dopo questo episodio ho giurato a me stessa che se fosse successo ancora avrei affrontato la persona in questione, così, solo per sapere di COSA hanno paura.
In quei giorni abbiamo poi comprato la macchina, e questo ha reso praticamente nulle le mie possibilità di interazione con sconosciuti sui mezzi pubblici.

In seguito ci siamo trasferiti nel paesino nel bush e nei primi giorni ho avuto la gioia - si fa per dire - di conoscere Miss What?! l'adorabile impiegata che lavora all'ufficio polivalente della contea, ovvero in pratica si occupa di tantissime cose diverse per cui è facilissimo dover avere a che fare con lei. Io l'ho incontrata per chiedere informazioni sull'ottenimento della patente di guida australiana, quando ho chiesto delucidazioni  su come smaltire gli scatoloni di cartone e in un sacco di altre occasioni e ogni volta è stata sempre uguale. 
Io entro dalla porta e mi avvicino al banco, sorridendo.
Lei ricambia il sorriso e chiede come può essermi utile. 
Io inizio a parlare... e la sua espressione diventa una cosa a metà tra il disgusto e l'orrore, quindi mi interrompe con un: "Cooosa?!". Al che io sorrido ancora di più e ricomincio da capo.

Lo so, si sente che non sono di madrelingua inglese. Mio marito, che lo è, dice che non ho nessun accento italiano e che è molto difficile capire da dove vengo.  In ogni caso, non è colpa mia se sono nata in un paese dove non è l'Inglese la lingua ufficiale, e ci sono comunque modi più cortesi di quelli che usa Miss What?! per manifestare la propria incomprensione. 

Non sono l'unica, comunque. Nei forum per espatriati in Australia ho letto storie simili. C'è chi suggerisce di tingersi i capelli e usare lenti a contatto azzurre per assomigliare alla maggioranza, e ho letto anche il post di una ragazza che stava seriamente pensando di cambiare nome ("inglesizzando" il proprio) per avere più chance di trovare lavoro.
Sarà per questo che il lavoro non l'ho ancora trovato, perchè il mio nome non suona inglese?

Mentre riflettevo su queste cose, e su cosa ci sia di strano nel mio aspetto, mi è tornato in mente un particolare del viaggio che ho fatto in Australia lo scorso anno, insieme a mio marito. Abbiamo girato parecchio e abbiamo preso quattro aerei per spostarci da una parte all'altra del continente: ebbene, io sono stata "scelta" dagli uomini della sicurezza aeroportuale per fare il test degli esplosivi tre volte su quattro. Mio marito ( biondo con gli occhi azzurri) solo una. Un caso?

Sia ben chiaro, io non voglio dire che tutti gli Australiani siano così. Però questa intolleranza mi infastidisce, specie quando assume forme estreme, come è successo qualche giorno fa, durante una cena a casa di colleghi di mio marito. 
Oltre a noi due e ai padroni di casa, era presente anche un'altra ragazza e ad un certo punto è uscito fuori che suo padre è di origini italiane, ma lei non può ottenere la cittadinanza italiana per motivi sconosciuti. Al che, il padrone di casa le ha detto scherzando che per ottenere la cittadinanza italiana può sempre sposare un Italiano, e lei (che sedeva accanto a me) ha iniziato a fare una serie di smorfie di disgusto e infine è sbottata in un: "Oddio! No, un Italiano, no!".

venerdì 20 marzo 2015

Australian beef and potato tarte

Eccomi qui, dopo una lunga assenza. E mentre le sfide dell'MTC si susseguivano, una più bella dell'altra, io mi mangiavo le mani, perchè tutti i miei attrezzi da cucina erano imballati negli scatoloni per il trasloco.  

Siamo in Australia da due mesi e da poco più di un mese siamo nella nuova casa, in un paesino nel bush del Western Australia.
- Raccontaci, com'è l'Australia? - mi hanno chiesto tutti.
L'Australia è immensa, ho detto a tutti. Immensa e bellissima. Ha paesaggi meravigliosi, spiagge da cartolina, una flora diversa e intrigante e una fauna invadente, dal ragnone velenoso che trovi dentro casa alla lucertola lunga sessanta centimetri che sbuca fuori mentre cammini nel bosco, dai pappagalli che ti svegliano con i loro versi al mattino ai canguri che ti tagliano la strada saltellando mentre guidi fuori dalle città.
E' diversa da qualunque posto abbia mai visto prima, piena di cose interessanti da scoprire, con una civiltà che in gran parte è quella occidentale che ci è nota, e in parte è costituita dagli Aborigeni, il popolo imperscrutabile che arrivò qui per primo e che ancora oggi ( mi verrebbe da dire, soprattutto oggi) è vittima di un razzismo dilagante. 

