martedì 14 maggio 2013

Viaggio nel paese delle meraviglie

E' passato più di un mese dal nostro viaggio nella terra dei canguri, e ancora non so come strutturare questo post. Continuo a scrivere e cancellare, scrivere e cancellare. Come ve la racconto l'Australia? Come si può condensare in poco spazio una nazione, un continente, una città come Melbourne, una campagna come quella australiana? E poi c'è il volo ovviamente, il lungo volo aereo sopra l'Asia e al di là dell'equatore che è servito a prepararmi "spiritualmente" all'arrivo nel Down Under e allo stesso tempo mi ha permesso di intravedere dal finestrino dell'aereo un'incredibile quantità di paesaggi interessanti e vari.

Forse il punto di partenza è stabilire dove comincia un viaggio. Per noi è iniziato mesi fa, il giorno in cui abbiamo comprato una grossa carta geografica dell'Oceania e ci siamo letteralmente sdraiati sopra di essa per poterla esaminare palmo a palmo, per scoprirne ogni più piccolo anfratto e fare nostri anche i paesini più sperduti.
Studiare la cartina del Down Under è già di per sè un viaggio, un percorso nella storia di questa vasta isola dell'emisfero sud. Si parte da posti come Wagga Wagga, Wollongong, Murrunburrah, nomi che ci appaiono strani e buffi ma che sono quelli originali, quelli aborigeni, quelli dati prima che l'isola venisse conquistata dagli invasori europei. Poi ci si imbatte in Cape Disappointment, in Doubtful Bay, in Cape Catastrophe, quei toponimi che testimoniano quando dovesse essere difficile la vita per i primi coloni europei. Poi l'Australia divenne una colonia penale, e i nomi sono quelli della nostalgia, quelli di tante città e paesi dell'Inghilterra e dell'Irlanda, Cork, Kilkenny, Torquay, Brighton.
Oltre alla mappa, il primo tuffo nel Down Under ce l'hanno fatto fare i libri, primo tra tutti In un paese bruciato da sole di Bill Bryson, e i documentari, tra cui vi consiglio i due video The Kangaroo Dundee, presenti su Youtube.

Poi un giorno ci siamo trovati a fare le valigie e siamo partiti, carichi di curiosità, vestiti, scarpe, emozione, impermeabili, libri, itinerari e un pizzico di ansia. Abbiamo volato sopra l'India, la Thailandia, la Cambogia, il Vietnam, poi l'aereo ha virato a sud, verso Bandar Seri Begawan, la capitale del Brunei, nel nord del Borneo, dove abbiamo fatto scalo. Abbiamo sostato due ore in un aeroporto minuscolo formato da un piccolo edificio e un grande prato pieno di aironi in mezzo alla foresta pluviale.
Siamo quindi ripartiti in direzione sud. Abbiamo attraversato l'equatore e siamo passati sopra Bali, piccola piccola e verde come uno smeraldo.

A sud di Bali è oceano aperto per centinaia di chilometri, tanto che cominci a chiederti se dopo tutta quell'acqua ci sarà davvero la terraferma, se l'Australia esiste realmente o è un posto mitico e intangibile come Mu e Atlantide.

E poi la vedi. Ed è grandissima, enorme, e ti lascia senza parole.

Noi siamo atterrati circa tre ore e mezzo dopo aver scattato questa foto, all'aeroporto di Melbourne-Tullamarine. Ed eccoci, finalmente. Siamo in Australia.

Melbourne è completamente diversa da come me l'aspettavo, ma avrei delle difficoltà a spiegare cosa esattamente mi aspettassi.
E' una città di circa quattro milioni di abitanti, che per gli standard australiani è tantissimo. Il centro è uno strano agglomerato di edifici vittoriani mescolati con alti grattacieli, il tutto disposto su stradine che salgono e scendono tra parchi e giardini.
Sono rimasta catturata dal verde dei suoi parchi, sconvolta dalla presenza dei contenitori per siringhe dentro ai bagni del McDonald's, affascinata dalla moltitudine di negozi strani e per me inconcepibili (c'è quello che vende solo nani da giardino, quello che ha solo oggetti viola...) e incantata dalla fauna, che qui in città si limita agli uccelli, come i grossi pappagalli verdi e rossi che abitavano gli eucalipti davanti al nostro alloggio.

Al di là di questo, la prima cosa che salta all'occhio è che sembra che il pianeta sia tutto qui. Nella stessa strada trovi la pizzeria italiana, il club lituano, il ristorante mongolo, il caffè brasiliano, la pasticceria marocchina. Si respira un'aria internazionale e multiculturale che mi fa vedere questo paese come la nuova America,  il luogo in cui arrivano migranti da tutto il mondo alla ricerca di una nuova vita, di una nuova storia da scrivere, e l'impressione è che ci sia spazio per tutti, e che questo nuovo "sogno australiano" sia a portata di mano.

