lunedì 29 luglio 2013

Capitoli estivi, parte prima

Sono salita sull'aereo alle due del mattino, dopo aver passato quattro ore seduta su una seggiolina a leggere e a combattere contro il sonno. Mi sono sistemata come meglio potevo e ho cercato di dormire, con scarsi risultati. Quanto sono scomodi i sedili della economy class? piccoli, rigidi, ed ero anche senza cuscino a causa di uno "sciopero della società che gestisce la lavanderia", come ha annunciato con voce indecisa la hostess al microfono.
Impossibile ranicchiarsi, impossibile trovare un qualunque punto rialzato dove poggiare le gambe, e ovviamente impossibile reclinare il sedile.
Le ore si sono sgranate lente, e finalmente siamo atterrati a Roma, dove ho fatto una corsa per prendere l'aereo successivo.
Mentre la hostess si scusava per "uno sciopero della società che fa le pulizie" (cartacce ovunque) siamo decollati per il brevissimo volo, e caspita, che bello essere seduti accanto al finestrino in una giornata limpida. Ecco i soffioni boraciferi delle Colline Metallifere, il golfo di La Spezia, il promontorio di Sestri Levante, che da lassù sembrava un sassolino, Chiavari e Lavagna, l'autostrada che appare e scompare tra le colline.. e poi sono atterrata.
Sono uscita dall'aeroporto e ho respirato profondamente quell'aria fresca che sa di sale, di basilico, di timo, di lentisco, che ha il profumo dell'ardesia e delle spiagge di ciottoli.
Ho riabbracciato i genitori, ho guardato con gioia un paesaggio familiare dove la sabbia è solo in spiaggia e nemmeno tanto spesso, ho gustato di nuovo i piatti della mia regione cucinati in loco, quel sapore che all'estero non sono mai riuscita a ricreare uguale.

Poi sono andata all'anagrafe per rinnovare la carta d'identità che era scaduta. Ho aspettato un'ora e mezza, poi finalmente è arrivato il mio turno.
Ho detto all'impiegata che sono iscritta all'AIRE, lei ha guardato il computer e ha spalancato gli occhi, come se vivere all'estero fosse una cosa eccezionale e mai capitata prima. Mi ha chiesto conferma del paese e gli occhi le si sono riempiti di palme, di acque cristalline e spiagge candide, di ricchezza e sfarzo e di tutti gli stereotipi che accompagnano il paese del Medio Oriente dove abito.
Aveva il mio indirizzo sotto il naso, ma sapevo che nonostante questo la domanda sarebbe arrivata. E infatti poco dopo mi chiede:

- Senta.. ma com'è vivere nella Grande e Famosa Città?

Cioè, hai il mio indirizzo davanti agli occhi. Io non vivo lì. Abito a 300 km di distanza, in pieno deserto, in un posto dove l'unico lusso è quello di avere l'aria condizionata che funziona quando fuori ci sono 50°C. Ma non c'è niente da fare, per gli Italiani lo stato dove abito viene identificato con quella città, non esiste che possano esserci altri posti.
Stavo per dirle che a casa mia devo mettere le bacinelle in giro per le stanze perchè i soffitti gocciolano, che ci sono gli scarafaggi enormi, che le finestre sono bloccate e lasciano entrare chili di sabbia.
Poi non l'ho fatto perchè sarebbe stato un discorso lungo e inutile e chissà, magari per lei fantasticare sulle spiagge e sui grattacieli di cristallo era un modo per far passare un'altra noiosa giornata di lavoro.

- E' bellissimo - le ho detto.

Lei ha continuato a sorridere. Poi si è accorta di aver messo una riga nera sullo stato civile e sulla professione, si è scusata e ha detto che si poteva anche lasciare così. Ho controllato che almeno il nome ci fosse, e sono uscita.

2 commenti:

  1. Adoro leggerti!!!
    Mentre leggevo questo post, mi son detta che vivere nel paesino a 300km dalla città deve farti apprezzare l'Italia, quando torni, nonostante tutto quello che qui non va come dovrebbe!
    Goditi casa, mare e vacanza se sei ancora qui!
    un abbraccio
    Sara

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  2. E' bellissimo quello che porti nel cuore, mia carissima. Scarafaggi, sabbia, 50°...bazzecole ;-). Bacino

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