Al di là di questo, trasferirsi qui è stato esattamente come quando mi sono trasferita in Medio Oriente.
Devi iniziare tutto da capo, casa, utenze, cibo, lavoro, amicizie, clima, paesaggio.. abituarsi al nuovo è la parte più difficile.
C'è un momento, quando ti trasferisci in un nuovo paese, in cui smetti di sentirti in vacanza e senti la fortissima necessità di sentirti a casa. Hai bisogno di trovare qualcosa di familiare, di stabilire nuovi punti cardinali entro cui muoverti per ritrovare te stessa.
In Medio Oriente questo processo avvenne grazie ad una bella amicizia con una donna giordana e, soprattutto, grazie al cibo che cucinammo insieme, un cibo diverso, un cibo arabo, ma alla fine un cibo che conteneva molti degli ingredienti che conoscevo, quelli della tradizione mediterranea. 

Qui questo momento non è ancora arrivato, e mi sento ancora spersa, ancora "in sospeso", in mezzo ad una casa ancora piena di scatoloni. Avrei voluto creare una ricetta che fosse la quintessenza dell'Australia, ma mi rendo conto che in questi primi mesi non ne sono ancora in grado.
Il piatto che vi propongo oggi è incredibilmente adeguato a questi giorni di inizio autunno, pieni di pioggia e di freddo.
Si tratta di una rivisitazione delle eterne pies che qui si trovano ad ogni angolo di strada ed è, al momento, il cibo più australiano che posso offrirvi.



Australian beef and potato tarte

Ingredienti per la pasta brisée di M. Roux

250 g di farina
150 g di burro leggermente ammorbidito, tagliato a pezzetti
1 cucchiaino di sale
1 pizzico di zucchero
1 uovo 
1 cucchiaio di latte freddo

Per la farcia
500 g di carne macinata di manzo Angus australiano
una carota
una cipolla
due gambi di sedano
una manciata di piselli
200 g di passata di pomodoro
mezzo bicchiere di vino rosso
mezzo litro di brodo di carne
olio evo
sale
una generosa manciata di pepe

Per il topping
4 patate grosse
una noce di burro
una manciata di parmigiano grattugiato
latte
sale
pepe

Per la brisèe, come da regolamento, ho seguito la ricetta di Flavia di Cuocicucidici


Mentre la pasta riposava in frigo, ho iniziato a preparare la farcia. Ho tagliato finemente la cipolla, la carota e il sedano e li ho soffritti nell'olio extravergine. Ho quindi aggiunto la carne e i piselli, sfumato col vino, aggiunto il pomodoro e regolato di sale e pepe. Infine ho aggiunto il brodo a mestoli e ho abbassato al minimo, facendo sobbollire per circa un'ora e mezza.


Ho quindi messo le patate a bollire, e nel mentre ho steso la sfoglia.



Ho optato per una cottura in bianco della base di circa 20 minuti, in quanto la carne era molto sugosa. 
Una volta cotte le patate le passate nello schiacciapatate, ho aggiunto il latte, il burro e il parmigiano e ho mescolato fino ad ottenere un purè piuttosto morbido. Ho quindi regolato di sale e pepe.
Ho poi farcito la base cotta con la carne e completato col purè.
Ho provato a far gratinare il tutto, ma temo che il mio grill non funzioni affatto...


La foto, come al solito, lascia a desiderare, perdonatemi. So che non si vede bene la base. A onor del vero, forse altri 5 minuti di cottura in bianco ci sarebbero stati bene.

Con questa ricetta partecipo all'MTC di Marzo ( per la prossima mi impegno di più, promesso!!)

martedì 10 marzo 2015

Look at the girls, gli eventi sociali nel bush

Qualche giorno fa mio marito ed io siamo stati ad un evento sociale annuale molto popolare, da queste parti. 
Nonostante l'ingresso fosse a pagamento (20 dollari a testa) c'era tantissima gente. C'era del cibo e della gente che suonava, proprio come a tutti gli eventi sociali.
Erano i "dettagli" ad essere diversi: magari in una festa a Melbourne ci sarebbe stato un complesso che suonava le canzoni in vetta alla hit parade, la gente avrebbe avuto abiti eleganti, e il cibo sarebbe stato raffinato e adeguato all'ambiente.
Questo genere di evento sociale a me non piace affatto. Ma qui siamo nel bush, quindi non c'era nulla di tutto questo.
La musica era country, suonata da un signore anziano seduto in un angolo con la chitarra e la gente aveva i vestiti che si portano qui ( quelli un po' vecchi, robusti e magari con qualche macchia, più il cappello di paglia)
Quanto all'evento, si trattava del Woolorama di Wagin, a circa 60 km da qui, il festival della lana e della vita contadina, praticamente l'essenza di questo posto.

Il programma aveva un sacco di interessanti attrazioni che comprendevano un rodeo, un concorso di bellezza riservato agli ovini, una gara di cani da pastore (vinceva il più bravo a prendersi cura delle pecore), una competizione per la lana più bella e molto altro ancora.

C'era un'esposizione di macchinari agricoli di ogni tipo, dalle mangiatoie alle mietitrebbie.


C'erano cartelloni pubblicitari interessanti..


e anche i nomi delle strade erano in tema.


