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Diario di una farfalla curiosa
martedì 9 febbraio 2021
Amicizie insolite, una piccola storia delicata
domenica 7 febbraio 2021
Andare a vivere in una casa per criceti
Il Coronavirus ha portato inaspettate conseguenze, qui in Western Australia. Dopo una iniziale corsa per accaparrarsi l'ultimo rotolo di carta igienica, le frontiere internazionali sono state chiuse, l'assalto ai supermercati si e' per fortuna placato, il numero di contagi e' fortuitamente sceso, e l'Australiano medio e' stato preso dalla smania di abbandonare la sua residenza urbana per trovare rifugio in luoghi piu' bucolici e agresti. Il settore immobiliare ha subito un'impennata, immobili che giacevano invenduti da decenni hanno finalmente trovato nuovi acquirenti e gli sperduti villaggi australiani hanno ricevuto nuova linfa vitale.
Il Freaky Village non e' stato esente da questo fenomeno e abbiamo assistito alla vendita di terreni e proprieta' che giacevano invenduti da tempo immemore. Nel contempo, una leggera ansia ha iniziato ad insinuarsi nelle nostre menti. Sono anni che sfogliamo pigramente le pagine degli annunci immobiliari, cercando una casa da comprare. Cosi', senza troppa intenzione di farlo in tempi brevi, ma sempre con un occhio sulla situazione locale degli alloggi.
- Ma sai che sono riusciti a vendere anche quel terreno poco distante da qui? quello attraversato dal ruscello che esonda ogni volta che piove? quello dove non e' possibile costruire? e anche quella catapecchia orrenda sull'angolo della via principale, quella con i buchi nel muro rattoppati con gli stracci, hai presente?
Il fatto che la gente avesse comprato proprieta' che avevamo sempre ritenuto invendibili, ci ha portati a rivalutare la mollezza con cui avevamo sempre considerato l'opzione di acquistare.
Per farla breve, in quattro e quattr'otto abbiamo individuato una casa in vendita ad un prezzo ancora potabile, siamo andati a visitarla, abbiamo fatto un'offerta, aperto un mutuo e ci siamo ritrovati proprietari di un immobile. Ullalla'.
Mi ero gia' dilungata su quanto il concetto di "casa" qui sia diverso dall'idea che solitamente se ne ha in Italia, parlo in termini strettamente strutturali. In Italia non ti verrebbe mai in mente di chiedere all'agente immobiliare se l'edificio ha le fondamenta, o se possiede un isolamento termico adeguato, o di cosa sono fatti i muri. Le case vengono indiscutibilmente costruite in mattoni e sono fatte per durare.
Qui l'idea e' diversa, specie fuori dalle citta'. La casa che compri oggi verra' venduta un domani non troppo lontano, per comprarne un'altra migliore. Puoi trovare alloggi senza fondamenta, con pareti di legno e alluminio, costruiti in un mesetto. I mattoni sono merce rara.
- Descrivici la casa nuova! - mi hanno detto i miei genitori, subito dopo il trasloco.
La casa nuova e' bellissima, ho detto loro. Tutta bianca. Ha una veranda anteriore e una posteriore. Un giardino anteriore cintato da una siepe di rosmarino, con un vialetto e alberi di pero, e un immenso giardino posteriore, con querce, alberi da frutto, tantissime rose, un orto, addirittura una piccola serra..
- Di cosa sono fatti i muri della casa? - mi ha interrotto mio padre, conoscendo le carenze architettoniche australiane.
- Ecco, non sono proprio sicura - ho esordito io, cercando di guadagnare tempo - esternamente si nota una materia metallica la cui superficie appare ondulata...
Caspiterina, un muro in pregevole lamiera! |
Si tratta di lamiera, papa'. Lamiera, va bene? qui la usano anche per le case, non solo per i pollai. E non abbiamo le fondamenta, di questo sono certa. La casa poggia su pali metallici che qui chiamero' pomposamente "di acciaio" perche' fa molto cool. Magari poi sono davvero di acciaio, chi lo sa?
Per dignita' vi risparmio la descrizione dell'isolamento termico dell'abitazione. Comunque sia, al di la' di questo e altri difettucci, per noi il problema principale al momento e' che la casa ha una stanza in meno degli alloggi in cui abbiamo abitato in precedenza. In pratica e' grande quanto una casetta per criceti, e noi abbiamo TONNELLATE di roba, specialmente quintali di libri e scatoloni su scatoloni pieni di vecchio materiale scolastico appartenente al coniuge.
Ovviamente di una buona parte di queste cose ci siamo accorti DOPO l'acquisto. Del resto, in quei sette minuti netti in cui visiti la casa con l'agente immobiliare non riesci a farti un'idea molto precisa e la disponibilita' di case nell'area e' quello che e' e c'e' di peggio, molto di peggio.
