mercoledì 20 giugno 2012

Ingredienti, che nostalgia!

Ieri, frugando nel'armadio alla ricerca di un libro da leggere nei momenti di noia, ho trovato un vecchio numero della mia rivista di cucina preferita. L'ho guardato, sospettosa, indecisa se rileggerlo o continuare la mia ricerca. 
Le riviste di cucina italiana qui sono pericolose, possono aprire squarci e alimentare ricordi di profumi e sapori, facendo scorrere fiotti di nostalgia. Se da un lato sono pericolose, dall'altro però sono anche piacevoli, e possono essere un prezioso spunto per creare nuovi piatti, o per riportare alla mente ricette ormai dimenticate.
Sono rimasta un attimo in forse, con il giornale in mano, indecisa se leggerlo o no, poi ho chiuso l'armadio e mi sono diretta verso il salotto.
Apro la rivista. Un articolo sui cibi biologici a "Km 0", uno sul corretto uso di un ipermoderno frigorifero multipiano, pubblicità di invidiabili attrezzature che fanno capolino tra le pagine. Le ricette hanno solleticato la mia fantasia e la mia creatività, ma nemmeno una era realizzabile. Ho chiuso il giornale, rimpiangendo di non aver optato per una lettura più innocua.
A volte mi viene da pensare che forse, invece che in un altro continente sono finita su un pianeta alieno, dove menti completamente diverse dalla mia hanno ideato la cultura e le regole sociali di questo desertico paese. 
Per quanto riguarda la cucina, qui la parola magica è "adattamento", in quanto gli alimenti sono ben diversi da quelli a cui siamo abituati.
Cominciamo dalle uova. In Italia la data di scadenza è un mese dopo la deposizione. Se devo fare una crema, tipo uno zabaione o una pasticcera, so che posso contare sulle uova extra fresche, deposte meno di una settimana prima. Qui le uova scadono dopo tre mesi dalla deposizione. Tre mesi. Non solo le uova fresche non ci sono, ma la maggior parte delle volte quelle che trovo in commercio hanno già un mese di vita. Le uso, perchè non c'è altro, ma non posso fare a meno di pensare che in Italia sarebbero già da buttare, e vorrei capire se è solo una diversa interpretazione del concetto di "fresco" o se qui alle galline danno da mangiare dei conservanti.
Delle erbe aromatiche, mie preziose alleate in cucina, qui si trova solo il prezzemolo. Il basilico, il timo, il rosmarino, l'alloro e la salvia sono irreperibili. In qualche supermercato molto fornito si può trovare qualcosa in polvere, ma, a parte i prezzi stratosferici, il sapore è inesistente.
Vino e derivati del maiale qui hanno un'esistenza tutta speciale, a causa dei dettami religiosi. Il vino e gli alcolici in generale, tanto utili in cucina, vengono venduti solo in speciali negozi dai vetri oscurati, un po' discosti dalle vie più frequentate, e per comprare qualcosa occorre procurarsi una costosa licenza. 
Quanto al maiale, la leggenda dice che nei supermercati c'è un settore dove si vendono carni e derivati suini, ma io questo speciale reparto non l'ho mai visto, per quanto l'abbia cercato a lungo. 
I salumi si trovano comunemente nel banco frigo, ma si tratta di "falsi": il prosciutto è fatto col tacchino, la mortadella è di vitello, e così via. A parte la quantità di conservanti che contengono, il sapore è ovviamente completamente diverso.
I formaggi sono pochi, e completamente diversi. La ricotta è ovviamente importata, e si trova raramente. Inoltre, poichè viene acquistata dai supermercati una volta al mese, conviene andare nei primi giorni, onde trovare prodotti freschi. Negli ultimi giorni di solito è esaurita, e se se ne trova ancora qualche confezione la data di scadenza è dopo un giorno o due. La mozzarella viene venduta solo in due supermercati, e si trova molto raramente, e non parliamo del parmigiano. I formaggi locali sono pochi, e sono di solito cremosi, una via di mezzo con lo yogurt.
Per quanto riguarda la frutta e la verdura, qui il concetto di "biologico" o di "Km 0" deve fare i conti col fatto che siamo nel deserto, e quindi, purtroppo, comprare prodotti importati da altri paesi è la regola. 
Il coniuge stravede per i frutti di bosco, e ogni volta che si va in città questi sono un acquisto fisso. Ogni volta che li devo lavare mi vengono i brividi: in Italia sono frutti delicatissimi, che spesso dopo qualche ora hanno già la muffa. Qui sono importati dagli Stati Uniti o dall'Australia, e anche dopo una settimana sono sempre lucidi e brillanti.
La verdura arriva soprattutto dalla Spagna, dalla Giordania, dall'Egitto e dalla Cina, e per quanto la lavi a lungo e con cura ho sempre il dubbio su quello che sto mangiando, e coltivo il sogno di un piccolo orto dove crescere verdure senza pesticidi e conservanti.
A dire il vero anche qui c'è la verdura biologica, ma è poca e difficilissima da trovare. Nelle oasi ci sono delle fattorie che producono verdura biologica, ma il sito internet non è aggiornato e non si sa dove vendano i loro prodotti.
Tutto questo discorso ovviamente vale solo per la città, distante 180 km. Qui nel paesino sperduto fare la spesa è un'impresa, e molti dei prodotti che in Italia sono in vendita anche nel più piccolo negozietto qui non si trovano, tipo il burro.
Ci sono almeno otto tipi di yogurt diversi, da quello praticamente solido a quello liquidissimo, ma niente formaggi degli di questo nome, solo dei "preparati" pieni di additivi e conservanti.
La scelta di frutta e verdura è molto limitata, e tantissime cose si trovano solo saltuariamente.

Non parliamo poi delle attrezzature da cucina: il mio forno, a gas, con bombola vicino alla finestra, cuoce senza bruciare, ma seccando terribilmente tutto. A nulla vale inserire nel forno un recipiente con dell'acqua, cuocere al minimo e nel ripiano più alto: il risultato è invariabilmente molto croccante ( quando va bene) e bianco in superficie. Sul frigo mi sono già dilungata in un post precedente. 
Insomma, un altro mondo. Anche quando, raramente, riesco a reperire gli ingredienti giusti resto comunque delusa, perchè i sapori non sono gli stessi.
Forse la cucina italiana si può fare solo in Italia, e all'estero occorre rassegnarsi a sapori e ad aromi diversi, accontentandosi di sognare sfogliando le pagine di una rivista.

2 commenti:

  1. Ciao, piacere di conoscerti.
    Mi dispiace che tu non riesca a mangiare quello che vuoi e a non sentirti a casa nemmeno con i sapori.
    In quale paese ti trovi?

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  2. Ciao Ata, piacere mio.
    Abito in Asia, in Medio Oriente (preferisco non dire esattamente dove.. non voglio denigrare questo paese).
    Grazie per il tuo sostegno. Qui in effetti è tutto complicato.. ma stringo i denti e vado avanti :)

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