C'era il padiglione dove erano esposti polli, anatre e tacchini...



con le loro uova



E poi c'erano loro, le pecore merino, le regine della festa, con la loro lana.
Queste non sono le pecorelle che vediamo in Italia, ognuna di queste bestie è un gigante, peserà 100 kg, e il manto di lana è spesso 6-7 cm.






Noi siamo arrivati giusto in tempo per assistere alla gara di tosatura, dove vinceva chi riusciva a tosare più pecore in un certo periodo di tempo. 



la gara era accompagnata da una fantastica cronaca in diretta:

- Signore e signori, il candidato di Woodanilling è passato in testa! e guardate che lana! tosata alla perfezione! ma ecco che il candidato neozelandese ha terminato di tosare la sua nona pecora!
E guardate le ragazze, signore e signori! Guardate le ragazze come sono rilassate, come si lasciano tosare tranquille...

Dal canto loro, le pecore sembravano felicissime di farsi tosare. I "tosatori" le giravano a pancia in su, con le zampe all'aria, e loro lasciavano fare, tranquille e beate. 
Quanto alla cronaca in diretta, al di là del fatto divertente che lo speaker chiamasse le pecore "girls", ragazze, (e anche "ladies", talvolta), dalle sue parole filtrava un genuino amore per questi placidi e tranquilli animali, una sorta di gratitudine per il dono della bellissima lana, vanto di questo paese.

domenica 1 marzo 2015

Il mitico Massimo

Ricordo che quando avevo circa quattordici anni, io e miei genitori andammo a passare un weekend in una cittadina in Toscana.
Ma - dissero i miei genitori - ai nonni diciamo che andiamo da un'altra parte, altrimenti ci tocca andare a trovare Giuseppina! 
Giuseppina era una conoscente di mia nonna, che dopo il matrimonio era andata a vivere proprio nel paesino dove stavamo andando noi. 
Noi non la conoscevamo, non l'avevamo mai vista, ma, secondo la mentalità della nonna, era impossibile andare a visitare un posto senza obbligatoriamente andare a trovare tutte le vecchie conoscenze che ci abitavano. In questo caso, mia nonna non vedeva nè sentiva questa Giuseppina da almeno vent'anni.
Il fatto che magari Giuseppina quel giorno avesse altro da fare o semplicemente non avesse piacere di ricevere sconosciuti in casa propria non veniva nemmeno considerato. 

Sono passati quasi vent'anni, ma le vecchie abitudini sono dure a morire. 
- Vai a vivere in Australia? A Perth vive Massimo! DEVI andare a trovare Massimo! - mi ha detto mia nonna, quando ha saputo che avremmo traslocato. Ovviamente a nulla è valso spiegare che noi non saremmo andati a vivere a Perth, ma a 300 km di distanza. Il solo fatto di andare a vivere nello stesso stato in cui vive anche il signor Massimo rende obbligatorio il fatto di incontrarlo. 
Per la cronaca, questo Massimo è un signore che ha passato la settantina. Io non l'ho mai visto, e mia nonna non lo vede da almeno trent'anni.

Su di lui girano racconti leggendari, ad esempio il seguente dialogo:
- Massimo, ma tu cosa indossi, in inverno, a Perth?
- Oltre a quello che metto in estate... la cravatta.
Mia nonna mi ha ripetuto questo dialogo circa dieci volte, specie ogni volta in cui usciva fuori un discorso legato alla temperatura. Il succo dovrebbe essere che in inverno a Perth fa caldo. 
Io non so a Perth, ma qui nel paesino nel bush ho appena acceso il riscaldamento.. e siamo in estate.

Poi c'è la parte sulle indicazioni per rintracciare questo signore. 
- E' facile trovarlo! ha una pizzeria italiana! - ripete mia nonna, come se a Perth ce ne fosse solo una. 
Chissà se questo bisogno spasmodico di far incontrare gente che non si conosce e che probabilmente non ha nulla da dirsi è solo italiano. 
Mi immagino una mamma cinese dire al figlio, in procinto di partire per l'Italia:
- Mi raccomando, eh, vai a trovare Chang! ha un ristorante cinese a Roma, è facile trovarlo, è quello che fa gli involtini primavera! 

Oggi ho parlato con mia madre su Skype. 
- Perchè non provi a contattare Massimo? - mi ha detto - magari può darti una mano a trovare lavoro.
Il che è un po' come dire: 
- Ah, stai cercando lavoro a Milano? io conosco un tizio in pensione che sta a Firenze. Chissà, magari può esserti utile, dopo tutto vive in Italia anche lui.

Mi immagino il dialogo col mitico Massimo, qualora l'incontro dovesse davvero concretizzarsi.
- Salve, lieta di conoscerla! Ero la nipote di mio nonno, so che vi conoscevate.. e, ah, mia nonna la saluta. 
A questo punto avrei terminato le cose da dire. 
Non oso immaginare la reazione di Massimo: personalmente, se venissi contattata da qualcuno che dice di essere amico/parente/conoscente di qualcuno che non vedo da trent'anni penserei subito ad un tentativo di truffa e probabilmente chiamerei la polizia.