Ci sono delle volte in cui, dopo un periodo variabile di dubbi e tentennamenti, finalmente ci decidiamo a fare qualcosa che vogliamo davvero, ma che fino a dieci minuti prima avevamo troppa paura per tentare.
Dopo mesi di "mi piacerebbe, però.." "no, non sono all'altezza! e non so fare le foto" "non credo di potercela fare, però..." mi sono finalmente decisa e qualche giorno fa ho inviato una mail per iscrivermi all'MT Challenge (cliccare sul link per le spiegazioni).
Da quel momento la mia mente si è sintonizzata su "spezzatino", il tema della sfida di Gennaio, e più in particolare su "spezzatino da fare al più presto" perchè la ricetta va postata prima del giorno 28.
Ho cominciato quindi a pensare a quale spezzatino preparare. Quello della mamma, con vitello, carciofi e patate? manzo e piselli col pomodoro? in realtà, per quanto ami le ricette della mia terra, sono sempre piuttosto restia a riprodurle qui, più che altro perchè il sapore non è mai uguale a quello che ottengo in Italia, e ne rimango invariabilmente delusa.
Allora un piatto tradizionale della penisola arabica? se penso alla parola "spezzatino", unita al nome dello stato mediorientale dove vivo, mi affiorano nella mente tutte le serate passate seduta su un tappeto in mezzo al deserto, in compagnia delle mogli di un amico di mio marito, mentre il coniuge sedeva su un analogo tappeto nella zona riservata agli uomini. Sono serate bellissime, dove il sole che tramonta assume l'aroma del caffè al cardamomo servito più e più volte in tazze piccolissime, e le stelle si accendono luminose e innumerevoli mentre dalle coppe disposte per terra si alzano gli effluvi deliziosi dell'incenso (questo ha un profumo meraviglioso, niente a che vedere con quello che si usa nelle chiese).
Tutta questa poesia però termina di colpo (almeno per me) nel momento in cui viene servita la cena, che invariabilmente consiste in un enorme vassoio dove, su un letto di riso, giace mezzo cammello a pezzi. Il vassoio viene posto al centro del tappeto, ci si lava le mani nelle apposite catinelle e quindi si mangia l'enorme spezzatino, senza piatti nè posate, utilizzando esclusivamente la mano destra.
Sinceramente? il cammello mi fa schifo. Proprio schifo schifo, mi viene la nausea solo a sentirne l'odore. Per fortuna tutte le volte che sono stata invitata a questo tipo di cene tradizionali era sera, e complice il buio sono riuscita ad occultare i pezzi di carne in un tovagliolo.
Potrei allora fare un piatto giordano, come il mansaf che ho visto fare tante volte dalla mia amica A.? oppure il maqluba? sarà meglio uno spezzatino con la mulukhiya?
In realtà questi piatti vanno probabilmente bene tutti, ma non ce n'è nessuno che senta "mio" al punto di decidere di proporlo per la sfida. In parte forse è colpa degli ingredienti: cucinare col ghee, il burro chiarificato, per me è impensabile. E l'olio di canola? Brrr.
E allora, che spezzatino cucino? Forse il motivo per cui non riesco a trovare la ricetta giusta è che la mia stessa cultura culinaria è diventata un puzzle, e a fianco dell'olio evo, del basilico, della pasta, sono comparsi il sumac, lo za'atar e tutti gli squisiti profumi e sapori propri della cucina mediorientale.
Infine, un ulteriore tassello di questo puzzle culturale è fornito dalla cucina statunitense (non storcete il naso, c'è molto di più oltre gli hamburger di McDonald's), dalle innumerevoli ricette di The joy of cooking sperimentate per cercare di trovare i sapori familiari a mio marito, i suoi comfort foods, le sue radici culinarie.
Insomma, questo spezzatino?
Questo spezzatino non segue una ricetta sola. C'è dentro un po' di Liguria e un po' delle tradizioni culinarie in cui mi sono imbattuta in questi ultimi anni, profumi e sapori che ho imparato a conoscere e che ho in seguito rielaborato e fatto miei.
400 g di spalla di agnello, disossata, senza grasso e ridotta a cubetti
Spezzatino di agnello, fave e okra con pane arabo
100 g di fave fresche
200 g di okra
2 pomodori maturi
2 piccole cipolle rosse
1 grosso spicchio d'aglio
una manciata abbondante di za'atar
mezzo bicchiere di vino bianco
mezzo litro di brodo vegetale
olio extravergine di oliva
sale
200 g di okra
2 pomodori maturi
2 piccole cipolle rosse
1 grosso spicchio d'aglio
una manciata abbondante di za'atar
mezzo bicchiere di vino bianco
mezzo litro di brodo vegetale
olio extravergine di oliva
sale
Passare l'agnello in una miscela di farina e za'atar (foto a fianco), e farlo insaporire nella pentola insieme al trito.
Sfumare con il vino, quindi unire le fave e l'okra. Salare e unire il brodo, abbassando la fiamma al minimo.
Lasciar cuocere per circa un'ora, finchè la carne non è tenera e il brodo si è ridotto ad un abbondante sugo.
Mentre l'agnello cuoce preparare il pane. Le dosi sono approssimative perchè solitamente vado a occhio.
200 g di farina
1 cucchiaino di lievito secco
mezzo cucchiaino di zucchero
olio extravergine di oliva
acqua
sale
2 cucchiai di semi di nigella (foto sotto)
Sciogliere il lievito in un po' d'acqua calda insieme allo zucchero, e mettere da parte. Quando il composto inizia a schiumare impastare la farina con l'olio, il sale, il lievito sciolto ed eventuale altra acqua calda fino a formare un impasto morbido ed omogeneo. Lasciar lievitare fino al raddoppio, quindi suddividere il cinque palline. Lasciar riposare le palline per 15' circa, quindi stenderle ottenendo dei dischi di circa 15 cm di diametro e pochi mm di spessore.
Lasciar lievitare ancora 10 minuti, quindi cospargere di semi di nigella e infornare in forno già caldo per circa 10-15 minuti.
Sfornare e mangiare caldo insieme allo spezzatino.
Con questa ricetta partecipo ( o almeno, ci provo) all'MT Challenge del mese di Gennaio.
Come si dice, l'importante è partecipare? Eccomi.