La casa e' stata costruita nel 2013 per un'anziana signora di nome Margaret, che vi ha vissuto fino alla fine dei suoi giorni. Ora, uno si aspetterebbe che, una volta passato un periodo di tempo ragionevole dal triste evento, la famiglia inizi a mettere a posto. Questo lo teniamo, questo lo buttiamo, qui puliamo cosi' poi possiamo vendere la casa.
Non ci e' ben chiaro cosa sia successo, ma questo processo non si e' verificato, e l'abitazione e' stata venduta "con tutto quello che contiene" come recita il contratto. Non solo i mobili che appartenevano a Margaret, ma tutti i suoi libri, le sue pentole, i suoi quadri. Tutti i soprammobili, le tovaglie, i canovacci, le giacche, le borse, la valigia con cui Margaret aveva fatto un viaggio in Inghilterra, la manciata di sterline che aveva conservato a ricordo di quell'esperienza, addirittura le bottiglie di olio e aceto ancora sul ripiano accanto ai fornelli, come se l'anziana signora fosse uscita di casa cinque minuti fa per comprare qualcosa e dovesse essere di ritorno tra pochi minuti.
Tutta la vita di una persona negli oggetti che possedeva. I suoi interessi, i suoi hobbies. Una cassapanca piena di lana grezza tinta in casa con colori ricavati dalle piante del giardino. Un piccolo telaio da tessitura. La medaglietta appartenuta a Watt, un cagnolino deceduto probabilmente anni fa.
Nei giorni del trasloco, mentre esaminavo questi oggetti decidendo cosa tenere e cosa buttare, avevo la stranissima sensazione di rovistare in una casa che non mi apparteneva, come se fossi stata una ladra. Avvertivo la presenza impalpabile di Margaret accanto a me. Mi interrogavo su quanto fosse giusto gettare via cose che per questa donna avevano avuto un significato affettivo particolare. Posso disfarmi della lana? buttare via la medaglietta di un cagnolino che non ho mai conosciuto ma che lei ha certamente amato?
Sono una ragazza sensibile, lo so. E mi faccio problemi idioti. |
E' passato qualche mese, dal trasloco. Ho donato quasi tutti i suoi libri, buttato una parte degli oggetti, altri li ho spostati in attesa di decidere di cosa farne.
E poi c'e' il giardino, l'enorme giardino posteriore. Margaret adorava il suo giardino, ci passava ore. Quando siamo arrivati noi, piu' che un giardino abbiamo trovato una jungla, con tutte le piante ipercresciute, i rampicanti che si insinuavano ovunque, l'erba alta.
Lentamente, lo sto rimettendo a posto, ho piantato un piccolo orto, sto facendo progetti di potatura per l'inverno. Piano piano ci stiamo sistemando, inventando nuovi spazi dove mettere le nostre cose. Ogni giorno sento che la casa diventa sempre piu' nostra, la presenza ingombrante della precedente proprietaria si va piano piano affievolendo. Abbiamo sistemato i libri negli scaffali e il pavimento non e' (ancora) crollato sotto al peso, hurra'!
E con questo, per oggi e' tutto. Un saluto dalla nostra casetta per criceti, alla prossima.
Fluffy e Chai adorano il nuovo divano. |
domenica 5 aprile 2020
In punta di piedi
- Zio, non ce la faccio a starti dietro! rallenta!
Tu ti giri, sorridi. Mi dici che per camminare in salita non devo appoggiare i talloni.
- Devi camminare in punta di piedi, sei vuoi arrivare in cima! mi dici.
Ricordi di giorni lontani, istantanee che affiorano nella mia memoria come vecchie fotografie, remote eppure inspiegabilmente vivide. Vorrei poterle estrarre dalla mia mente e conservarle in un album, in un computer, in qualcosa di diverso dalla mia testa, perche' la memoria umana e' labile. Dimentichiamo, anche se non vorremmo. E io ho il terrore di dimenticare. Di perdere la memoria del taglio dei tuoi occhi, il modo in cui camminavi, l'odore dei tuoi vestiti.
Tutte quelle piccole cose che non ho mai osservato volontariamente, ma che facevano da corollario alla tua persona.
Su youtube ci sono i video delle tue conferenze. Non so quanto ho pianto la prima volta che ne ho visto uno. Eccoti li', uguale a come ti ricordo, la tua voce, l'espressione del tuo volto. E' stato struggente vederti vivo, l'illusione di poterti incontrare di nuovo. Ho rivisto quel video almeno dieci volte, solo per sentire ancora il suono della tua voce. E' stato lunedi' 23 Marzo, il giorno dopo la tua morte.
Mamma me l'ha detto subito, quando ci siamo sentite su skype quella domenica, come al solito.
