giovedì 25 giugno 2015

L'hamburger della sopravvivenza

Eccomi all'MTC, di nuovo in extremis.
Sono stata felicissima del tema di questo mese. E' da quando mi sono sposata che cerco di padroneggiare l'arte di preparare un hamburger perfetto, senza mai riuscirci fino in fondo. 
Mi ricordo l'ansia leggera, la prima volta che mio marito mi propose di organizzare una cena a base di hamburger per gli amici. 
Niente pasta, niente pasqualine, niente arrosti, solo piccoli dischi di carne chiusi in un panino. Per quanto mi sembrasse assurdo invitare degli ospiti e non preparare nemmeno un piatto di pasta, mi sono adeguata e anzi, ho cercato disperatamente di realizzare l'hamburger perfetto. 
Perchè anche se per me la faccenda poteva avere poca importanza, per i miei ospiti e per mio marito, Americani, l'hamburger è il comfort food per eccellenza. Quel cibo che richiama il passato e i sapori dell'infanzia, e quindi sarebbe dovuto essere perfetto.
Non ricordo come andò quella cena. Da quella volta però, ho cucinato innumerevoli hamburger, di manzo e di agnello, col formaggio o senza, con la senape, l'insalata e la cipolla.

Per questa sfida ero partita con grandi idee.
- Sono in Australia. Cosa c'è di più australiano di un hanburger di canguro?
Sono andata verso il banco frigo del supermercato. Una volta lì, però, mi sono fermata.
No, seriamente, non credo che riuscirei a mangiare carne di canguro. Come posso mangiare queste simpatiche creature che mi tagliano la strada davanti mentre sto guidando?
No, certo che no. Niente canguro.
Allora ho iniziato a pensare, e mi sono venute mille idee. Mille piccoli hanburger differenti. No, mille forse sono un po' troppi. Facciamo tre. Tre piccoli hamburger. Una trilogia. Uno tradizionale. Uno con la polpetta di lenticchia e noci. E uno con la polpetta di zucchine, e uovo, e pane....

Poi, naturalmente, tra il dire e il fare c'è sempre uno spazio così grande che non riesco a capacitarmene. Mio marito è stato via alcuni giorni. Ovviamente ho aspettato che tornasse: vuoi che faccio l'hamburger e lui non è qui?
Poi ci si è messo il lavoro: turni su turni su turni. Da arrivare a casa stravolta ad ore improbabili e crollare sul letto.
Poi ci sono stati i problemi accessori: la schiena incriccata, la macchina che ha pensato bene di rompersi mentre stavo andando al lavoro, su una strada deserta, in piena notte e senza copertura del cellulare, ma, soprattutto, il riscaldamento che si è guastato ieri sera, lasciandoci al freddo.
E non si scherza: qui in Australia è inverno, di notte la temperatura scende sottozero.

E io, dopo essermi trascinata fino all'ultimo giorno utile per partecipare all'MTC, ho pensato che pazienza, che sarà mai, anche se in cucina ci sono 14°C riuscirò a far lievitare l'impasto per i buns, no? No. Non so se c'entri la temperatura o se dipenda dalla mia incapacità, ma l'impasto, ahimè, non si è alzato di un millimetro. L'ho messo a lievitare nel forno spento con una pentola d'acqua calda, ma niente, non c'è stato verso.
L'ho supplicato. Ho cercato di rianimarlo in tutti in modi. Gli avrei praticato la lievitazione bocca a bocca, se avessi saputo come farla.
Infine mi è venuta l'idea: provo a cuocerlo lo stesso. Magari un pochino lievita. In fin dei conti il lievito c'è...
Poi era tardi, e dovevo andare al lavoro. E c'erano le foto da fare, e l'articolo da scrivere. Alla fine, di tre hamburger sono riuscita a farne uno, e nemmeno come avrei voluto.

Gli hamburger della sopravvivenza

200 g di manzo macinato
un pomodoro
un velo di senape di Digione
cipolla cruda
qualche fettina di cheddar stagionato
sale
broccoli

Per il pane, ho seguito la ricetta di Arianna, alias Saparunda. Ricetta, che, tra parentesi, sono sicura che è ottima, e anzi, mi scuso per come ho maltrattato i suoi panini.
Ho preparato la polpetta con la carne, l'ho fatta cuocere nella padella antiaderente senza niente, l'ho salata e l'ho messa nel panino insieme agli altri ingredienti.
I broccoli cotti in padella, sono stati il contorno dell'ultimo minuto, dopo aver constatato che le patate, comprate tre giorni fa, sono già belle verdi.



