martedì 21 febbraio 2012

Sgradito

Pochi giorni fa, girando tra gli scaffali del supermercato alla ricerca di prodotti che qui non ci sono, ho sentito qualcuno parlare Italiano. Ho svoltato nella corsia dei detersivi, e l'ho visto: un uomo di mezza eta', che probabilmente, come me, non riusciva a trovare quello che desiderava.
Il primo impulso e' stato quello di rivolgergli la parola, di salutare il mio connazionale, di dirgli che anche io ho problemi a fare la spesa perche' qui non vendono le stesse cose, di fargli sentire che ero solidale col suo malumore.
Poi mi sono bloccata: l'uomo stava bestemmiando. Non so perche' mi ha fatto cosi' impressione, in fin dei conti in Italia sentire qualcuno che bestemmia e' un avvenimento quotidiano.
Forse ci sono rimasta male perche' non ne ho mai compreso il motivo, sia che uno sia credente sia, a maggior ragione, se non lo e'.
Sono sicura che anche gli altri popoli bestemmiano, eppure e' una cosa che ho sempre associato a quell'"italianita'" che detesto, insieme a quella particolare forma di furbizia e maleducazione che all'estero reputano tipicamente italiana, come scavalcare con nonchalance la fila alle poste, e sentirsi intelligenti per averlo fatto.
Forse ci sono rimasta male perche' e' successo qui, in un Paese dove la religione e' una cosa seria, e permea la vita quotidiana di una patina di sacralita' che in Italia non c'e' piu', dove la preghiera e' una colonna portante della giornata, dove i ritmi giornalieri sono scanditi dai canti che si diffondono dall'alto dei minareti.

Non lo so. L'ho guardato per un attimo, e poi gli sono passata accanto senza dire nulla, svanendo nei meandri del supermercato.

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