Si possono incontrare soggetti particolari, si può assistere a scenette che sembrano essere rappresentate apposta per i passanti, ma uno dei fenomeni che mi incuriosisce di più, psicologicamente parlando, è quella che ho battezzato “sindrome da inseguimento”, e che mi capita di notare quotidianamente.
Poiché la mia andatura è piuttosto rapida, mi capita di essere spesso più veloce della maggior parte delle persone che si trovano a percorrere un tratto di strada contemporaneamente a me.
La sindrome da inseguimento insorge nella persona che sto per superare, e come da definizione, è composta da vari sintomi, che seguono varie fasi.
Nella prima fase, la persona si rende conto che c'è qualcuno che cammina dietro a lei. E' ancora abbastanza tranquilla, ma aumenta leggermente il passo.
Nella seconda fase inizia a guardare le vetrine dei negozi che le capita man mano di superare, cercando di scorgere nel riflesso il misterioso inseguitore. Se riesce nel suo intento, di solito rallenta, e recupera il ritmo usuale.
In caso contrario scatta la fase tre: la velocità è elevata, e la persona si rifugerà in un negozio oppure si volterà per guardare in faccia il maniaco che la insegue.
Attenzione, quanto descritto non si riferisce alla famosa strada buia e deserta nel cuore della notte, dove ogni passo alle spalle farebbe rabbrividire chiunque, ma ad una normale strada cittadina piena di gente, in orario diurno.
Cosa porta una persona ad avere questa reazione? Brutte esperienze in passato? Mi interessa sempre vedere l'espressione di chi si volta, un attimo prima di scoprire che l'inseguitore era un'innocua passante.
Paura, sconcerto, rabbia. E dopo? Sollievo, e qualche volta, con mio grande stupore, anche disappunto, come se si fosse cancellata l'opportunità di raccontare una storia interessante ai conoscenti.
In ogni caso, sono per la creazione delle corsie a velocità preferenziale per i pedoni.
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