"Flavia, purtroppo devo dirti una cosa". Ho capito subito che parlava di te, aveva le lacrime agli occhi. E' stato un orrendo deja vu di quel 4 Marzo 2018, quando alla consueta chat della domenica ho trovato solo papa'.
- Lo zio ha avuto un ictus, e' in coma, mamma e' partita stamattina per andare da nonna.
In questi giorni ho letto un sacco di necrologi. I tuoi colleghi dell'universita' hanno esaltato la tua intelligenza, il tuo amico Arnaldo ha elencato le montagne che avete scalato insieme, dal McKinley in Alaska al Muztaghata nel Pamir tibetano, a tutte le cime conquistate nelle Ande.
Mi sono resa conto che di una persona si tendono a vedere sempre le stesse cose, come due corpi celesti in orbita sincrona. La prima cosa che colpiva di te era la tua immensa intelligenza, la tua straordinaria memoria, la tua incredibile conoscenza di qualunque argomento, dalla Fisica Teorica alla Chimica, dalla Letteratura alla musica classica, per non parlare di ogni sentiero su ogni rilievo italiano (e una buona parte di quelli esteri) . Ma c'erano tante sfaccettature di te che mi sono ignote. Non so com'eri come professore, non conosco l'espressione che avevi negli occhi quando ti trovavi su qualche remota catena montuosa ai confini del mondo, non so qual era l'ultima cosa a cui pensavi prima di addormentarti nella tua casa di Pavia, non so quali fossero le tue paure, i tuoi sogni. Non so perche' a volte tu preferissi isolarti dalla famiglia. Ci sono tutti i ruoli di cui non ho esperienza diretta, non so come sei stato come figlio, fratello, marito, padre, nonno. Molte cose di te sicuramente non le ho mai capite. Avevi luci ed ombre, non sei stato perfetto. Ma chi di noi lo e'? Io spero solo che tu sia stato felice.
Per me sei stato lo zio migliore che potesse esserci, nei tuoi confronti provo solo gratitudine. Mi ricordo quel pomeriggio passato a parlare insieme dei pianeti del sistema solare. Quanti anni potevo avere? ero poco piu' che una bambina. Quel giorno hai piantato in me il seme dell'amore per l'Astronomia, che negli anni successivi e' germogliato e cresciuto.
Mi ricordo quel giorno del 2006 in cui eri a casa nostra a Genova. Forse avevi qualche conferenza in citta'? Io mi accingevo a scrivere il primo capitolo della mia tesi di laurea. Era primo pomeriggio, mamma usci' di casa, dicendoci di badare ad una pentola che sobbolliva in cucina. Un'ora dopo il primo capitolo della tesi era pronto, mentre la pentola e il suo contenuto finirono nella spazzatura. Quella tesi mi valse la lode.
Ricordo il giorno in cui ti ho telefonato chiedendoti se potevi fare da testimone al mio matrimonio. Ricordo la sorpresa nella tua voce, la gioia. Ricordo come ogni volta che venivamo in Italia tu cercavi il modo di vederci, anche solo per un giorno. Ti sono enormemente grata per tutto questo.
Quando papa' mi disse che eri in coma, ricordo la mia incredulita'. Ho sempre pensato che saresti morto in una spedizione, caduto in un crepaccio, strappato da una parete di roccia ghiacciata dal vento impetuoso. Sicuramente l'avresti preferito.
Ho sperato, ho pregato, ho acceso candele, ho tentato ricatti e promesse con entita' invisibili pur di poterti riavere indietro. Ogni giorno la speranza di vederti riaprire gli occhi si assottigliava. Quando finalmente sono tornata in Italia, sono corsa al tuo capezzale e non ti ho riconosciuto. Ingrassato, senza occhiali, gli occhi chiusi. Tu gia' non eri piu' li', quello era solo un corpo ormai troppo danneggiato per potersi riprendere.
Arnaldo ha scritto che hai "vissuto in punta di piedi e in punta di piedi te ne sei andato". E hai deciso di farlo proprio adesso, nel momento in cui, a causa dell'emergenza coronavirus, non e' stato possibile celebrare alcun funerale. E questo e' proprio della persona umile e schiva che sei sempre stata.
Mi mancherai immensamente, pensare che non ti vedro' mai piu' mi causa un dolore immenso. Ti custodiro' per sempre nel mio cuore.
Grazie, grazie di tutto.
giovedì 19 marzo 2020
Il Western Australia ai tempi del Coronavirus
E' stata introdotta la quarantena obbligatoria per chiunque torni (o arrivi) dall'estero, con multa fino a 50.000 dollari e un anno di detenzione per i trasgressori (la severita' della pena e' differente negli altri stati dell'Australia).
Oggi poi e' arrivata la notizia che l'Australia sta per chiudere le frontiere a chiunque non abbia la cittadinanza o un visto di residenza, si parla di almeno sei mesi.
