giovedì 12 aprile 2012

De gustibus non est disputandum


Un’idea diffusa tra gli Italiani e’ che la nostra cucina sia la migliore in assoluto. Magari riconosciamo i pregevoli contributi apportati dalle ricette tradizionali delle altre nazioni, ma sotto sotto l’idea di fondo e’ che non solo la cucina italiana sia la migliore per noi, ma che tutto il mondo la riconosca come tale.

Come moglie di un Americano mi trovo tutti i giorni a dover fare i conti con questa illusione: mio marito apprezza si’ i piatti italiani, ma i cibi che predilige, i suoi comfort foods, sono altri, completamente diversi dai miei piatti fumanti di pasta.

Ieri era quasi l’ora di iniziare a cucinare il pranzo, e, come spesso accade, il menu’ non era ancora stato definito chiaramente. Aprendo lo sportello dell’armadio dove conservo la pasta e i cibi non velocemente deperibili mi cade l’occhio sul sacchetto con il risotto di funghi, portato in dono dall’Italia da mia madre. Perfetto. Risotto con i porcini secchi, gli piacera’ sicuramente. Metto su il brodo, preparo il risotto. Il coniuge suona alla porta proprio nel momento in cui decido che la cottura e’ ultimata. Sono soddisfatta, il riso non deve aspettare, lo mangeremo in tutta la sua fragranza.

Mio marito entra in cucina. Guarda la pentola del riso con indifferenza, ed esclama: “Ah, oggi ho proprio voglia di un sandwich!!”.

Lo fisso. Se mio padre esternasse lo stesso pensiero a mia madre, nel momento in cui lei ha appena finito di preparare il pranzo, ci sarebbe quantomeno un momento di incomprensione, dovuto al fatto che:
1. Non e' stata avvertita preventivamente, quindi ha cucinato per lui. Ora questo c'e' e questo si mangia.
2. Per quale motivo una persona a cui piacciono i funghi dovrebbe preferire un panino ad un delizioso risotto pieno di profumatissimi porcini?

Ma questo discorso qui non vale, perche’ un Americano ha gusti diversi e una concezione del cibo differente. Per noi, o quanto meno per me e per la mia famiglia, il cibo e’ qualcosa di assolutamente importante, quasi sacro, che viene ottenuto seguendo precisi rituali che vanno dalla scelta della pentola al tipo di cottura, all’aggiunta degli aromi giusti. Il momento del pasto rappresenta il momento culmine, e il cibo cucinato e’ non solo il collante per stare tutti insieme, ma anche tradizione, sapore di casa, concretezza, amore.
Per lui e’ poco piu’ di un carburante che puo’ o meno avere un sapore gradevole, indipendentemente da come viene preparato.

Do un’occhiata al risotto. Stasera sara’ immangiabile. “Ok. Che tipo di sandwich vuoi?”
Dietro sua richiesta ho preparato un panino cosi’ composto:
- Fetta di pancarre' integrale, tostata.
- Strato di camembert.
- Strato di gelatina di ribes.
- Fette di bacon arrostite in padella.
- Due fette di simil-prosciutto ( in realta' fatto di tacchino).
- Insalata scondita.
- Fetta di pancarre' tostata e spalmata di mostarda al pistacchio.
Mentre io mangiavo il riso, lui ha assaporato il suo sandwich, con un’espressione di beatitudine infinita.

Amore e’ anche questo. E poi chissa’, magari un giorno le mie focacce e le mie pizze gli saranno cosi’ familiari da diventare anch’esse un comfort food, ricco di ricordi di casa e capace di dare sicurezza.

In definitiva comunque ha ragione il vecchio detto latino: non si puo’ discutere sui gusti. 


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