domenica 5 febbraio 2012

Il miracolo della pasta frolla

Ieri mattina alle 5 sono entrata in cucina, come al solito, e come purtroppo spesso accade ho visto uno scarafaggio zampettare via, disturbato dalla luce.
Mentre lo inondavo di spray all'ammoniaca ho realizzato che non sento mia questa cucina. Non e' il luogo riposante e sicuro dove tutto e' sotto il mio controllo, ma e' un posto estraneo, dove quando apri un cassetto non sai mai cosa potrebbe esserci dentro, dove per quanto gli ingredienti che uso siano apparentemente analoghi a quelli che usavo in Italia i sapori sono differenti.
Mi viene in mente la frase di "Apollo 13": abbiamo dovuto imparare a volare di nuovo, dice Jim Lovell. Ecco, cucinare qui implica imparare di nuovo, adattarsi a nuovi gusti, che non sono nuovi perche' esotici, ma perche' qui le cose hanno un sapore diverso, un sapore che non mi permette di ricreare "casa", che per me vuole dire il cibo che amo e che conosco, ma anche sicurezza, amore, tutte quelle cose che mi ha trasmesso mia madre con i suoi piatti fumanti, e che vorrei far percepire a mio marito.
Cosa potevo fare per riappropriarmi della stanza che, in una casa, e' sempre la mia preferita?
Ho tirato fuori il burro e le uova, lo zucchero e la farina, e mi sono messa ad impastare con la sensazione di fare qualcosa di eccezionale, perche' in questa cucina di solito ci sono quelli che chiamo "i cibi della sopravvivenza", le cose semplici, niente di elaborato o complicato come un dolce. Perche' un risotto si puo' fare ovunque, ma per impastare un dolce devi essere in sintonia con l'ambiente.
In vita mia ho fatto la pasta frolla innumerevoli volte. Eppure ieri sera, mentre affondavo le mani nell'impasto di burro e farina, mi sembrava che fosse un’esperienza nuova.
Niente forchetta, ho usato solo le mani, per sentire tra le dita la morbida consistenza degli ingredienti.
Volevo un'esperienza sensoriale che pero' ho avuto solo in parte: il burro non aveva quasi odore.
Con l'aiuto di una coloratissima marmellata dalla consistenza di un aspic e dal gusto nullo ho preparato dei biscotti, e li ho messi in forno.
Il forno che ho qui, a gas, e' mio amico: non brucia, ma cuoce uniformemente. Quando il cibo e' cotto diffonde nell'aria un intenso aroma, e io so che e' il suo modo di avvertirmi che e' pronto.
Stavo lavando i tagliapasta quando mi e' arrivato un profumo: non era quello della mia pasta frolla “italiana”, ma era comunque qualcosa di dolce, ed, incredibilmente, anche di buono.
Che la cucina stia cominciando ad accettarmi? non lo so, pero' e' un buon inizio.

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