 Lo so, il panino non è lievitato affatto. Me ne sono accorta.
Con questa schifezza ricetta partecipo, con molta vergogna, all'MTC di Giugno.

sabato 6 giugno 2015

Storie dal bush

Era una notte buia e fredda
Era una notte buia e fredda di questo fine autunno australiano che tanto assomiglia all'inverno pieno.
Erano le 5 del mattino e stavo percorrendo, in perfetta solitudine, i 300 km che separano Perth dal paesino nel bush dove viviamo.
La macchina viaggiava nella notte nell'oscurità più assoluta, gli abbaglianti accesi, le piante della boscaglia che sfilavano ai lati della strada, indistintamente illuminate dai fari. Nessuna luce, nessuna altra macchina.
Arrivo ad una specie di stazione di servizio completamente isolata e decido di fermarmi per vedere se i bagni, sul lato dell'edificio, sono aperti. 
Come esco dalla toilette delle donne, diretta alla macchina, sento un rumore, che nel silenzio rimbomba come uno sparo.
Passi. Passi dietro di me, passi che mi seguono. Io sono da sola, e il cuore mi balza in gola.
Passi tranquilli, consci che non ho scampo, che basta un balzo per raggiungermi e che qui in mezzo al nulla posso urlare finché voglio, ma nessuno mi sentirà mai.
Affretto il passo. Cosa mi devo aspettare? riuscirò a raggiungere l'auto? è un tentativo di rapina o peggio?
Passano istanti lunghi come anni. Infine decido che devo sapere, voglio vedere chi mi segue, voglio misurare il pericolo, captare nei suoi occhi le intenzioni. Così mi volto. 
Dietro di me, ci sono tre tacchini.

Punti di vista australiani
(tra parentesi i miei pensieri)
- Senti, ho sentito una cosa sull'Italia che mi sembra davvero strana... 
(oddio, spero che le gesta dei politici italiani non siano giunte fin qui. Cosa mi può chiedere? niente domande su Berlusconi, per favore) 
- Ma certo, dimmi!
(ecco me lo sento, è una domanda sulla politica. Oppure sulla situazione degli immigrati? o sull'economia?gosh)
- Quello che volevo sapere è... ma è vero che in Italia a Giugno comincia l'estate? no, perché l'estate a Giugno è una cosa stranissima.. voglio dire, a Giugno è inverno!!!
Scommetto che il mio sospiro di sollievo è arrivato fino in Italia. 

Le avventure di Torcina e della benzina che non c'era
Ore 22.30: di ritorno dal lavoro, noto che l'indicatore della benzina di Torcina, la mia macchina, si sta avvicinando a "vuoto" e decido di fare rifornimento.
Ore 22.40: gli unici due distributori del paese sono chiusi e qui il self service come c'è in Italia, tramite importo prepagato, non esiste. Qui fai benzina e vai a pagare al casottino. Se quello è chiuso devi rassegnarti. Ci sarebbe la macchina di mio marito, ma dubito che abbia abbastanza carburante.
Ore 23.00: sono a casa, e cerco su internet un distributore aperto 24 ore.
Ore 23.15: ne trovo uno, mi segno la strada per arrivarci e vado a dormire.

Ore 4.00: sveglia, colazione e preparazione per andare al lavoro.        
Ore 4.45: esco di casa e salgo in macchina.
Ore 4.46: il parabrezza è ghiacciato. Rientro, riempio una bottiglia di acqua tiepida, ce la verso sopra e parto, diretta al distributore che ho trovato su internet.
Ore 4.55: sono nella strada indicata, ma qui di distributori nemmeno l'ombra.
Ore 5.00: decido che forse la benzina è abbastanza per andare al lavoro. Dopotutto sono solo 55 chilometri...
Ore 5.05: svolto sulla statale e slitto leggermente. Do un'occhiata: l'asfalto brilla. E' ghiaccio. Ma benone.
Ore 5.17: sono a 15 km dal paesino dove vivo e a 40 da quello dove lavoro, La strada è deserta. E l'indicatore della benzina, con uno scatto, si sposta sulla linea rossa di "vuoto".
Ore 5.18: le mani mi tremano talmente tanto che non riesco a guidare, e non è per il freddo. Accosto. Se finisco la benzina qui, su questa strada deserta e senza copertura per il cellulare, rischio l'assideramento. 
Ore 5.19: faccio dietrofront e torno a casa, incrociando tutto l'incrociabile di arrivarci.
Ore 5.30: sono a casa. E tra mezz'ora dovrei essere al lavoro. Provo a telefonare, ma la collega del turno di notte dev'essere impegnata e non risponde.
Ore 5.35: prendo la macchina di mio marito. Non so se la benzina basta, diciamo che lo spero.
Ore 5.36: sto volando sulla strada, incurante del ghiaccio (la strada comunque è asciuttissima), dei canguri che potrebbero apparire all'improvviso, della nebbia che a tratti riduce la visuale.
Ore 6.05: arrivo al lavoro. La mia collega, alla quale racconto l'avventura, mi fa una meritatissima lavata di capo sul correre con la macchina di notte, sulle strade buie del bush. 
Non si corre di notte. Sei pazza? ci sono i canguri. Non lo fare mai più. 

Ore 14:30: arrivo a casa. Ora devo fare benzina con Torcina. Riuscirò ad arrivare al distributore? se non altro la temperatura è salita e sono in paese, anche se resto a secco non rischio la vita.
Ore 14.35: sono al distributore e faccio il pieno. La fortuna mi ha arriso.