Detto tra noi, non so quanto sara' utile. Il virus si sta propagando in New South Wales, o aboliscono anche gli spostamenti all'interno del continente, oppure questa misura non mi sembra utilissima.
Nel frattempo la vita continua.
Il paese non e' (ancora) in quarantena, le scuole e le universita' sono aperte, i mezzi pubblici funzionano, si puo' cenare fuori e andare a fare shopping.
L'Australiano medio sta iniziando a recepire che questo virus non e' solo "un'influenza". Le autorita' lo sanno da un pezzo, sono stati aperti ospedali e cliniche, ci sono scorte di camici e mascherine, e nel posto dove lavoro abbiamo gia' fatto due training sul coronavirus, e un altro e' in arrivo, sulla "vestizione" obbligatoria per entrare nella stanze delle persone infette e i metodi di disinfezione.
L'intero stato e' in attesa, pronto a combattere.
Nel frattempo gli Australiani sono andati in panico e stanno svuotando i supermercati. Il primo articolo ad andare esaurito e' stata la carta igienica.
Si', lo so, non e' un virus gastrointestinale, ma parliamo di gente che non sa cos'e' il bidet. Compatiteli.
La corsa all'accaparramento degli ultimi rotoli e' arrivata ad estremi assurdi: la gente si e' accapigliata in alcuni supermercati, e un quotidiano si e' sentito in dovere di stampare alcune pagine bianche, gia' tratteggiate, giusto in caso qualcuno ne avesse avuto necessita' mentre era in bagno.
Dopo la carta igienica e' sparita la pasta, la salsa di pomodoro, il sapone, il latte, i surgelati e la carne. Il governo e' stato un po' ambiguo sull'eventualita' di fare scorte, dicendo prima che non era assolutamente il caso, e poi che e' opportuno avere in casa del cibo in caso ci si trovasse in quarantena. Ieri il primo ministro ha ribadito veementemente che il "panic buying" e' assurdo e va interrotto immediatamente, ma ormai il danno e' stato fatto.
La radio e la televisione ripetono incessantemente notizie sul coronavirus, come probabilmente stanno facendo tutti i media del pianeta.
Ieri mattina alla radio:
Primo DJ: avete sentito, la pasta nei supermercati e' finita. Ne e' rimasto solo un tipo.
Seconda DJ: e quale?
Primo DJ: i risoni (risata di sottofondo di una terza persona).
Seconda DJ: i COSA? (risata)
Primo DJ: i risoni.
Seconda DJ: vuoi dire il riso?
Primo DJ: no, la pasta si chiama "risoni" (altra risata).
Forse erano sotto l'effetto di droghe, chissa'. Certo, considerando che l'Australiano medio si intende di pasta quanto io di trattori, tutto e' possibile.
Dieci minuti dopo:
Primo DJ: ... e poi ho sentito questa cosa, che in Italia adesso escono sui balconi e cantano.
Seconda DJ: ma che schifo, a me darebbe fastidio!!! magari sei li' che mangi e i vicini ti disturbano!!
A questo punto ho fermato la macchina e ho preso il cellulare, per cercare su internet il numero telefonico dell'emittente radiofonica e protestare.
Che ne sai tu dell'Italia e della situazione che c'e' adesso per permetterti di dire "ma che schifo".
Ovviamente non c'era campo.
Io non sono terribilmente preoccupata per il virus in se'. Ero in Medio Oriente quando e' scoppiata la MERS, ho fatto il callo all'ansia da Coronavirus (e la MERS ha una mortalita' del 35%).
E' piu' il fatto che ho la famiglia e gli amici a 12.000 km di distanza in un paese prostrato dal virus e sotto chiave.
Al lavoro mi chiedono: "Come stanno i tuoi genitori?" e la risposta e' sempre la stessa: " Bene... per adesso".
Poi stanotte ho sognato che un mio compagno di universita' si era infettato ed era morto. Allegria, direbbe Mike Bongiorno.
Speriamo che passi presto. Teniamo duro. E laviamoci le mani, nel frattempo.
venerdì 6 marzo 2020
La storia infinita del passaporto
Il passaporto australiano |
70 km con questa spia accesa. Riusciro' ad arrivare? |
lunedì 3 febbraio 2020
Una storia australiana per bambini anticonformisti
Lo sguardo sveglio di Pasqualina, qui senza occhiali |
Quello che e' certo e' che sono gli emu' maschi a covare le uova e ad allevare la prole.
Non chiedetemi cosa facciano le femmine, dopo aver mollato le uova al malcapitato di turno. Forse lavorano davvero alla NASA.
lunedì 27 gennaio 2020
Italian-born Australian
La foto e' storta, lo so. Vogliatemi bene lo stesso. |