L'Australia è anche un paese estremamente civile. Ogni posto che abbiamo visitato, anche quello più piccolo e sperduto era accessibile alle persone sulla sedia a rotelle. Magari c'era solo una stretta striscia di asfalto che andava dal parcheggio al belvedere, ma sufficiente per far sì che davvero tutti potessero godere della bellezza di quei luoghi. Anche le terme, in cui siamo andati alla fine del soggiorno, avevano una rampa che permetteva ai disabili di accedere alla piscina, e abbiamo assistito al bagno di una signora che è stata per l'appunto accompagnata in acqua in questo modo, con una speciale sedia fornita dalla struttura.

Dopo Melbourne ci siamo spostati sulla costa. Abbiamo esplorato la foresta pluviale, aggirandoci tra felci arboree alte svariati metri, eucalipti dal tronco gigantesco ed un'infinità di altre piante, mentre tutto intorno risuonavano i versi di chissà quali animali.
Camminare tra questi giganti della natura è un'esperienza strana e particolare, è come tornare indietro di milioni di anni in un'epoca lontana, e che nel resto del mondo sopravvive solo nei fossili.
Ci si sente piccoli e insignificanti, e allo stesso tempo parte di un mondo meraviglioso e dimenticato.

Abbiamo ammirato la Surf Coast, dove nonostante la pioggia che scendeva inesorabile abbiamo avvistato varie persone che cavalcavano le onde.
Procedendo lungo la Great Ocean Road in direzione di Adelaide la costa diventa un'alta scogliera a picco sul mare. E' in questa zona che si trovano i Twelve Apostles, un gruppo di faraglioni a pochi metri dalla riva.

Ci siamo quindi spostati all'interno, nei paesini del bush, dove la prateria si mischia alla boscaglia di eucalipti.
Abbiamo avvistato emù, cacatua sulphurea e kookaburra, ma l'incontro più interessante è stato quello con i canguri.

Una sera eravamo in un paesino all'interno del parco dei monti Grampians e stavamo cercando "Darcy's", un locale dove cenare che ci era stato consigliato dal gestore del motel dove alloggiavamo.
Arriviamo davanti al ristorante e ci fermiamo di colpo. Nel cortile antistante l'ingresso ci sono almeno dieci canguri che brucano l'erbetta. Gli animali non ci hanno degnato della minima attenzione, ma l'idea di passarci in mezzo non ci attirava troppo, sono sempre animali selvatici e non sapevamo come avrebbero potuto reagire.
Abbiamo deciso di fare ancora due passi e di ritornare al ristorante più tardi.
Venti minuti dopo gli animali si erano spostati, così siamo entrati velocemente nel locale. La cameriera, alla quale abbiamo chiesto notizie dei canguri, ci ha confermato che vengono tutte le sere.


Quando siamo usciti dal locale ogni prato, cortile, giardino, campo o spazio verde della cittadina era pieno di canguri, ne abbiamo contati almeno 100.
Lì non è che avvisti la fauna selvatica, la fauna selvatica vive intorno a te, ti travolge con i suoi rumori e i suoi movimenti e reclama il suo spazio.


Il giorno abbiamo lasciato i monti e ci siamo rituffati nel verde delle pianure. Era l'ultimo giorno della nostra vacanza, e l'abbiamo trascorso tra la visita ad una cioccolateria, il bagno alle terme e una lunga passeggiata lungo un piccolo lago.

Mi manca, l'Australia. Siamo stati solo una settimana, ma questa isola mi ha già conquistata e sono ansiosa di tornarci, di esplorarla, di scoprire nuove meraviglie.
Arrivederci a presto, bellissimo continente.

martedì 7 maggio 2013

Expatclic e un meraviglioso concorso

Ho scoperto Expatclic per caso, qualche mese fa, cercando notizie sulla famigerata anagrafe dei residenti all'estero, e me ne sono innamorata. Curato da uno staff di tutto rispetto, il sito offre aiuto e appoggio alle donne espatriate di ogni nazionalità, con infinite informazioni utili in svariate lingue, bellissimi articoli e la risposta a tutte quelle domande che quando espatri prima o poi ti poni.
Expatclic ha anche un forum, dove le utenti si scambiano consigli e informazioni e dove possono partecipare alle bellissime iniziative, e un blog, con tutte le ultime novità.
Il sito fornisce inoltre corsi online e, per i soci onorari, la possibilità di consulenza personalizzata offerta dallo sportello espatrio di Expatclic.

Ho riassunto il sito in poche righe, ma Expatclic è molto di più, è un caleidoscopio di storie di donne fantastiche e coraggiosissime, e invito chiunque fosse interessato ad andarlo a visitare.
Questo mese il sito ha lanciato un'iniziativa con i controfiocchi: il concorso Riflessi di viaggio, Premio Maria Pia Forte.

L'iniziativa è rivolta a donne espatriate, o che abbiano vissuto all'estero per almeno due anni. E' suddiviso in tre categorie, racconto letterario o articolo giornalistico, poesia, fotografia.
I lavori dovranno focalizzarsi sui seguenti temi: la vita della donna espatriata, il viaggio, l'incontro tra culture, il valore della scrittura.
E' possibile inviare elaborati in italiano, inglese, francese e spagnolo.
Cliccate sul banner qui sotto per leggere il bando completo e i ricchi premi, e mi raccomando, partecipate!!!